Kazuo Ishiguro vince il premio Nobel per la Letteratura 2017
Kazuo Ishiguro è stato insignito del Premio Nobel per la Letteratura 2017 "per avere rivelato l’abisso al di sotto del nostro senso illusorio di connessione col mondo, in romanzi di grande forza emotiva".
Nato a Nagasaki nel 1958, lo scrittore si è poi trasferito nel Regno Unito all’età di sei anni insieme alla famiglia che, come lui stesso ha ribadito, ha tentato il più possibile di mantenere il contatto con le proprie radici nipponiche.
Ishiguro, naturalizzato britannico, scrive in inglese; la sua prosa è controllata e senza fronzoli benché non priva di lunghe descrizioni, ma si intuisce tutta la carica emotiva che vi scorre all’interno. Sono proprio le emozioni sepolte ad essere spesso coprotagoniste invisibili dei suoi romanzi come nella sua opera più famosa Quel che resta del giorno, dal quale nel 1993 James Ivory ha tratto un film con Anthony Hopkins nel ruolo di protagonista: ambientato nel 1956, vede le vicende del maggiordomo Mr. Stevens fondersi con quelle degli anni ’20 e ’30 quando questi era al servizio di Lord Darling, simpatizzante nazista cui, nonostante tutto, non mancherà mai la fedeltà di Stevens per il quale la “dignità” è la migliore qualità che un maggiordomo possa avere, ma forse è anche la ragione che ha trattenuto lui e Miss Kenton, la governante di casa Darling, dal confessarsi reciproco amore.
L’amore, anzi, la capacità di provarne è anche il tema centrale di Non lasciarmi. Edito nel 2005, attraverso la storia di Kathy, Tommy e Ruth, il lettore viene guidato in un modo distopico dove finirà per dover accettare l’amara ed ineluttabile realtà riguardo l’identità dei protagonisti.
Come ogni anno le polemiche sulla scelta dell’autore al quale è stato assegnato il Nobel per la Letteratura, non tarderanno ad arrivare. Sono in molti, me compresa, ad essere delusi dall’esclusione costante di giganti della letteratura come Philip Roth.
Quest’anno poi fra i papabili, o presunti tali, vi erano scrittori molto interessanti come Margareth Atwood autrice di The Handmaid’s Tale, romanzo distopico che non solo ha dato vita ad un intenso dibattito sia accademico che non, ma dal quale è stata tratta una serie tv, divenuta a sua volta un caso mediatico, che ha fatto incetta di Emmy fra cui quello assegnato alla “miglior serie drammatica”. Oppure Ngugi Wa Thiong’O, drammaturgo keniota autore di Weep no, Child racconto corale riguardo il colonialismo in Africa orientale: una testimonianza potente e dall’alto valore politico.
Tendo a pensare che sia vero ciò che era stato pronosticato, ovvero che ad una vittoria eclatante come quella di Bob Dylan dello scorso anno, si è voluto dare un contrappunto pacato con uno scrittore noto ma allo stesso tempo gradito (quasi) a tutti proprio per la serena forza della sua prosa. Credo anche però, che assegnare il Nobel per la Letteratura ad un autore figlio di immigrati che scrive nella propria lingua di adozione tratteggiando descrizioni accurate di un Paese diventato suo per amore e non per nascita, sia un segnale forte ed una scelta in grado di illuminare le coscienze.