“Il Penitente” di David Mamet: Uno psicoanalista che ha bisogno di psicoanalisi
Durata: 90'(senza intervallo)
Prezzi: da € 20
Regia: Luca Barbareschi
Entro dieci minuti prima dell’inizio dello spettacolo “Il Penitente”. Sembra di stare in uno studio televisivo di una canale all-news come BBC News, SKY TG24 o CNN: si vedono scorrere notizie dell’ultima ora sui balconi del teatro, sopra il palco c’è un immenso cubo sospeso che proietta notizie di scandali politici, la crisi finanziaria, terrorismo e guerre, mentre sul tetto si vedono immagini di uomini potenti come Vladimir Putin, Muammar Gaddafi, Giulio Andreotti e Bill Clinton.
In questa atmosfera di tensione e allerta, sotto l’immenso cubo nel palco si intravede il protagonista Charles, interpretato da Luca Barbareschi, che indossando la kippah legge e sottolinea delle frasi in un quaderno. In un istante tutte le notizie sui balconi, sul cubo e sul tetto si spengono ed entra la moglie di Charles, Kath (un'ottima Lunetta Savino). Charles comincia una polemica contro la nostra società dello spettacolo, dove i giornalisti sono i sacerdoti della comunicazione, l’informazione è diventata pornografia, e notizie complesse vengono semplificate e banalizzate.
Lo psichiatra Charles si rifiuta di testimoniare a nome di un paziente – “il ragazzo” – accusato di un crimine violento. Il ragazzo, che si rivela omosessuale, dichiara ai giornali che questo rifiuto è dovuto alla omofobia di Charles. I giornali trovano un capitolo di uno dei suoi articoli, scritto anni fa da Charles, con il titolo “L’omosessualità è una aberrazione” e iniziano a far girare questa notizia falsa e diffamatoria. In realtà, come spiega ripetutamente Charles, il suo articolo era intitolato “L’omosessualità come adattamento”. Lui dice di non essere omofobo: era solo un errore di stampa.
Come spiega Charles a sua moglie, ai giornali non interessa la verità o la saggezza, ma solo creare scandali e menzogna su di lui. Quello che segue sono discorsi tra Charles e sua moglie, e Charles e il suo avvocato, nel classico stile di Mamet, con dei dialoghi pieni di cinismo verso la società, a ritmo veloce, che si concentrano sulle ragioni del rifiuto di Charles a testimoniare. Come il suo recente avvicinamento alla religione ebraica e il suo disprezzo per i giornali, il sistema legale e anche la psichiatria.
Le discussioni di Charles sono piene di autoanalisi, come se Charles, da psichiatra, si stesse psicoanalizzando e cercando di giustificare le sue scelte morali per non voler testimoniare a nome del suo paziente, nonostante lui abbia sempre testimoniato in difesa di tutti gli altri suoi pazienti. Ma durante la sua autoanalisi Charles riconosce il fallimento della sua psicoanalisi del “ragazzo” e confessa i suoi dubbi sull’utilità della psicoanalisi.
Psicanalizzando se stesso, scopre dunque quanto è inutile la psicoanalisi.
David Mamet è uno sceneggiatore Americano noto per i suoi dialoghi veloci e cinici, dove i personaggi parlano in rapida successione spesso interrompendosi a vicenda, finendo l'uno le frasi dell’altro, e le cui scene conclusive contengono ottimi e imprevisti colpi di scena.
Non è da meno questo spettacolo, dove il finale a sorpresa fa ripensare a tutti discorsi fatti da Charles. Forse Charles è un bravo psicoanalista, ma, come i giornalisti che lui accusa, aveva semplificato tutto e non aveva rilevato mai la verità.