Eco e Narciso: l'antico si riflette nel contemporaneo
Durata della visita: 1h.30 minuti circa
Periodo: fino al 28 Ottobre 2018
Costo biglietto: intero 12, ridotto 6 euro. Il costo include la visita a Palazzo Barberini e a Galleria Corsini.
Era il 1949 e lo Stato italiano acquistava Palazzo Barberini per farne la nuova sede della Galleria Nazionale d’Arte Antica. Occupato per buona parte da vari enti, tra cui il Circolo Ufficiali delle Forze Armate, è stato lentamente adibito a museo ed aperto al pubblico. Dopo quasi settant’anni si conclude questa vicenda, con l’inserimento nel percorso museale di ben undici nuove sale, ovvero l’intera ala meridionale del piano nobile che affaccia sui giardini, dove nel XVII secolo si trovavano gli appartamenti dei Cardinali della famiglia Barberini.
Una mostra celebra l’apertura di questo nuovo percorso: “Eco e Narciso”, una collettiva sul tema del ritratto e dell’autoritratto nell’arte antica e contemporanea. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il MAXXI e vede dialogare grandi pittori del passato, da Caravaggio a Raffaello, con alcuni dei più noti artisti contemporanei, come Paolini e Serra.
Il grande palazzo progettato da Maderno, che ha visto anche la collaborazione di Bernini e Borromini, si presta perfettamente a questo incontro tra l’antico e il contemporaneo, a cominciare dal grande salone di Pietro da Cortona, cuore pulsante del grande palazzo barocco, che ha recentemente ospitato il grande scenario “Parade” di Picasso.
Qui, sotto il Trionfo della Divina Provvidenza, il moderno Narciso Luigi Ontani mette in mostra sé stesso con “Le Ore”: l’eclettico artista è autore e soggetto dell’opera (che risale al 1975). Come tableaux vivants le ventiquattro immagini si susseguono in una sorta di processione, che bisognerà percorrere e guardare da punti diversi, come l’affresco cortonesco nella volta. Ontani si identifica con personaggi storici e mitologici, i suoi autoritratti si ripetono ossessivamente nel grande salone; in maniera angosciante e perturbante lo vediamo nelle varie ore del giorno.
Dall’alto incombe la presenza di un altro ritratto, invisibile eppur presente, quello di Maffeo Barberini, suggerito dalle tre api reboanti, emblema araldico della famiglia che ricopre tutta la superfice del palazzo.
Dal grande salone si passa nella Sala Ovale (tipicamente barocca) progettata da Bernini; luogo originariamente destinato alle riunioni di letterati, spazio quindi deputato alla meditazione e riflessione, ideale per esporre il celeberrimo Narciso. Poco importa qui dell’annosa diatriba circa l’attribuzione, che sia realmente Caravaggio o il pittore caravaggesco Spadarino, questo capolavoro di fine Cinquecento è l’emblema del mito di Narciso. Il giovane, condannato da Nemesi ad innamorarsi della sua effige per aver rifiutato la bella ninfa Eco, è assorto, guarda il suo riflesso compiaciuto della bellezza di quel giovane, ignaro che si tratti di lui stesso. Il giovane cacciatore si è infatuato, cerca un contatto col suo riflesso, l’immagine a “carta da gioco”, perfettamente doppia, esprime al meglio il mito ovidiano.
Al centro dell’ellissi l’opera di Giulio Paolini Eco nel vuoto ci interroga sul problema dell’identità personale, della figura dell’artista e del suo ruolo, e ancora sul rapporto tra chi guarda e chi è guardato.
Eco precipita dall’alto sulla grande pietra sbozzata, dall’essenza primordiale (quasi "Kubrickiana"), in cui è destinata a trasformarsi. Narciso si manifesta sotto forma di frammenti dispersi, cogliendo pienamente l’aspetto del mito dell’assenza e della solitudine.
Narciso è visto come un’allegoria della pittura, come già l’Alberti scriveva nel De Pictura, e allo stesso tempo come l’inventore della rappresentazione di sé.
La mostra prosegue fra i paesaggi affrescati a metà Ottocento, posti in dialogo con i Libri Cuciti di Maria Lai, diari privi di parole, contenenti linee cucite che alludono allo scorrere del tempo mentre disegnano paesaggi intimi, connessi al forte legame dell’artista sarda col suo territorio d’origine. L’Eco dell’identità storica e culturale di Ulassai (paese d’origine della Lai) risuona in questi paesaggi cuciti, stratificati, che si pongono in contrasto con quelli più aulici e retorici dipinti sulle pareti.
Altri capolavori della Galleria Nazionale d’Arte Antica sono posti a confronto con opere contemporanee: i due straordinari ritratti di Holbein e Bronzino, raffiguranti rispettivamente Stefano IV Colonna ed Enrico VIII, sono avvicinati ai due ritratti astratti, ma altrettanto celebrativi, che Richard Serra ha realizzato di due dei suoi scrittori preferiti, Butor e Melville.
Nella grande Sala del Trono, dove trovano posto le monumentali tele di Giovanni Francesco Romanelli e di Cecco Napoletano (scarsamente visibili per l’illuminazione insufficiente) è invece collocata l’opera di Shirin Neshat, “Illusions & Mirrors”. Tramite un breve video veniamo trasportati in una realtà onirica, in una dimensione surreale, dove la protagonista, Natalie Portman, insegue i suoi fantasmi e fugge da sé stessa. L’artista iraniana lavora sull’idea dell’emancipazione femminile sia in relazione alla cultura musulmana da cui proviene, sia in senso più universalistico.
Il percorso si conclude nella sala dei marmi, salone dove i Barberini esponevano i loro pezzi più pregiati e monumentali; il busto di Urbano VIII, capolavoro berniniano, è fiancheggiato da due grandi tele di Pei-Ming, “Pape” e “Mao”, immagini di quel potere spirituale e temporale ormai disgiunto da tempo (già dai tempi del “cuius regio eius religio”). Il dittatore comunista ed il santo pontefice (Giovanni Paolo II) incarnano il tema del ritratto ufficiale.
Un dialogo fra arte antica e contemporanea davvero intenso, ricco di spunti e suggestioni. In questi settecentocinquanta metri quadri di percorso riaperto, venticinque artisti e trentasette opere invitano lo spettatore a specchiarsi nell’arte, come Narciso, riflettendo(si) sulla propria identità.
“Eco e Narciso” è l’occasione giusta per (ri)scoprire uno dei musei più affascinanti e ricchi di Roma, che finalmente amplia il suo percorso espositivo mostrando una delle ali più suggestive del Palazzo.