Intervista a Ozpetek: “Lo sguardo degli italiani è cambiato nei miei confronti”
Cinema, teatro, romanzi. L’opera di Ferzan Ozpetek transita per le diverse vie delle arti con la fluidità che segna il suo lavoro. A Venezia 77 è stato riconosciuto come uno dei grandi del cinema italiano. All’estero i suoi libri, film e spettacoli conquistano sempre più il pubblico. L’abbiamo raggiunto al telefono, per parlare dei progetti presenti e futuri.
Ti è stato consegnato il premio della SIAE al 77mo. Festival di Venezia, una riconoscenza al "nuovo classico del cinema italiano". Ormai fai parte di quel pantheon che ti ha ispirato da ragazzo…
Negli ultimi anni lo sguardo degli italiani è cambiato molto nei miei confronti. Quando ho partecipato alla trasmissione di Mara Venier c’era anche la virologa Ilaria Capua, che poi ho saputo voleva ringraziarmi per i cambiamenti che ho portato al Paese negli ultimi vent'anni. A parte l’italianità, mi considerano anche quello che ha cambiato culturalmente la società e questo mi fa molto piacere. Mi indicano anche come il cambiamento dello sguardo verso alcune famiglie che magari una volta non sarebbero state mai accettate.
A Venezia hai trovato anche Almodóvar…
È stato bellissimo, meraviglioso. Con lui ci eravamo incontrati – ma non gliel’ho detto – nel ‘99 a Los Angeles. Mi ricordo di avergli raccontato del film Le fate Ignoranti e lui si mise a ridere dicendo che il titolo era stupendo e che avrebbe avuto un grande successo. A Venezia ci siamo salutati ed espresso l’ammirazione reciproca.
A cosa stai lavorando adesso?
All’opera Mine Vaganti per il teatro, che è stata acquisita in Spagna e in Argentina. Se non ci fosse stato il Covid, magari sarei lì adesso a metterlo in scena. In Italia speriamo riprenda presto il teatro e il cinema. Adesso esce anche in Spagna La Dea Fortuna e in Francia a gennaio. Sto anche scrivendo la serie di Fate Ignoranti per la Disney in otto puntate. Poi, sto scrivendo il nuovo film per la Warner Bros.
Sei la mia vita è stato il tuo primo libro a essere tradotto in portoghese. Fra poco ci sarà anche Come un respiro. Cosa significa per te arrivare sugli scaffali brasiliani?
La sensazione è meravigliosa, è veramente bellissima, perché il Brasile è un Paese che amo da tanti anni. Soprattutto il Brasile di “una volta” conosciuto dalla parole di Lea Massari. Lei è un'appassionata del Brasile, parla benissimo il portoghese e ha portato la musica brasiliana in Italia negli anni ‘60. È andata in viaggio insieme a Antonioni e con De Sica in comitiva, tanti anni fa, forse nel ‘55. Lei doveva rimanere 10 giorni ed è rimasta per due anni. Quando sono andato per la prima volta in Brasile, nel 2004, lei mi ha fatto chiamare delle amiche sue. Poi, sono tornato diverse volte a Rio e a São Paulo. Mi fa un piacere enorme che è uscito Sei la mia vita e che presto uscirà Come un respiro.