L’eliminazione dei Melancholia a X Factor ci dice ancora che la musica in Italia non ha futuro
“Il bordello è l’unica istituzione italiana dove la competenza è premiata e il merito riconosciuto”. Si potrebbe rispolverare in modo sarcastico questa vecchia affermazione di Indro Montanelli per commentare quello che è successo giovedì sera nell’ultima puntata del talent show più “cool” d’Italia, X Factor. In un’edizione fatta di auto-tune, produzioni discografiche titaniche, coreografie spaziali, abiti sgargianti dei vari Emma, Mika, Hell Raton, lotta agli stereotipi e pressoché assenza di arte, c’era un’unica vera stella. Team: Manuel Agnelli. Nome da battaglia: Melancholia. Band giovanissima di Foligno, che suona assieme da 5 anni. Due ragazzi strumentisti (Filippo Petruccioli e Fabio Azzarelli), più una ragazza cantante, Benedetta Alessi. Anzi, scusate: due ragazzi musicisti e un’aliena cantante.
Eh sì, perché se avete avuto il piacere di ascoltare la voce di questa 22enne vi sarete resi conto che non rientra proprio nell’ordinario. Diversi registri, volume, intonazione, a cui si aggiungono teatralità e assoluta padronanza del palco, ma soprattutto un graffio di rabbia e disperazione davvero incredibili. Il tutto in una band che fa rock elettronico in stile Muse (prego citare altro gruppo rock elettronico italiano di livello…non esiste, “ah no?!” cit.), con suoni misurati, ma letali come una pallottola infuocata. Vedere per credere, questa è la cover di “Grounds” degli Idles portata al terzo live show (https://xfactor.sky.it/video/melancholia-grounds-idles-terzo-live-629417).
Dopo aver stupito giudici e pubblico fin dalla prima esibizione (il loro inedito “Leon”, che su youtube ha milioni di visualizzazioni), i Melancholia hanno fatto un percorso netto e per i bookmakers erano i favoriti alla vittoria finale. Fino alla quinta puntata, quella di giovedì appunto, in cui sono stati eliminati dopo essere stati puniti due volte dal pubblico da casa e senza venire difesi davvero dai giudici (in particolare da un astuto e spregiudicato Hell Raton).
Prima manche: esibizione difficile con un’orchestra sinfonica tutta al femminile. Agnelli sceglie “Hunter” di Bjork: una sfida quasi impossibile, che nonostante alcune imprecisioni vocali Benedetta porta a casa in maniera più che sufficiente (anche considerando il paragone con gli altri concorrenti, davvero impietoso). Il pubblico però manda la band al ballottaggio insieme al poliedrico N.a.i.p. A quel punto la giuria si spacca, con Hell Raton che vota in maniera decisiva per non aiutare la band e dare di nuovo voce al popolo. Che ovviamente sceglie Barabba (nulla contro N.a.i.p., è un modo di dire). Lo shock di Manuel Agnelli è evidente. “Una cosa devastante, un fallimento mio, del tavolo dei giudici e di tutto il programma” dice a caldo. Dalla sua parte migliaia di persone indignate sui social, tra cui anche alcuni personaggi del mondo dello spettacolo, come Federica Pellegrini. Il conduttore Alessandro Cattelan (che davvero non parla mai a vuoto) si lascia scappare un “in 10 anni di programma siete la cosa più figa che ho visto” e non servono altre parole.
Anzi, le parole che servono sono quelle con cui i Melancholia si congedano dal programma, che vedrà sfidarsi tra semifinale e finale pseudo-artisti palesemente inferiori, con grande imbarazzo di tutta la macchina produttiva che ruota attorno a X Factor. “Siamo incazzati” dicono e a chi gli dice “avete un grande futuro” rispondono senza giri di parole “speriamo, intanto chiamateci nelle piazze, anche gratis, perché a noi piace suonare”. E già, perché la retorica di tutti i concorrenti dei talent come promesse stelle del pop è falsa quanto oramai totalmente insopportabile. Oggi, come sa bene chi ci prova, non sfondare, ma arrivare a fine mese lavorando in Italia nel mondo della musica, anche quando si ha talento e qualcosa da dire, è difficile. Lo è perfino per chi vince un talent show, che in diversi casi è stato ubriacato da un successo momentaneo, per poi finire addirittura dallo psichiatra (successe a Chiara Galiazzo).
Anche perché nel “Paese reale” se fai il musicista ti devi sentir dire “sì, ma di lavoro che fai?”, con locali che pagano poco per farti esibire e tanti produttori/discografici che promettono la luna, ma in fondo chiedono solo compensi agli artisti. Ma tanto è una passione, non una vera occupazione… Non solo: se non ti adegui a quello che “discograficamente funziona” è la fine. Contenuto superficiale, produzioni che fanno ballare, auto-tune e un pizzico di trap. Peccato che, essendo il 90% degli artisti così, rischi di assomigliare talmente tanto alla massa ed essere così insignificante, da non avere lo stesso alcuna chance. Non ci stupiamo, poi, se i gusti della gente sono così poco avvezzi alla novità e se la maggioranza non ne capisca poi molto di talento musicale: è più che normale visto il contesto discografico-mediatico-culturale in cui viviamo. Comunque grazie Melancholia per aver rotto la finzione e per sconvolgere con la vostra forza emotiva. Chi scrive vi sosterrà comprando la vostra musica, sperando che saranno in tanti a fare lo stesso. Perché se talenti così manifesti non vengono premiati, allora davvero la musica in Italia non ha alcun tipo di futuro.
P.s. la vostra performance d’addio al talent con l’inedito “Alone” (che parla di solitudine e vuoto), urlato come una clava contro giuria e pubblico, è una delle cose più vere e forti mai viste in un programma musicale televisivo italiano.