Allodola. Gattina. Coniglietta. Quante di noi hanno ricevuto i medesimi vezzeggiativi? Strano, sono tutti animali, animali da compagnia, così come è Nora.
Anzi, lei è anche una "fattrice", non solo una cosina carina da tenere in gabbia, è una madre, perché questo è ciò che ci si aspetta da lei.
Nora è  passata da un pater familias all'altro: dalle mani di suo padre a quelle di suo marito; esistono però casi in cui anche le cosine carine, che con rabbia si sono sacrificate per i loro inetti carcerieri, sentono la necessità di affrancarsi. 
Nora ci riesce, ma non nell’adattamento di Roberto Valerio, infatti,  se nell'originale se ne va sbattendo la porta, qui è tormentata dalle voci del proprio passato. 
Questo finale, a mio avviso, si scontra terribilmente con l'originale; in cui, la carica sovversiva della tematica riguardante una donna che abbandona la famiglia per vivere sé stessa, era stato oggetto di critica e censura. 
Valentina Sperlì dà vita ad una protagonista femminile oltremodo infantile e sognatrice; una bambolina la cui sorte, in questo adattamento, sarà oggetto di pura speculazione. Roberto Valerio, nell'ulteriore veste di Torvald ,marito di Nora; indossa un' impeccabile maschera di insipiente crudeltà, perfetta cifra del personaggio.Spicca poi Michele Nani nel ruolo del Krogstad; colui che ricatta Nora a causa di un prestito da lei richiesto per, ironia della sorte, salvare  Torvald. 
In ultimo è da notare la scenografia che, seppur minimale, con la sua immutabile e incombente presenza concorre a dare allo spettatore l'idea di una cella carceraria che va via via più restringendosi con il procedere della vicenda; a simboleggiare come in Nora si vada sviluppando quell'insofferenza nei confronti della sua condizione falsamente privilegiata, che la porterà infine ad abbandonare tutto.

altre recensioni

Recensito

Tempo

OutMagazine

ScenaCritica

Corriere della Sera

Repubblica