"Mektoub, My Love - Canto Uno": La nuova Odissea di Kechiche
Anno: 2017
Durata: 180m
Genere: Drammatico; Sentimentale
Abdellatif Kechiche presenta in concorso al festival di Venezia la sua ultima opera 'Mektoub, My Love: Canto Uno', film molto atteso del regista tunisino, dopo la vittoria della Palma d’oro a Cannes nel 2013 con 'La Vita di Adele'. Film con una produzione molto tumutluosa, Kechiche stesso ha affermato che è stato costretto a mettere all’asta il premio precedente per raccogliere i soldi, narra una storia semplice quanto complessa che scava nelle piccole situazioni della quotidianità della vita di Amin.
Amin torna da Parigi nella sua cittadina natale di mare per l’estate, rincontra il cugino Toni, la sua migliore amica Ophélie, la sua famiglia, i suoi amici e fa la conoscenza di nuove ragazze che porteranno scompiglio nel gruppo, tra serate in discoteca, al pub e giornate al mare: inizia così la sua Odissea interiore.
Come nel precedente film, Kechiche, prendendo in prestito dalla Nouvelle Vague francese, predilige un uso quasi documentaristico della macchina da presa, soffermandosi sui dettagli, le forme, le espressioni, i gesti, mostrandoci lunghi dialoghi tra i protagonisti senza stacchi, che fanno in modo, grazie anche alla recitazione molto realistica e poco enfatizzata, di farci entrare letteralmente nel film e nelle situazioni che ruotano attorno al ragazzo.
Amin è un ragazzo solitario, ama il cinema e la fotografia, il suo sogno è diventare uno sceneggiatore, quasi voyeuristicamente segue le vicende dei suoi amici e familiari dall’esterno, più delle volte vediamo dalla prospettiva del ragazzo; anche i continui dettagli sulle forme morbide del corpo di Ophélie ci mostrano il desiderio non corrisposto di Amin verso la sua migliore amica d’infanzia, desiderio che non riesce a manifestare per nessuna delle ragazze che continuamente durante il film cercano di sedurlo.
Durante la conferenza stampa una critica fatta a Kechiche è stata quella di mostrare il corpo femminile in maniera eccessivamente morbosa, quasi maschilista; lui ha replicato affermando che il suo intento è stato quello di valorizzare la bellezza del corpo femminile, e personalmente ritengo ci sia riuscito appieno: le protagoniste femminili di ‘Mektoub, my Love’ ricordano le sirene, si muovono, si toccano, si pettinano i capelli a vicenda, si baciano, scherzano tra loro e seducono, creando un turbinio di passione che non scema per tutta la durata del film.
La passione è un sentimento caro a Kechiche, che nel raccontarcela toglie la vena melò e ci mostra il suo lato istintivo, animalesco, che rende il tutto più realistico, anche se contrariamente al forte lato emotivo mostrato da Adele verso Emma, Amin vive un implosione di sentimenti che non riesce a esternare, a differenza del cugino Toni.
La luce sia simbolica, sia fisica, è la protagonista di tutto il film, sin dai passi presi dal Corano e dalla Bibbia mostrati nella prima scena; una luce che entra nella macchina da presa, valorizzando le forme dei personaggi durante i loro lunghi dibattiti. Il direttore della fotografia Marco Graziaplena predilige una fotografia naturalistica, calda che ricorda l'ultimo Malick, aggiungendo ulteriore realismo alla pellicola.
Kechiche nuovamente si distacca dalle narrazioni complesse e artificiose e porta una storia forse già vista, ma grazie al suo modo senza eguali di presentarcela non annoia, nonostante l’elevata durata del film (180min.). Lo spaccato di vita di Amin ci trascina nel suo flusso continuo e spontaneo. Speriamo che la promessa fatta qui a Venezia di un possibile Canto Due venga mantenuta.
Gradimento Amletico*: 8.3/10
Paese: Francia
Uscita nelle sale giovedì 7 settembre 2017
*Media tra gradimento del pubblico, critica e autore