Pensieri danzati: l'apnea del COVID-19 e il tempo SOS-peso
Il tempo del COVID-19 è un tempo sospeso. Tutto si è fermato, senza preavviso. D'improvviso la vita ci ha scaraventati su un'altra strada, in bilico su un dirupo, ed eravamo usciti con le infradito.
Il tempo sospeso è come un'istantanea che ti fissa in una posa, un sospiro finito in apnea mentre conti quanti minuti passano prima di tornare a respirare.
La sospensione è un momento di silenzio, una parola non detta, quel gioco che non hai mai terminato e che ora non ricordi più.
Ė quella pausa densa di movimento che il danzatore dipinge di significato, è il silenzio del musicista che crea tensione e stupore nella partitura.
Sospeso è lo sguardo di chi ha una speranza nel cuore, sospesa è la mano di chi chiede aiuto e attende che giunga.
Sospeso è lo spazio di tempo che esiste tra il pensiero e il movimento, quando l'azione è " tenuta appesa" e aspetta il delinearsi del pensiero.
Questo tempo apnoico è il palpito che passa tra il punto estremo di elevazione di un salto e la successiva, inevitabile discesa.
A guardar bene, non è solo un’immagine temporale. C'è uno spazio preciso che delimita l'istante sospeso e la direzione finale da decifrare. E c'è il peso che fluttua in quell' attimo nell' aria prima che la gravità vinca sul corpo.
Così ci sentiamo, chiusi in un barattolo con un filino d'aria, piccoli e fragili figli di un tempo caduco che ci troviamo a vivere, costretti al non-fare, al non-andare.
Il COVID-19 ha bloccato il corpo ma ha attivato il pensiero, dando vita a nuove prospettive e inesplorate possibilità di relazionarsi, creando uno spazio personale tra il sé e il mondo.
Io danzo con i pensieri, tentando di tenere il ritmo del movimento interno che a tratti si fa assordante. "Danzare dentro" ora è d'obbligo ed è una danza intima, a volte si muove pesantemente, altre si libra fluida e scioglie le sospensioni, immaginando di liquefare dolori e incertezze.
Torneremo a muoverci tra gli altri con una nuova consapevolezza e questo tempo sarà prezioso per ristabilire contatti più autentici, certi di avere un corpo vivo che non può essere trascurato, nella certezza di essere uomini e donne fragili, vulnerabili e ricchi di paesaggi ancora inesplorati.