"Il Padre D'Italia": Viaggio irrazionale attraverso l'affresco delle fragilità umane
Anno: 2017
Durata: 93m
Genere: Drammatico; Sentimentale
Distribuzione: Good Films
Paese: Italia
Attori Principali: Luca Marinelli (Paolo); Isabella Ragonese(Mia); Mario Sgueglia (Mario); Anna Ferruzzo (Nunzia)
Il 9 Marzo è uscito nelle sale italiane “Il padre d’Italia”, secondo lungometraggio di Fabio Mollo successivo a “Il Sud è niente”, del 2013. Il film si presenta come un’avventura emotiva on the road nel quale troviamo due magnifici interpreti del panorama contemporaneo del cinema italiano: una coinvolgente e spudorata Isabella Ragonese, della quale possiamo citare pellicole sempre appassionate come “Viola di Mare” e “Tutta la vita davanti”; e un toccante e intenso Luca Marinelli, reduce da due imperdibili successi come “Non essere cattivo” e “Lo chiamavano Jeeg Robot”.
La vicenda si srotola in un contesto metropolitano decadente e caotico, cornice dello scontro estemporaneo delle esistenze dei due protagonisti. Paolo, un uomo che si trascina un bagaglio emotivo schiacciante, nel quale ha rinchiuso il sogno di bambino di diventare architetto e un passato infausto segnato da una serie di abbandoni, tra i quali quello del suo ex compagno Mario. Mia, giovane donna impertinente e ferita, una carriera fallimentare da cantante, nel grembo una bambina e fra le mani deboli interrogativi circa il proprio futuro e l’incapacità auto inflitta di trovare delle risposte.
Durante una serata in un locale frequentato da omosessuali, nel quale Paolo sta forse cercando il suo compagno, incrocia lo sguardo di questa donna: aspetto provocante nei suoi capelli color tramonto rosaceo ed una stravagante giacca sul quale è raffigurata la Madonna. Pochi secondi di questo momento catartico e Mia gli sviene tra le braccia, così Paolo, seppur ignorandone l’identità, decide di portarla al pronto soccorso, dove viene scambiato per il padre della creatura e compagno della donna. Da questo momento il protagonista si ritrova travolto dall’entusiasmante irrequietezza di Mia, che lo trascina, un po’ forzatamente, nel tumulto della sua esistenza, in un modo talmente impetuoso e assoluto da non concedere a Paolo di interrogarsi sulle conseguenze.
Mia e Paolo iniziano così un itinerario costellato da contingenze drammatiche tinte di ironia e dolcezza, intimità e distacco, profondità e delicatezza, tracciando le tappe di un percorso ricco di emozioni antitetiche come i due protagonisti, uniti proprio da questa diversità che sembra allontanarli. L’angoscia di appartenere (o non appartenere) a qualcuno, ad un posto, ad una categoria, può essere considerato come una delle tematiche centrali in questa pellicola. I personaggi risultano sbagliati rispetto a canoni sociali prestabiliti e irrisolti verso se stessi, tormentati da un passato ancora troppo presente ed un futuro che appare come un doloroso orizzonte inafferrabile. La fragilità di Mia, sfacciatamente predominante ma in apparenza celata e quasi respinta, analoga a quella di Paolo, che la soffre ma al tempo stesso la accoglie in una rassegnata accettazione di se stesso; entrambi incapaci di rendersi felici, e spaventati da ciò che sono, si aggrappano l’uno a l’altra, coltivando un rapporto smarrito ma genuino, puro.
I due protagonisti non sanno che farsene della propria esistenza, ma al tempo stesso ne restano avvinghiati, spinti dal desiderio di abbandonarsi a qualcosa troppo grande da realizzare, ma ancora possibile da inventare.
In un’epoca contemporanea impietosa, e poco indulgente nei confronti di chi innalza la propria fragilità come uno scudo a tutela di sé stesso, questo film si propone di rappresentare con intento e senza presunzione una generazione spossata ma non ancora sconfitta, nella prospettiva di un tentativo di riscatto verosimile che trascende gli ineluttabili impedimenti dell’esistenza.
Media Critica e Pubblico*: 6.1/10
Gradimento: 8/10
*v. fonti in calce