“Gingerbread!” “Apple!” “Beer!” È in questo groviglio di urla dei venditori ambulanti che gli attori del Globe Theatre di Londra mettevano in scena le opere di Shakespeare durante il diciassettesimo secolo. Il teatro elisabettiano sorgeva al di là del Tamigi, nella zona più degradata della città, accanto a concerie e case di piacere, ma anche gli aristocratici più altezzosi attraversavano il fiume per rallegrare la loro giornata con gli spettacoli del drammaturgo inglese.
Per la durata della rappresentazione, ognuno dei presenti poteva immedesimarsi con il ruolo interpretato dagli attori e diventare un abile amante, un sovrano illuminato o un assassino spietato; oltre ad avere la possibilità di viaggiare con il pensiero, verso luoghi irraggiungibili rispetto al posto dove abitavano, vista l’estrema difficoltà e lentezza degli spostamenti in quell’epoca.

Loredana Scaramella (voce narrante) guida gli spettatori alla scoperta dei segreti attorno al teatro diventato simbolo della drammaturgia shakespeariana, con la sua peculiare forma ad “o”, circolare, avvolgente, che chiude in un materno abbraccio pubblico e attori. Un coinvolgimento esaltato dalle scelte registiche, dove gli attori entrano sul palcoscenico tramite gli stessi ingressi usati dal pubblico e scambiano con loro saluti convenevoli. Partecipazione che proseguirà nel corso della rappresentazione, in cui il ognuno sarà chiamato dal proprio posto ad evocare i suoni tipici del globe theatre, dove si mangiavano mele, si sgranocchiava gingerbread, ma soprattutto: si bevevano fiumi di birra! (Pensate, all'epoca un monaco beveva in media quattro litri di birra al giorno!).

Il piacere di assaporare le diverse curiosità relative al Globe è tuttavia indebolito dalle numerose incertezze ed esitazioni mostrate dalla voce narrante durante la declamazione, a cui fa da contraltare l’ottima interpretazione del resto dalla compagnia. L’unione del racconto storico con il recitato rimane una formula efficace, esaltata in particolar modo in questo spettacolo per la presenza dell'accompagnamento musicale del Trio “William Kemp”, che impressiona per la capacità di comporre con strumenti semplici – come il tamburello basco – una gamma di suoni estremamente vasta: dai rumori cupi della guerra, con colpi decisi alla membrana, fino alla frizzante tarantella, scuotendo leggermente lo strumento. Come dare torto a Tolstoij quando diceva che la musica è la stenografia delle emozioni.