L'Amletico

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Osceno, acuto e divertente dialogo con il muro della censura: Glory Wall di Leonardo Manzan

Punta dritto verso uno spettatore la torcia tenuta in mano da un braccio che esce dal muro sul palco. “Risorgi!”, si sente da dietro. E ancora: “Risorgi!”. Un’altra volta: “Risorgi, altrimenti lo spettacolo non va avanti!”. Siamo nella scena “il cimitero dei grandi censori” dello spettacolo Glory Wall ospitato dal Teatro Vascello. Tre persone del pubblico sono scelte per interpretare De Sade, Pasolini e Giordano Bruno: uomini che hanno vissuto sulla loro pelle la censura. Le frasi che gli inconsapevoli spettatori devono leggere appaiono sul muro e l’atmosfera diventa subito divertente quando iniziano a parlare tra di loro di sodomia e altri atti osceni.

Spesso proprio il tema sessualità è tra quelli che vengono più censurati nella nostra società. Ed è per questo che lo spettacolo inizia proprio con “glory hole”, quel buco da chiudere nelle pareti che tanto indigna. Da qui, da questo senso di dover riempire le nostre esistenze con qualcosa di diverso e insolito che nasce l’inaspettato: il differente che poi viene censurato.

Ma la censura non viene censurata dallo spettacolo. E a dirlo è una voce autorevole: il pene, l’ideatore che appare alla fine da uno dei buchi. Il membro sottolinea che avere una libertà sconfinata può essere peggiore di avere dei limiti, perché non sapremmo cosa farcene. Così il rapporto tra censura e libertà di pensiero appare una lotta tra spinte progressiste e conservatrici che ci deve essere e non venire meno.

Per rappresentarla Leonardo Manzan decide di togliere il sipario e posizionare davanti al pubblico un muro, chiara personificazione della censura. Un muro che sembra impenetrabile, ma che invece la forza del pensiero riesce a perforare. E allora durante lo spettacolo si aprono dei buchi da dove sbucano mani, bocche e sigarette che il pubblico deve accendere. Una platea che è anche coinvolta in un karaoke di Felicità di Albano Carrisi. Uno dei più grandi censurati della storia, finito nella lista nera dei servizi segreti ucraini per aver simpatizzato con il nemico, il presidente russo Vladimir Putin.

E allora si vorrebbe applaudire questi attori a fine spettacolo per aver offerto un’acuta e divertente riflessione sulla censura e sulla società. Ma non si può, perché rimangono dietro il muro. Che però non impedisce al pubblico di celebrarli. D’altronde gli applausi non si censurano, sono in grado di abbattere qualsiasi parete.



di Leonardo Manzan e Rocco Placidi
con Leonardo Manzan, Rocco Placidi, Paola Giannini e Giulia Mancini
scenografie Giuseppe Stellato
light designer Paride Donatelli
sound designer Filippo Lilli
regia Leonardo Manzan
produzione Centro di Produzione Teatrale La Fabbrica dell’Attore -Teatro Vascello, Elledieffe