Elisa Lanconelli trasforma quello che vedete nelle fotografie in illustrazioni inimmaginabili
Quando guardiamo un palazzo per strada o la mappa di una città dall’alto spesso li paragoniamo a oggetti o animali. L’illustratrice romagnola Elisa Lanconelli va oltre. Perché combina quello che pensa con quanto rappresentato nella fotografia, per dare vita a un’illustrazione in cui il disegno si confonde con la realtà, per crearne un’altra forse ancora più bella. L’abbiamo intervistata su Instagram.
Da quando hai iniziato a disegnare?
Nasco come ingegnere edile. Però mi sono appassionata da quando ero piccola alla fotografia e al disegno. E piano piano è diventato naturale che fosse la mia più grande passione. Poi ora è anche il mio lavoro.
Tre le tue illustrazioni mi ha colpito in particolare il pianista che suona sulla città di Perugia, il cigno che rappresenta Venezia dall’alto e la coppia sotto una coperta di colline, Come sono nate?
Per quella di Perugia mi hanno ispirato le linee bianche delle scale, che sembravano dei tasti. Mi ha ricordato quando le dita scorrono sul pianoforte creando una sinfonia. L’illustrazione di Venezia è invece una delle prime, infatti si vede che il tratto ancora non è morbido. E quella con le persone sotto una coperta di colline è nata con il lockdown.
La musica è spesso presente nelle tue illustrazioni.
Quando disegno ne ascolto tanta.
Hai un gruppo preferito?
Ascolto I Coldplay, ma poi quello che passa Spotify. L’importante è che non sia troppo triste perché altrimenti non esce niente dalla mia testa.
Degli artisti chi ti ispira?
L’illustratore Alessandro Giorgini, ma anche Lorenza Natarella, che ha lavorato su un progetto di disegni dedicati a Maria Callas.
Quanto impieghi per realizzare un’illustrazione?
Varia. Se ho il colpo di genio, 5 minuti. Se ho una giornata in cui non vedo nulla, allora può durare anche 10 giorni, perché apro, poi chiudo. Come in quella della chiave.
Quale strumento usi?
Un’ipad. E l’app pro create.
Sul tuo canale Instagram hai una rubrica molto seguita che si chiama “What do you see?”. Ci spieghi di cosa si tratta?
È un gioco che faccio ogni giovedì. Partecipano ormai più di 400 persone: sto tutto il giorno a disegnare! Io mostro una fotografia e invito il pubblico a dirmi a cosa possono assomigliare le forme, a scrivermi cosa vedono. Il bello è leggere i loro messaggi: trovo idee che io non immaginerei mai!
E c’è un premio?
Sì, chi indovina quello che ho pensato, vince un premio ogni volta diverso.
Come scegli la foto?
A volte uso foto mie, ma spesso cerco ispirazione su Instagram. E se mi viene in mente che quella foto si può trasformare in qualcosa, allora la scarico e la tengo. Chiedo il permesso, taggo il proprietario e poi la illustro.
Tu nasci come fotografa. E quest’estate hai dato vita al progetto solatia. Ce lo racconti?
È un progetto nato durante la quarantena. Sono tornata a casa in Romagna e ho scoperto la forza di noi romagnoli, la voglia di non arrenderci mai. Un modo di intendere la solarità che è tutta nostra.
Di recente infatti hai anche detto: “Il romagnolo lo sa che dopo un temporale spunta sempre il sole, quello caldo, estivo che ti fa star bene”.
I romagnoli si mettono subito a lavoro. C’è un problema? E allora troviamo la soluzione. Se non c’è adesso, la troveremo in poco tempo. È questo quello che ho visto nei bagni (ndr, stabilimenti) e in tutte le persone che ho fotografato. Una positività che mi fa sentire fiera di essere romagnola.
Tra le foto c’è la passerella color arcobaleno.
È quella di Rimini. È diventata famosa dopo una foto della Ferragni. Io sono andata a conoscere il bagnino che l’ha dipinta tutta con i colori dell’arcobaleno per oltre 200 metri. Non solo come simbolo della pace, ma anche per i diritti degli LGBT.
Dove si possono comprare le tue illustrazioni?
Basta scrivermi un messaggio in Direct su Instagram o anche tramite gmail. Non ho ancora un’e-commerce.