"Sweet Country": Western atipico premiato a Venezia 74
Anno: 2017
Durata: 110m
Genere: Western, Drammatico
"Sweet Country" vince il Premio speciale della giuria alla 74esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Il regista Warwick Thornton, aborigeno australiano, colma il suo film del senso di smarrimento di una terra che soffre l'erosione dei propri riti originari. Siamo nel 1929 ad Alice Spring, un luogo sterile, poco popolato, privo di chiese, dove i nativi sono tacitamente sottomessi ai "bianchi" e il sergente Fletcher, unica personalità vagamente autorevole, gestisce un equilibrio apparentemente statico. In realtà non tutte le coscienze degli aborigeni si sono asservite o sono state corrotte dallo spirito volgare della modernità, né la natura attende impassibile il prosciugarsi dei propri fiumi, che di certo non hanno la stessa potenza dei flussi d'acqua di "Red River" di Howard Hawks.
È proprio della "pochezza" che si serve questo western atipico per descrivere la vicenda (ispirata a fatti realmente accaduti), asciugando i dialoghi, dilatando i tempi e attendendo un qualche tipo di vibrazione vitale, che non tarda a presentarsi. Sam Kelly, un nativo guardiano di bestiame, uccide il reduce di guerra Harry March rispondendo ai colpi di fuoco e alle violenze subite, per poi fuggire con la moglie Lizzie da una giustizia parziale, attraversando vaste praterie e fitti boschi. La manciata di uomini che li insegue, tra cui Fletcher e Kennedy (un proprietario terriero con un figlio "meticcio"), si troverà di fronte ad una natura imprevista, mostrante la propria ostilità e il proprio fascino.
"Sweet Country" ripristina quell'atmosfera contemplativa tipica del western classico, ma poi mette in scena un dramma dai toni sommessi, che si prende i suoi tempi, eliminando la presenza dell'eroe e riducendo le sparatorie al minimo: i pochi momenti di violenza, immersi in una narrazione silenziosa e scarna di azione, risuonano con ancor più vigore. L'opera, considerata questa durezza, di "sweet" sembra avere poco, anche se l'incedere placido della macchina da presa trasmette una delicatezza che conserva, tra tutte le sottrazioni, qualche sentore di speranza.
La giuria del Festival, con la premiazione di "Sweet Country", conferma la scelta di aprirsi anche a lavori non dichiaratamente autoriali, riconoscendo il valore di un'opera indipendentemente da qualsivoglia classificazione. Così come Guillermo del Toro (Leone d'oro per "The Shape of Water"), Thornton dimostra che soluzioni concettuali e innovative possono svilupparsi anche in un film che si muove tra i "generi", probabilmente anche con maggior efficacia e meno pretese di opere che si compiacciono nell'essere di nicchia. Una tecnica apprezzabile del regista è quella di affidare la descrizione dei soggetti quasi esclusivamente a flashforward e flashback, presentati come degli inserti improvvisi, privi di sonoro, separati dal resto della narrazione. Questi "lampi" piuttosto che semplici ricordi, si mostrano come delle visioni che investono il racconto di fatalismo, illuminando il passato dei protagonisti o anticipando la loro sorte.
"Sweet Country" non presenta niente di veramente nuovo, ma gestisce un tema delicato e personale con inventiva, empatia e gusto formale. Tra volti contratti e recitazione contenuta prende piede un ritratto inclemente ma non cupo, che tra le pieghe delle sue inquietudini celebra la propria bellezza.
Gradimento Amletico*: 8/10
Paese: Australia
Uscita nelle sale: data italiana non annunciata
*Media tra gradimento del pubblico, critica e autore