La Scortecata, come trasformare una vecchia fiaba in un giovane spettacolo
Una storia semplice per una rappresentazione fisica, vibrante e coinvolgente. Si potrebbe sintetizzare così lo spettacolo messo in scena da Emma Dante con gli attori Carmine Maringola e Salvatore D’Onofrio. D’altra parte il testo è tratto da Lo Cunto de li Cunti di Giambattista Basile, una raccolta di fiabe in lingua napoletana pubblicate nel 1634 per “lo trattenemiento de peccerille” (per intrattenere i più piccoli).
Dei cinquanta racconti che si trovano all’interno dell’opera, quello che ha ispirato la regista palermitana è La Vecchia Scortecata, ovvero “il sogno ossessivo di due vecchie – come definito dalla stessa Dante – che si raccontano la stessa favola ogni giorno”. Rusinella e Carolina sono due sorelle attempate e rattrappite che quotidianamente mettono in piedi la stessa commedia: un re si innamora della voce di una delle due, la crede giovane e bella dopo aver visto il suo dito mignolo dalla fessura della porta, passa una notte d’amore con lei, scopre l’inganno e la spinge giù dalla finestra; un albero però la salva, una fata la trasforma in una bellissima giovane e il re, allora, alla fine la sposa. Ogni giorno la stessa scena, ogni giorno la stessa favola.
“Basta cu sta cummedia, io non ci credo cchiù alle favole”, sbotta Carolina. Stanca di quel vestito di pelle che la natura le ha cucito addosso, vuole tornare ad essere giovane e bella, come accade nella favola. “Scuortecame Rusine’, scuortecame. Prendi il coltello e tujeme chista pellaccia di dosso”.
Non si accetta più Carolina come non si accettano più tante persone al giorno d’oggi, che spesso ricorrono alla chirurgia plastica per apparire meglio di come sono; perdendo però così il segreto di ciascuno di noi: che la bellezza risiede nelle piccole imperfezioni, nei difetti che ci rendono unici. Questa la morale della favola e dello spettacolo. Semplice, come si è detto all’inizio.
Complessa e affascinante invece è la messa in scena. In un ritorno alla tradizione del teatro settecentesco, sono due uomini en travesti a interpretare le vecchie donne, così da enfatizzare il loro lato raccapricciante. Il testo è attuale, addolcito di tutte quelle asperità presenti nell’opera originaria, ma è nel linguaggio del corpo che risiede la forza dello spettacolo e che toglie quella patina fiabesca alla favola, rendendo tutto drammaticamente reale. Le scene dell’abbellimento, dell’amore, della trasformazione e dello scorticamento – accompagnate rispettivamente dalle incantevoli voci della musica napoletana di Pietra Montecorvino, Comme facette mammeta, Renato Carosone, Mambo Italiano, Massimo Ranieri, Reginella, e Pino Daniele, Cammina Cammina – hanno un’energia straordinaria dettata dalla coordinazione e sintonia dei due attori, seppur sul palco gli elementi della scenografia siano ridotti all’osso.
Una combinazione di elementi che rende una favola semplice un grande spettacolo. Questo è il potere del teatro e di una rappresentazione che “scortica” quella patina vecchia a un testo del seicento per renderlo giovane e bello.
Regia: Emma Dante
Attori: Salvatore D’Onofrio e Carmine Maringola
Luci: Cristian Zucaro