Giorgio Montanini: il re della stand up comedy italiana
Il dissacrante comico Giorgio Montanini è tornato con un tour in giro per i teatri.
Attenzione leggere attentamente le controindicazioni dello spettacolo: può provocare perbenismo, moralismo, imbarazzo, soggezione e disgusto.
È una sera ventilata sull’Aventino, il pubblico si accinge ad entrare all’Accademia Nazionale di Danza, dove il comico marchigiano si esibirà in occasione del Lunga Vita Festival. “Si avvisa il pubblico che Montanini ha bucato in autostrada e lo spettacolo inizierà con una mezz’ora di ritardo”. Ottimo, sarà ancora più carico, penso.
Il palcoscenico è molto suggestivo, incorniciato da alberi bagnati da una luce dal tono blu. Ad aprire lo spettacolo sono due giovani stand up comedian; il pubblico sorride, ridacchia, ma attende il pesce grosso, lo squalo, il re della stand up comedy italiana.
Finalmente Montanini sale sul palco: il solito vestiario semplice – jeans e camicia scura – e microfono piantato sul mento. Tempo di dedicare qualche sferzata contro Roma e i romani e si entra subito nel vivo dello spettacolo. La satira, quella vera, non risparmia nessuno, e mette alla berlina chiunque abbia una qualche forma di potere o di influenza. Così nessuno è esentato, da papa Francesco a Greta Thunberg, passando per Bebe Vio e Banksy. Con la forza e la violenza che lo contraddistinguono, il comico lancia attacchi caustici che sono come schiaffi per lo spettatore, che spesso fatica a ridere alle sue battute.
Il pubblico è infatti piuttosto freddo, ride a stento, ma è in queste situazioni che Montanini si eccita e si esalta. Così abbatte a picconate la quarta parete e si rivolge come di consueto direttamente a noi che guardiamo: “Tu, con le braccia conserte! Aprile, è segno di chiusura! Avanti che aspetti?”. Fra il pubblico inizia la caccia all’indiziato, e mi sento chiamato in causa anche io che tengo in effetti le braccia chiuse. L’atmosfera comincia a scaldarsi e il comico piazza qualche battuta dalla risata sicura contro il Veneto (è più facile ridere quando non ci sentiamo coinvolti in prima persona).
Si torna poi su temi attuali e di grande interesse, come l’educazione dei figli e il dialogo fra generazioni, i cambiamenti climatici, la disabilità…
La vera forza della satira montaniniana non è la mera risata, il semplice risum movere plautiano, ma la capacità di mettere in discussione noi stessi e le proprie idee. Si può non condividere il modo di leggere la realtà del comico fermano, ma non gli si può essere indifferenti. Finito lo spettacolo, tornando a casa, si ripensa a quanto ascoltato, e si rimugina su questi temi, ancora piccati da certe battute.
Perché abbiamo osannato una quindicenne e l’abbiamo eletta a paladina e portavoce presso le Nazioni Unite? Ci stiamo deresponsabilizzando affidando le nostre speranze a lei? E perché una giovane atleta italiana è andata a cena alla Casa Bianca? Non sarà mica solo per il suo handicap che la rende “speciale”? E ancora, come avrà fatto Banksy a dipingere più volte indisturbato il muro che separa la Cisgiordania dallo stato di Israele? Sono davvero così satirici i messaggi che propone? Ed esisterà davvero questo fantomatico artista?
Queste domande mi risuonano da giorni nella testa, ed è stato un semplice comico a instillarmele. Già, perché la stand up comedy (arrivata in Italia da pochi anni con un ritardo enorme) ha il merito – onere e onore – di essere ormai forse l’unica vera voce di denuncia, politica ma soprattutto sociale.
Montanini dice quello che pensa, apertamente e senza freni, si mette a nudo sul palco, portando il suo dramma e quello degli italiani in spettacoli che infrangono tabù. La stand up comedy, ventata di aria fresca per la comicità italiana, è sbarcata ormai anche in televisione e su Netflix, ma è sopra i palchi che vive e va fruita, perché la televisione è solo un mezzo per arrivare a più persone, ma il lavoro del comico è sul palco, a contatto col pubblico, come ripete spesso nelle interviste Montanini.
“La verità è ciò che è, ciò che dovrebbe essere è una sporca menzogna”, diceva il padre della stand up comedy Lenny Bruce.