Guido Tonelli - Genesi: il grande racconto dello origini
Casa editrice: Feltrinelli
Edizione: 2019
Pagine: 219
C’è un non dissimulabile intento provocatorio nella scelta del titolo di questo interessantissimo lavoro di non semplificatoria divulgazione che l’autore ha condotto per offrire a un vasto pubblico una documentata rappresentazione (né trattato, né manuale) della storia del nostro universo. Parlare delle origini appropriandosi di un termine che da sempre viene monopolizzato dall’interpretazione spiritualistica dell’Inizio, non può infatti non rivelare l’intento di sgombrare il campo da ogni altra forma di approccio al tema che non si collochi in linea di coerenza con la scienza e il suo metodo.
Anzi, Tonelli va oltre in questo suo intento provocatorio organizzando in sette giornate il suo “grande racconto”, anche se, come espliciterà in chiusura, lo fa non andando “contro” a come tale racconto siamo stati a lungo abituati a recepire nel linguaggio della tradizione giudaico-cristiana. Essendo, a tale riguardo, importante la citazione che egli fa del richiamo del teologo Cesare Geroldi a considerare il Libro della Genesi come qualcosa che nel profondo parla di un futuro e non di un passato, quel futuro che il popolo ebraico aveva voluto immaginare per sé nella disperazione dell’esilio babilonese.
Questo inquadramento non antagonistico del libro conferisce una fisionomia culturalmente ecumenica a una narrazione rigorosamente scientifica in cui - è fondamentale ricordarlo - il dato di fatto si coniuga con approcci al tema in termini di Storia, di Filosofia, di Letteratura, di Mito, anche di Cinema, che non smentiscono alcunché ma rispondono anzi perfettamente all’esigenza di calare il racconto delle origini nel linguaggio in cui, hic et nunc, viene descritta la storia del genere umano.
Per tutti questi motivi Guido Tonelli - non a caso maestro oltre che scienziato - si fa leggere anche da chi non sarebbe in grado di farlo se le cose fossero dette senza quel carato di “amicizia” proprio di chi sente il bisogno non di mostrare di aver capito ma di cercare di farsi capire dando risposte semplici a domande semplici. Ad esempio, cosa c’era prima del Big Bang? C’è vita intelligente in qualche parte lassù? Cosa è il vuoto? Cosa è il nulla? Dove è finita l’antimateria? Esiste un solo universo? Cosa c’è al di là di un buco nero? Cos’è in realtà il tempo? E tante altre. Dalle simmetrie tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo fino a quella che più ci riguarda: quale è il nostro destino di abitanti di un granello di roccia ai margini di una galassia tra le tante sparse nel cosmo?
E’ difficile riassumere in brevi note di recensione il contenuto di un libro che investe una storia lunga 13,8 miliardi di anni. Una storia che, per quanto ci riguarda, converge verso quella sorta di eterogenesi dei fini che ha trasformato un devastante impatto tra due pianeti nel casuale prodursi di un diverso equilibrio che ha consentito alla nostra Terra di rigenerarsi sfuggendo al disordine e avviandosi ad essere quella che oggi noi conosciamo.
Ma il libro racconta anche dello stupore, suggerito dall’acquisita consapevolezza, di noi umani di fronte all’enormità del reale. Lo fa in un epilogo per certi versi letterario, poetico viene da dire, che incornicia nel modo più concludente la messe di riferimenti alla realtà nuda e cruda che il libro ci rappresenta: chiudendo con una sollecitazione a tenere sempre tra loro connessi gli obiettivi della scienza e della filosofia e a rendere sempre tra loro compatibili i percorsi e le istanze, non necessariamente collimanti, della conoscenza e della cultura.