El Paso, 2029.

Wolverine sembra l’ombra di sé stesso.

Invecchiato e indebolito si guadagna da vivere facendo l’autista di limousine.

Quando nella sua vita appare una misteriosa bambina, inizia per lui l’ennesima avventura.

I film della Marvel ottengono sempre un discreto successo.

In genere hanno un buon cast, una regia capace, sono avvincenti, ricchi di effetti speciali e si basano su storie e personaggi molto conosciuti tra il pubblico.
Con queste premesse Logan: the Wolverine non poteva essere un flop.
La particolarità e la forza di questo film, però, non è data dal fatto di appartenere al ciclo degli x- men, probabilmente il più riuscito tra quelli della Marvel, né di narrare l'ennesimo capitolo dell'epopea di Wolverine (interpretato dall'ottimo Hugh Jackman).

Il successo di questo film è frutto di un'intuizione geniale: il ribaltamento di prospettiva.
Non è più l'uomo o la donna ordinaria ad acquisire super poteri e doversi confrontare con un'esistenza ormai radicalmente cambiata, che pone il protagonista dinnanzi alle responsabilità derivanti dalla sua nuova condizione.
In quest'ultimo episodio, Wolverine, alla pari di un moderno Achille, scopre il vero significato della condizione umana.
Da sempre abituato ad un'eterna invulnerabilità, anche dai sentimenti, diventerà in breve tempo un essere umano.
Sperimenterà la paura, la malattia, il dolore per una perdita, la gioia degli affetti, il timore della morte e l'estremo sacrificio.
Logan è un film che merita di essere visto, perché, con ritmo e avvincente dinamismo, ci insegna che chiunque, per quanto arroccato nella propria torre di adamantio, può diventare umano.

Altre recensioni  

Imdb: 8.5/10

Rotten Tomatoes: 92%

Mymovies: 3.7/5