L'Amletico

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La sincerità catturata dagli otturatori giapponesi

Luogo: Istituto Giapponese di Cultura

Durata della visita: 45'

Periodo: dal 27 Ottobre 2017 al 5 Gennaio 2018

Costo biglietto: gratuito

Normalità e quotidianità di uomini comuni. Distruzioni e modernizzazione di un intero Paese. Suddivisa in due sezioni che si completano, la mostra fotografica "Settanta/Duemila, lo sguardo sul mondo contemporaneo" allestita presso l’Istituto Giapponese di Cultura, è sincera, come gli scatti che ci presenta.

L’organizzazione di questa mostra itinerante che ha fatto il giro del mondo è del ricercatore capo del Museo Nazionale d’Arte Moderna di Tokyo, Rei Masuda. Lui ha partecipato alla selezione delle 76 fotografie dei 23 fotografi più rappresentativi del periodo in Giappone.

Nella prima parte “i fotografi non si interessano a concetti astratti come 'la società' o 'i tempi', ma partono dell'ordinario per ricercare con onestà, e seriamente quel 'qualcosa' che si nasconde tra le pieghe della quotidianità” per ritrarre la società in trasformazione.

Vedere, ma non guardare

La seconda sezione della mostra

Tra i fotografi della sezione iniziale vi è Nobuyoshi Araki. Per lui, l’abitudine e le stesse solite cose che si vedono spesso non tolgono la voglia di fotografare ciò che potrebbe sembrare l’ovvio.

“La cosa più divertente è questa, il poliziotto che mi dice così: ‘Qui non sta succedendo proprio niente, cosa stai fotografando?’ Ecco, uno normalmente scatta una foto perché succede qualcosa, nessuno pensa di fotografare quando non c’è niente di speciale, di insolito. Perché fotografare la normale vita quotidiana, dove non succede niente? Questa domanda spiega il senso di quello che faccio, di quello che vorrei fare.”

La pastorizzazione del paesaggio

La parte finale della mostra è dedicata ai cambiamenti dei paesaggi in Giappone. In città, l'architettura tradizionale perde spazio a detrimento di un nuovo ordine edilizio basato sulla società di consumo, come ben interpretano le fotografie di Norio Kobayashi.

"Il Giappone si fa uniforme, dovunque si vedono immagini simili, e tutti si domandano come fare per sopravvivere a un ambiente tanto monotono. È necessario invece non distogliere lo sguardo di questa omologazione, ma continuare ad affrontarla e osservarla: questa secondo me è l'unica strada”, spiega Kobayashi.

Kazuo Kitai, che è stato selezionato con l’opera “Verso il paese”, ha una idea più soggettiva del cambiamento, che testimonia attraverso il suo obiettivo. "Non voglio fotografare il mondo che cambia, mi interessa l'energia che si sprigiona nell'istante che precede la distruzione, non voglio inseguire uno ad uno i segni della modernizzazione.”

Forse è proprio questa incontestabile energia creatrice e imperitura, che prova l’inesorabile capacità di trasformarsi dell’umanità, a rendere sincere le fotografie in mostra. Così come è anche quello sguardo di un uomo comune che, dopo 15 anni della prima fotografia, conserva ancora la stessa scintilla negli occhi.

Dopo mostra

In biblioteca sono stati messi a disposizione del visitatore dei libri sugli autori selezionati, e anche su altri fotografi. Da non perdere “Apocalisse dell'architettura”, di Ryuji Miyamoto.
Nel complesso, si sottolinea che alcuni vetri delle cornici erano graffiati e che mancano le descrizioni delle tecniche di scatto e sviluppo utilizzati.

Gradimento Autore: 7,8/10