L'Amletico

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Le insegne vintage di Roma: la storica "Tintoria La Moderna" a Monteverde

Le insegne raccontano molto di una città, di come essa comunica con i suoi abitanti. Oltre ad essere meramente informative, hanno una personalità; soprattutto quelle più antiche, vere superstiti che testimoniano l’evoluzione del design e, simultaneamente, segnalano il nostalgico scorrere del tempo.

Molte conservano ancora la loro bellezza degli anni d’oro. Altre, ricoperte da uno strato di smog o compromesse dal naturale disfacimento dei materiali, non brillano più come una volta. Tuttavia svolgono ancora la funzione di informare in modo sintetico e diretto.

Non importa se gli occhi siano attratti dalle luce neon o da una semplice scritta senza illuminazione, ciò che va sottolineato è il valore estetico di queste opere – perché no –  d'arte metropolitana.

Le insegne al neon

In questa prima serie dedicata alle insegne di Roma ho voluto fotografare delle insegne armoniche, che comunicano soltanto con le parole, senza ricorrere a logotipi o simboli. Il risultato è fluido e del tutto naturale, l’editing è prevalentemente impiegato per evidenziare il design senza troppi ritocchi. I quartieri rappresentati in questa prima tappa sono: Centro Storico, Monteverde, Monti, Esquilino ed EUR. 

Tra le diverse insegne, una in particolare ha colpito la mia attenzione: si tratta della storica insegna di una tintoria nel quartiere di Monteverde Nuovo. 

La fasciata della tintoria nel 1960: le lettere ancora vicine tra loro.

In contrapposizione al nome del negozio, l'insegna della Tintoria La Moderna, in Via di Monteverde, suona oggi una vera antitesi. Quando entro in lavanderia per chiedere l'autorizzazione per pubblicare la fotografia della facciata, la proprietaria Anna di Nepi mi spiega che non sono il primo a registrare la bellezza di quelle lettere – ma forse sarò stato l'ultimo.

"Tre giorni fa dei ragazzi mi hanno chiesto di girare una piccola scena di una fiction" mi ha detto. Le spiego che ho fotografato delle insegne antiche di Roma e che quella della lavanderia la vorrei mettere in copertina. Lei subito si gira per andare a prendere una busta di plastica piena di ricordi. Fotografie in bianco e nero ritraggono il lontano 1960, quando l'insegna è stata fissata con le lettere più vicine tra loro rispetto ad oggi. Qualche anno dopo, il negozio ha preso tutto il piano terra e le lettere sono state distanziate. "Stanno così almeno da venti anni, quando è venuto a mancare mio marito" aggiunge la signora di Nepi. E forse è proprio questa mancata manutenzione a renderla così speciale: la vernice che si stacca, il colore che perde intensità, i segni dell'inesorabile passare del tempo. Tutto poi si trasforma la sera, quando le magiche luci di neon vengono accese. 

"Signora, porto questi materiali fuori" dice un operaio.

"State ristrutturando la lavanderia?" le chiedo.
"Sì, adesso l'interno, dopo arriveremo sulla facciata".
Un brivido mi sorpassa la schiena. "E che ne farete dell'insegna?".
"La dovremo togliere e poi la rimetteremo".
"No!" le dico attonito.
"Sì, poi mi hanno detto di mettere quelle luci più economiche, bianche."
"Le... LED?" rispondo.
"Esatto".
Senza dimostrare troppo il mio dispiacere per la scelta, dico alla signora di Nepi che la luce LED è brutta, che la magia avviene con il neon.
"Hai ragione", mi dice, "ma le bollette le pago io".

*Tutte le fotografie sono state scattate con un cellulare Huawei P10 e, quelle migliorate, con SnapSeed.