La storia si apre con Furo Wariboko, trentenne di Lagos, che si sveglia scoprendo che durante la notte ha subito una trasformazione: la sua pelle color ebano è diventata alabastro, guardandosi allo specchio sconcertato, constata che chi gli restituisce lo sguardo non è più il se stesso di prima bensì un oyibo, un bianco, con tanto di capelli rossi e occhi verdi.  Superato lo shock iniziale, il nostro protagonista capisce che ci sono faccende ben più pratiche di cui occuparsi nell’immediato futuro, ad esempio, nascondere la “metamorfosi” alla sua famiglia e prepararsi per l’importante colloquio di lavoro previsto per quella mattina.

Da qui inizia il suo viaggio, Furo non ha soldi né ha avuto tempo per portare con sé il telefono, oltretutto per sostenere il colloquio deve attraversare l’intera Lagos e, cosa ancora più importante, si fa strada in lui la consapevolezza di non poter più tornare a casa dal momento che non saprebbe come spiegare alla propria famiglia la sventura che gli è capitata.

Tutto ciò che prima gli era familiare, ora gli è ostile: dalle occhiate delle venditrici per strada, al sospetto con cui viene accolto il suo accento, è una rarità che un bianco parli in quel modo. Lagos, la sua città, diventa per lui un luogo pieno di pericoli ed ostacoli, tuttavia la trasformazione non ha solo effetti negativi, il suo nuovo status infatti gli permette facilmente di ottenere il posto di lavoro tanto agognato, l’essere più apprezzato dalle donne, oltre ad altri piccoli privilegi.

Come già detto però, inizia anche la parte più interessante del racconto che, oltre ad affrontare la tematica della diversità sotto l’aspetto “razziale” e “sessuale” (Furo incontra un uomo di nome Igoni, alter ego dell’autore, che a sua volta si ritroverà trasformato in una donna), ci fornisce uno spaccato della società nigeriana, Lagos ci viene presentata come ricca di vitalità e contraddizioni, situazioni estreme e corruzione, violenza ma anche bellezza. Queste descrizioni rappresentano forse la parte più emozionante dell’opera di Igoni Barrett .

“Culo nero” è il primo romanzo di Igoni A. Barrett: come tutte le prime volte porta un’impronta di vibrante vitalità e sfrontatezza, ma allo stesso tempo di una certa imprecisione che tuttavia non incide troppo sulla godibilità dell’opera.

Per concludere, questa “metamorfosi” buffa è una lettura interessante soprattutto perché ci permette di conoscere una realtà sull'Africa diversa da quella che nel tempo ci siamo costruiti basandoci su un variegato insieme di mitologia, pregiudizio e idealizzazione.

altre recensioni

Anobii 3.5/5

Goodreads: 3.33/5