"LOVE. L'arte contemporanea incontra l'amore"
Luogo: Chiostro del Bramante
Durata della visita: 1h e 30m
Periodo: dal 29 Settembre al 19 Febbraio 2017
Dal 29 Settembre 2016 al 19 febbraio 2017 il Chiostro del Bramante accoglie nella sua splendida struttura Rinascimentale un’esposizione di artisti contemporanei di fama mondiale quali, per citarne alcuni, Marc Quinn, Yayoi Kusama, Francesco Vezzoli, con il fine di celebrare uno dei sentimenti più osannati in ogni contesto della prospettiva artistica di sempre: l’Amore.
Sono proprio i concetti indissolubilmente legati a questa parola che attraggono lo spettatore ad addentrarsi in un’atmosfera evocativa che lo rende subito protagonista, ponendolo di fronte alla scelta di un “compagno di percorso”, tramite delle audio guide complete di simpatici appellativi e brevi descrizioni che sollecitano l’espressione di una preferenza. Durante il percorso si ha la possibilità di lasciare un segno del proprio passaggio scrivendo su alcune pareti messe a disposizione, che si presenta come l’opportunità di prendere parte e sentirsi parte stessa dell’esposizione, con un carattere un po’ underground. Proseguendo sull’itinerario si incontrano degli angoli adibiti ad una particolare funzione come ad esempio l’Hug Point o il Kiss point, dove lo spettatore riceve un esplicito invito scritto a scattarsi una foto e condividerla sui social con tanto di hashtag evocativo. Alcune opere interessanti anche se non particolarmente esaltanti sono le rivisitazioni di alcuni capolavori dell’arte italiana come la Paolina Borghese di Canova o l’Estasi di Santa Teresa di Bernini, ad opera di Francesco Vezzoli, ove la protagonista è una splendida Eva Mendes perfettamente calata nel ruolo di musa postmoderna. Analizzando l’opera principale della mostra, e non per celebrità o importanza quanto per il numero di condivisioni che ha conquistato su internet ovvero “All the Eternal Love for the pumpkins” di Yayoi Kusama, è notevole il fatto che quest’ultima richieda una partecipazione fisica della persona che viene invitata ad entrare nell’istallazione stessa, ma a tempo determinato dallo staff, in quanto il vero scopo non è quello di osservare l’opera e rifletterne sul significato ma di scattare una foto il più velocemente possibile al fine di ottenere la propria immagine in una stanza di specchi con zucche moltiplicate all’infinito. Appena venti secondi, come se la contemplazione dell’arte potesse essere definita in un tempo limitato e per di più non con lo scopo dell’ammirazione stessa ma con l’obiettivo di ritrarla per poi esporla nuovamente, ma sul proprio profilo Facebook.
Nonostante la partecipazione di grandi nomi del panorama artistico contemporaneo, tra i quali anche Andy Warhol, un allestimento superficiale e l’esaltazione estrema del ruolo dei social fanno di questo evento un’occasione mancata di esaminare un sentimento così delicato ma anche già tanto discusso come l’amore. Un’intenzione piuttosto ambiziosa, considerando il rischio di incorrere in un binario di convenzionalità nell’approfondire un tema simile. Tale scopo richiede difatti, a mio parere, un’accuratezza meticolosa e una sensibilità pregevole, che in questo contesto ha ceduto il posto ad un profitto funzionale ad un fine di diffusione commerciale che sfrutta lo strumento dei social network per attrarre lo spettatore.
Voto amletico: 4/10