L'Amletico

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21 Grammi

Rudy, guardandosi attorno appena sveglio, si rende per la prima volta conto di essere lontano da casa, lontano da tutto quello che per molto tempo aveva cadenzato la normalità degli eventi.
Perché se ne era dovuto andare non lo ricordava più, ma solo la necessità di trovare la luce spenta al ritorno a casa.
Nel sogno che aveva appena terminato di fare, e nelle parole che in esso erano state pronunciate, risiedeva la consapevolezza della lontananza: perché il sogno è qualcosa di remoto, di rimosso in passato, ma non del tutto accettato dalla complessità che risiede in ognuno di noi.

“Dove hai parcheggiato la macchina?”
“Di fronte al falegname!”

Il falegname aveva chiuso battenti ormai da molti anni, e solo in pochi nella via ne ricordano la presenza. Lo stesso vale per il pianista, il poeta e la casa con l’edera. Il poeta è diventato pazzo, solo le sue urla rimbombano tra i palazzi della strada, mentre le sue rime sono andate disperse per qualche piccola libreria della città, del pianista non si sente più suonare una nota, è diventato famoso lui, suona altrove ormai.
Il tutto risulta a Rudy così malinconico anche se, allo stesso tempo, rappresentazione della ricerca di bellezza, che mettiamo in atto nei confronti di qualsiasi cosa in cui ci imbattiamo, attraverso la voglia di scovare del bello e del diverso in quello che potrebbe essere di poco conto.
A suo tempo se ne era andato con impeto, lo stesso impeto che ha portato tutti i ricordi di quei tempi passati a migrare nei recessi del cervello senza orbite costanti fino ad oggi, quando, per uno strano impatto tra conscio e sub-conscio, erano ritornati sotto la sua attenzione sotto forma di sogno. Ritornavano sotto la sua attenzione per una necessità di essere accettati e non più costretti a vagare senza un ordine nella matassa di ricordi di poco conto. Quando vagano quei ricordi sono inafferrabili, si può solo aspettare che un casuale impatto li riporti abbastanza in superficie da creare un’ increspatura sul mare di pensieri abbastanza ampia da poter essere notata dalla nostra attenzione.

I ricordi… Sono l’unica cosa che veramente rimane impressa in noi alla fine di ogni cosa. I ricordi, le emozioni e le sensazioni del momento danno forma a quello che, anche se in modi diversi, potrebbe essere ricondotto al concetto di anima. Così, fluente ed inafferrabile, l’anima è ovunque in noi. Unico immaginario contenitore dei nostri vissuti passati.
Un medico, nei primi del 900, provò ad attribuirgli un peso. Tentò nella impossibile operazione di trasporre qualcosa di così importante, quale è il nostro passato, in qualcosa di materiale, organico, più affine alla nostra essenza puramente biologica. Si adoperò nella immane crociata verso la materializzazione di un concetto astratto, a noi troppo rilevante da poter essere lasciato al suo stato originario di pura idea allo stesso modo dell’ attribuzione di un volto umano, simile, nel quale riconoscersi, alla moltitudine di divinità necessarie per dare una risposta “umana” e tangibile al motivo della nostra esistenza. Si concretizza per non cadere nell’inferno di quell’ immenso fuori dalla nostra portata.
Come a Dio vennero dati i nomi di Īśvara, Yahweh, Trinità, Allah, nel 1907 venne definito Il Peso dell’ Anima uguale a 21 grammi. D’altronde, la scienza ha come ineluttabile principio quello di stabilire valori precisi, anche se, come in questo caso, si tratta di qualcosa assolutamente non misurabile.

Tornando a Rudy, non poteva fare a meno di pensare ai suoi 21 grammi, ai suoi ricordi e alla sua malinconia. Lui ci credeva veramente in tutta questa storia. D’altronde, tutto quello che aveva vissuto, da qualche parte deve pur essere custodito in modo da poter essere ricordato di tanto in tanto. A questo scopo non serve molto spazio, 21 miseri grammi sono tutto quello che rimane di una vita passata.
Aveva visto mezzo mondo e con esso conosciuto persone su persone a tal punto da iniziare a dimenticare molti di quei luoghi e di quegli individui. Magari un giorno si sarebbe dimenticato persino del falegname, del pianista e del poeta per far posto a ricordi più freschi forse di quel genere di persone che, con un vocabolo tutto suo, Rudy categorizzava come Stronzi.
Quella mattina Rudy si era svegliato strano. Tutto quello strano doveva necessariamente venire da quei suoi 21 grammi. La malinconia non è fine a se stessa ma è l’espressione di una necessità sopita che salta fuori quando si è troppo futuro e troppo poco passato, quando, inconsapevolmente, ci si sta perdendo qualcosa d’importante per strada.
Svegliarsi malinconico, credetemi, è qualcosa che stordisce, che leva le energie, le succhia via lasciandoti catatonico seduto sul bordo del letto con i piedi sempre più freddi e una voglia matta di rimettersi a dormire o di rimuovere dormendo. A voi la scelta.
Quando chiuse gli occhi, tutto questo si confuse tra sogno e realtà come un continuum sfocato. Si perse nella caoticità del sonno, certo che al suo risveglio sarebbe tornato tutto normale. Il buio della sua casa e tutto il resto lo avrebbero accolto come avevano già fatto precedentemente, lo sfrigolare del pentolino con l’acqua per il tè avrebbe risuonato nel silenzio della sua solitudine e tutto sarebbe stato come aveva desiderato poco prima di andarsene di casa.

Si svegliò a casa sua, quella di sempre. Si affacciò dalla finestra e tutto era li come lo era sempre stato, il falegname, il poeta e il pianista. Si svegliò con la malinconia di un brutto sogno lasciato da qualche parte chissà quanto lontano. Magari era questo il sogno, le rassicuranti mura di casa, gli scaffali pieni di libri e fotografie, ma che importa alla fine. Quello che importava era che Rudy stava li in quel momento a vivere la sua vita sogno o realtà che fosse. La sua anima sarebbe stata sempre li a seguirlo persino nel suo subconscio perché non vi è luogo dove scappare da noi stessi. Si combatte tutta la vita nell’accettazione di noi stessi in una continua rincorsa tra mutamento e comprensione solo per dire al mondo quello che siamo e vogliamo essere. Forse solo con l’ultimo respiro, quando veramente più nulla sarà rilevante, avremo la lucidità, avremo la forza di liberarci di tutto ed essere veramente sinceri con noi stessi.
Nel mentre, il falegname continua a creare forme con il suo legno, il poeta a sognare e urlare strofe ardite, il pianista a far scivolare le dita tra il bianco e il nero a chiunque abbia voglia di ascoltare un po’ della sua musica.

Tu dormi Rudy,
accetta il sonno,
che domani sarà un altro sogno,
magari sereno,
magari infelice,
guardati dentro e non smettere mai di pensare,
chi sei.

Andai nei boschi,
perché volevo vivere con saggezza,
in profondità,
succhiando tutto il midollo della vita,
per sbaragliare tutto ciò che non era vita,
e per non scoprire,
in punto di morte,
che non ero vissuto.