"Bernini" al cinema: quando il marmo si fa carne
Lo scorso anno, in occasione del ventennale della riapertura della Galleria Borghese al pubblico, è stata organizzata una mostra di straordinaria importanza. Il protagonista? Bernini, naturalmente.
L’esposizione ha visto una selezione di oltre 60 capolavori, ed è stata celebrata da critica e pubblico come un evento sensazionale, “un’esperienza di quelle che capitano una sola volta nella vita” (per citare il New York Times). Se non avete avuto modo di visitare le sale del casino Borghese, non dovete rammaricarvi, è in arrivo nelle sale cinematografiche un film unico, proiettato al cinema solo il 12,13, e 14 novembre.
Il regista Francesco Invernizzi, fondatore della Magnitudo Film con Anna Bardella e grande appassionato d’arte, ha deciso di portare sul grande schermo il genio seicentesco “inventore” del Barocco. Dopo i record infranti al botteghino per i filmati d’arte, con i film “Firenze e gli Uffizi”, “Musei Vaticani” e “Le basiliche papali”, e dopo l’ultimo grande successo “Caravaggio, l’anima e il sangue” (Globo d’oro della stampa estera), Invernizzi inaugura con “Bernini” una nuova serie di titoli dedicata alle mostre memorabili.
La narrazione segue le sezioni della mostra, portandoci così a scoprire le nove ambientazioni districate nelle sale della Borghese. Ad accompagnare lo spettatore in questa visita ci sono, oltre ad una voce narrante che impersona Bernini stesso, la Direttrice del Museo Anna Coliva, il Direttore della Fondazione Zeri Andrea Bacchi e Luigi Ficacci, storico dell’arte e soprintendente generale all’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro.
Grazie a tecnologie molto sofisticate, con riprese in 8K e inquadrature che lavorano su più piani, la macchina da presa instaura un dialogo con le sculture berniniane, mostrandoci dettagli sorprendenti, impossibile da cogliere ad occhio nudo – anche a causa delle protezioni.
Le mani di Dafne ci appaiono allora come delle foglie reali, tanto da farci venire voglia di soffiare per farle muovere, neanche fosse un Mobile di Calder, e il materasso dell’Ermafrodito sembra così morbido da invitarci a provarlo, stendendoci proprio accanto al giovane ibrido di natura sia maschile che femminile.
Grazie a steady-cam e carrelli, lo spettatore può comodamente circumnavigare le sculture, in un vortice di stupore acuito dalle corde dei violini della colonna sonora. Le riprese, tranne per le scene in cui Anna Coliva si muove per le stanze e spiega le opere in mostra, sono state fatte in notturna, per creare un’atmosfera speciale e trasmettere allo spettatore l’idea di essere l’unico ospite privilegiato, in un momento di pura magia all’interno della galleria.
Girando attorno a Plutone e Cerbero, ci si commuove davanti alle lacrime di Proserpina, le prime eternate nel marmo, e ci si spaventa di fronte al piccolo gigante David che guarda Golia, ovvero lo spettatore, facendolo sentire un lillipuziano, in un ribaltamento di proporzioni genialmente efficace.
Grazie a questo affascinante documentario d’arte si ripercorre così l’iter artistico di uno dei più grandi geni della storia dell’arte, colui che ha contribuito in maniera determinante a plasmare il volto della Roma moderna, progettando piazze e fontane, chiese e monumenti.
Il grande schermo si fa così non solo strumento divulgativo, ma veicolo stesso per avvicinarsi e comprendere meglio la grande arte.