Non è vero ma ci credo: una tragedia tutta da ridere
Leo Muscato, ereditando la direzione artistica di Luigi De Filippo ne porta avanti la testimonianza ripartendo da “ Non è vero ma ci credo” uno spettacolo che Peppino De Filippo amava molto perché lo riportava ad un autore che ha sempre ammirato, Molier̀e.
Il regista Leo Muscato, nelle sue note, descrive così lo spettacolo: “Quella che andremo a raccontare è una tragedia tutta da ridere, popolata da una serie di caratteri dai nomi improbabili e che sono in qualche modo versioni moderne delle maschere della commedia dell’arte. L’azione dello spettacolo è avvicinata ai giorni nostri, ambientando la storia in una Napoli anni ‘80, una Napoli un po' tragicomica e surreale in cui convivevano Mario Merola, Pino Daniele e Maradona. Lo spettacolo, concepito con un ritmo iperbolico, condenserà l’intera vicenda in 90 minuti.”
Peppino De Filippo amava di Molier̀e specialmente L’avaro, da cui sembra prendere spunto per il taccagno appaltatore Gervasio Savastano oppresso dall’ incubo di essere perseguitato dalla sfortuna. La sua vita è divenuta un vera e propria eterna condanna perché vede ed immagina tragici segni ovunque, soprattutto nella gente che lo circonda in cui vede jettature. Il commendatore è talmente ossessionato che posiziona perfino le carte della sua scrivania in un detrminato schema e guai a toccarle: la malasorte si potrebbe accanire sulla sua fortuna costruita con immensi sacrifici e su tutta la sua famiglia.
Per questa mania sua moglie e sua figlia sono costrette a fare una vita infernale e i suoi stessi dipendenti ormai non sono più capaci di tollerarlo. Gervasio arriva al punto di licenziare un collaboratore solo per il sospetto che solo la sua presenza evochi eventi funesti. Solo un dipendente, il giovane Sammaria, pur essendo un neofita e quindi poco esperto gode i suoi favori, ma solo perché ha la gobba e quindi porta fortuna . Da questi fatti prendono vita le avventure esilaranti di Gervasio Savastano e di tutti coloro che lo circondano e che fanno da cornice ad una trama divertentissima
Il regista Leo Muscato di nuovo ci ricorda:
Peppino De Filippo ambientò la sua storia nella Napoli un po’ oleografica degli anni ’30. Luigi aveva posticipato l’ambientazione una ventina d’anni più avanti. Noi seguiremo questo sua intuizione, avvicinando ancora di più l’azione ai giorni nostri, ambientando la storia in una Napoli anni ’80, una Napoli un po’ tragicomica e surreale in cui convivevano Mario Merola, Pino Daniele e Maradona.
Non è vero ma ci credo di Peppino De Filippo. È una comica farsa. Una moderna versione di una classica commedia dell’arte. Enzo Decaro entra meravigliosamente nel personaggio del commendatore Gervasio Savastano che, avarissimo, vive le sue paure rimanendo vittima delle sue manie. Uno spettacolo sicuramente da non perdere.