L'Amletico

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Riccardo III secondo M. Carniti, immergersi dentro l'incubo della follia

Il regista Marco Carniti magistralmente porta in scena la sua travolgente visione del Riccardo III: uno dei protagonisti più violenti e negativi dei drammi shakesperiani, ricreando in modo geniale la sua sanguinosa ascesa al potere.

Riccardo III duca di Gloucester,  visto da Shakespeare,  è un uomo deforme, rancoroso ed instabile. La sua condizione di profonda emarginazione tra i suoi pari ne minò il problematico carattere: e il suo continuo sentimento di rivalsa lo fece crescere in uno stato di profonda esclusione sociale che lo spinse fino dalla tenera età ad essere inaffidabile, scaltro ed ambizioso. Talmente astioso da odiare tutti coloro che gli impedivano di raggiungere i sui scopi.

In Inghilterra, subito dopo la lunga e sanguinaria guerra delle due rose, il paese è guidato da re Edoardo IV. In quell’instabile contesto il giovane fratello del sovrano, Riccardo, dopo la morte del re per improvvisa malattia attua ogni tipo di strategia per prenderne il posto, facendo assassinare tutti coloro che potrebbero ostacolare la sua ascesa.

Il sovrano è un uomo solitario, minato nel fisico e nella mente, non ha coscienza né ritegno, ma con tutto se stesso si è votato alla smania di rivalsa. La sua spietata volontà non ha limiti e quando arriva all’agognato trono si ritrova ancora più solo e con più nemici che operano nell’ombra. Alcuni riesce a debellarli, ma non il più importante,  perché il suo peggior nemico è se stesso.

Resosi così conto che tutta la corte trama contro di lui, che un esercito comandato dal conte di Richmond si sta preparando a marciare su Londra per destituirlo, e che venti di ribellione soffiano sempre più forte, il sanguinario re provoca una serie di luttuosi eventi per sopprimere con ogni mezzo tutti i suoi oppositori. Ogni critica al suo operato è bandita e chiunque con la parola o l’azione metta in discussione il suo sovrano volere è messo a morte.

Ma anche la sua psiche già minata è messa a dura prova.  Il monarca è ossessionato dalle anime inquiete delle sue vittime che gli preannunciano il suo infausto destino. Re Riccardo infatti morirà trafitto dalla spada dello stesso conte di Richmond che metterà così fine alla sua crudele autocrazia.

Il Regista Marco Carniti parlando della sua creazione afferma: “Riccardo III è la tragedia di un uomo che non vuole essere annientato, tanto meno per colpa della sua diversità. Quella deformità che l’autore ha voluto aggiungere al personaggio teatrale fa partire la sua storia da una fragilità acquisita involontariamente che ha determinato tutto il periodo della sua crescita, quasi come fosse una pena da scontare in vita e che esplode in reazioni di violento furore e di un feroce desiderio di autoaffermazione. Riccardo III è  un personaggio che si riflette nella contemporaneità perché il suo dramma è lo stesso che troviamo nell’ambizione dell’uomo moderno, che accecato dalla voglia di potere diventa prigioniero della sua stessa cupidigia. Il sovrano, nella sua ambiziosa follia, tesse come un velenoso ragno una infida tela che imprigiona e lega ogni essere che lo circonda. Un filo che è un soffocante eterno incubo, un vincolo che rende tutti schiavi della sua mente malata.

Lo spettacolo di Carniti scava dentro il personaggio controverso con abile maestria, e il suo re, con i suoi atteggiamenti e le sue battute entra, dentro l’anima dello spettatore tanto da coinvolgerlo nei suoi incubi fino a seguirlo nel suo tracciato psicopatico ed essere con lui partecipe della follia. La visione teatrale è conforme al testo, ma resa molto più  attuale: le scene suggestive lasciano dentro un voluto senso di inquietudine. 

Una passerella sorretta con corde e catene tutta di colore rosso sembra aleggiare instabile come instabile è la vita umana: il passo traballante è l’unico punto di accesso, un senso unico che simboleggia l’evento tragico, un intrigo di ferri e catene, combini metallici che prendono fattezze di seggi, gabbie e macchine di tortura che alla vista volutamente permettono l’ingresso nel mondo insano di Riccardo III. Gli attori entrano in scena da una porta verticale scorrevole come fosse una simbolica crepa che si apre verso una visione onirica.

Grandissimo Maurizio Donadoni, che a scena aperta si cambia d’abito e con abilità entra nella psiche di un personaggio complesso e visionario. Senza dimenticare le mirabolanti interpretazioni di Federica Bern, una eccellente (Lady Anna); Paila Pavese, eccelsa e severa(duchessa di York); la sublime Melania Giglio (Margherita d’Anjou); il sempre ottimo Gianluigi Focacci(Duca di Buckingham): bravissimo Sebastian Gimelli Morosini(Principe Edward); la valente Antonella Civale (Elisabetta moglie di Re Edoardo); bravo Nicola D’Eramo ( Re Edoardo); e tutto il cast che ha completato la preziosissima pièce; Dario Guidi (Duca di York):Raffaele Latagliata (Conte di Rivers); Tommaso Cardarelli, (Duca di Clarence / Scrivano); Federigo Ceci,( Lord Stanley):Patrizio Cigliano, (Lord Hastings); Tommaso Ramenghi (Conte di Richmond / Sicario Ely); Diego Facciotti (Cittadino / Cardinale / Ratcliif); Roberto Fazioli , (Sir Brackenbury / Tyrrel),  Mauro Santopietro (William Catesby / Sicario); Alessio Sardelli, (Cittadino); Zemka Zahirovic (Elisabetta bambina).

Lo spettacolo è impreziosito dalla musiche di David Barittoni e Giacomo De Caterini e dai pregiati costumi di Maria Filippi, che ci immergono fulmineamente nei tempi oscuri di re Riccardo con alcune licenze di modernismo che ben si presentano. Uno spettacolo da non perdere, una sapiente regia che scorre veloce, tenendo incollato lo spettatore all’azione con coreografie studiate al dettaglio e musiche appropriate per scandire i momenti più tragici. Uno spettacolo validissimo da assoluta partecipazione : senza dimenticare la cornice del Globe Theatre di Villa Borghese locos ideale per  valorizzarne l’immenso  pathos.