L'Amletico

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Fotografia d'autore: l'analogico anacronistico di Plachy e lo scenario misterioso di Sudek

Dove: Museo di Roma in Trastevere

Durata: 1h15

Quando: Sudek: 19 Luglio - 7 Ottobre 2018

Plachy: 23 Giugno - 2 Settembre 2018

Costo biglietto: 6,5€ intero; 5,5€ ridotto MIC Card: Gratis

Al primo piano del Museo di Roma in Trastevere c'è un bivio davanti al quale è assai difficile scegliere una direzione: a sinistra si va a Praga, a destra a Budapest e altrove. Il takeover dall'Est arriva con due mostre fotografiche distinte: Topografia delle Macerie. Praga, 1945 di Josef Sudek e When it will be tomorrow, con oltre 120 stampe di Sylvia Plachy.

Il fotografo ceco Josef Sudek

Un enigmatico Sudek esce per le strade della sua città dopo la fine della guerra portando con sé soltanto la sua macchina fotografica – e una incommensurabile carica di pazienza. Attende per ore, addirittura per giorni, il momento perfetto per fotografare. La luce ideale e l'inquadratura più adatta per quello che intravede dal finestrino compongono lo scenario misterioso di questa raccolta.

Sudek "amava la vita dei suoi oggetti" e così riusciva a dargli emozioni nonostante l'aridità sentimentale dell'ambiente post bellico. Ad esempio quando si trova all'interno di un edificio, controluce. In primo piano si disegna la silhouette di una statua con lineamenti greci, gli avambracci leggermente piegati verso la grande finestra vetrata a scacchi con i suoi veli di protezione esterna ricoperti dalle macerie. La statua definitivamente gli ha mostrato la scena con un vero movimento inanimato ed è stata immortalata all'apice della sua funzione artistica e in quel preciso istante è divenuta storica.

Tra i suoi lavori Sudek documentò la città per il catalogo "Perdite Culturali di Praga 1939-1946". L'originale non è in mostra, ma è possibile guardare il video in cui esso viene sfogliato. Un prezioso documento storico che si aggiunge all'eredità del fotografo ceco, che amò ed onorò la sua città con la sua fotografia: "Praga, non mollare".

Sylvia Plachy

Un mondo distaccato e dissociato, perfettamente incastrato nella realtà di un tempo contemporaneo che si intreccia ad uno spazio anacronistico. Le fotografie di Sylvia Plachy sono un pugno allo stomaco ed una carezza nell'animo.

La drammaticità di queste sensazioni diventa superlativa con il dolce tocco della stampa ai sali d'argento su carta piuttosto pregiata, con l'imprecisione esatta delle cornice nere dell'inquadratura dell'ingranditore, con l'ineffabile nitidezza della pellicola.

Elementi che contraddistinguono il lavoro della fotografa ungherese radicata negli Stati Uniti e aggiungono valore al suo talento nel catturare ciò che le circonda. Dallo scatto al livello del terreno per ritrarre un scoiattolo inerme per terra, o il seppellire di un cucciolo di cane, alla insolita aerea, quando ancora i droni erano soltanto un’idea futuristica.

Ciò che Plachy fa con maestria è cogliere con delicatezza l’attimo sfuggente delle emozioni umane, e lo fa senza invadere la scena, rimanendo invisibile agli occhi di chi è ritratto. L’assenza del fotografo è un grande traguardo per chiunque voglia riuscire nel mondo della fotografia e in questa tecnica Plachy è un punto di riferimento. È solo quando "sparisce" all’interno di una macchina che riesce a catturare l'espressione puerile disegnata sul volto di una coppia di anziani nel momento in cui viene avvolta da una nuvola di bolle di sapone. Le fotografie di Plachy sono anche un profondo soffio di umanità!

Le mostre di Sudek e Plachy fanno valere l’impronta internazionale della fotografia d’autore a Roma e contribuiscono al consolidamento del Museo di Roma in Trastevere come luogo di riferimento per la fotografia nella capitale. Una struttura così importante meriterebbe dunque più attenzione da parte delle autorità competenti, in particolare per quanto riguarda la climatizzazione delle sale e la manutenzione ordinaria del palazzo.

Sylvia Plachy