L'Amletico

View Original

Ride: una corsa adrenalinica tra la vita e la morte

Regista: Jacopo Rondinelli

Anno: 2018

Durata: 102 minuti

Genere: Thriller, Azione

Preparatevi ad un vortice di salti, corse adrenaliniche, lunghe sequenze acrobatiche e musica martellante.

Dal 6 settembre arriva nelle sale “Ride”, scritto e co-prodotto da Fabio Guaglione e Fabio Resinaro (autori del fortunato “Mine”, 2016), per la regia di Jacopo Rondinelli (noto regista di videoclip musicali al suo primo lungometraggio).

Una produzione targata Lucky Red e Mercurious insieme a TIMVISION, con un cast internazionale ed un girato totalmente in inglese.

Più di un semplice film, un vero e proprio esperimento cinematografico; si tratta infatti del primo film italiano interamente girato con le action cam (le Go Pro per intenderci).

Ma veniamo alla trama: Max e Kyle, rispettivamente Lorenzo Richelmy e Ludovic Hughes, sono due riders acrobatici. Vivono costantemente connessi sui social network, pubblicando video delle loro corse e trasmettendo la loro vita in diretta. Entrambi con problemi economici, ricevono un invito a partecipare ad una misteriosa gara di downhill con in palio un montepremi altissimo.

Dopo qualche esitazione i due parteciperanno alla competizione, che li porterà fra le meravigliose “cattedrali di pietra” delle Dolomiti trentine (il film è stato quasi interamente girato in Trentino) spingendoli oltre ogni limite, fisico e psicologico. La sfida si trasformerà così in una corsa estrema per la sopravvivenza, che li spingerà a lottare fra loro, mettendo in discussione la loro stessa amicizia…

Nulla di particolarmente originale, una sorta di “Hunger Games” sulle due ruote, con un pizzico di “Truman Show” per quell'occhio onnisciente che controlla perpetuamente i protagonisti. In realtà il soggetto del film sarebbe dovuto essere una sorta di “Duel sulle bici” (Duel è il primo film di Spielberg del 1971, in cui un misterioso camion insegue un automobilista tentando di ucciderlo), dove un gruppo di ciclisti si filmava mettendosi delle Go Pro addosso e veniva massacrato da un pazzo nei boschi.

Ma l’originalità del film risiede altrove: sta innanzitutto in questa fusione di linguaggi narrativi e stili cinematografici. Il linguaggio di base è quello dei cosiddetti film Found Footage, dove non esiste un narratore esterno che guida il racconto, ma tutta la narrazione avviene tramite filmati girati dai personaggi stessi. I due attori protagonisti indossavano infatti tre camere: una sul petto, una sul casco ed una dietro le spalle. In questo modo gli attori diventano allo stesso tempo operatori, o meglio, “operattori” (neologismo nato proprio sul set).

Per quanto riguarda l’estetica, il film si ispira a quella dei filmati sportivi e dei videogiochi (riprese spettacolari e spericolate, possibilità di cambiare visuale, punteggio sullo schermo…), in una crasi che unisce insieme diversi generi, dal Thriller all’Azione-Sportivo, con qualche incursione (evitabile) nell’Horror.

L’altro aspetto di grande novità è chiaramente quello tecnico-registico. “Ride è il film che ha la media di camere utilizzate per scena più alta della storia del cinema”, dice Fabio Guaglione. Circa venti le camere sparse per il bosco per riprendere le corse dei due riders. Ore e ore di girato, che i montatori hanno dovuto visionare pazientemente e cucire insieme, stando attenti ad evitare di far venire il mal di testa agli spettatori (rischio molto alto vista la tipologia di film, ma tutto sommato scampato).

Altro rischio in cui sarebbe potuto incappare il film era quello di divenire la versione cinematografica di una gara di mountain-bike, un semplice susseguirsi di salti da capogiro fini a sé stessi. In realtà il film ha una sua storia e soprattutto ha dei personaggi ben caratterizzati. C'è anche il tentativo (riuscito in parte), di trattare il tema dell'abuso dei social network; i due protagonisti sono perennemente online, connessi su varie piattaforme, e la realtà è quasi sempre mediata da uno schermo. Vivono in una costante ricerca di seguito e popolarità (tradotti in like, followers e views), riflettendo una realtà molto attuale, ma senza approfondirla più di molto. 

Buone le prove attoriali, specialmente quella di Richelmy molto convincente nella sua parte, un po' meno Hughes per via di una pronuncia inglese non impeccabile. Assolutamente perfetto invece Matt Rippy nel ruolo del cattivo Henry Owl, a capo della misteriosa e sadica organizzazione.

Tolta quindi qualche sbavatura recitativa, qualche scivolone horror grottesco e alcune sequenze acrobatiche di troppo, risulta un film riuscito, credibile, ma soprattutto un interessante esperimento cinematografico.  

Che sia questo il futuro della Settima Arte? 

Difficile dirlo; certamente bisogna rendere merito al regista (tanto più perché alla prima esperienza alla regia per il grande schermo) e ai produttori, per il coraggio di essersi lanciati in un’impresa così audace e originale, in un panorama cinematografico come quello italiano, stantio e soffocante (tolte alcune eccezioni).

Non vi resta che andare nelle duecento sale in cui verrà proiettato (numero molto alto in un momento di crisi per la sala come questo), e gettarvi nella vorticosa e adrenalinica tempesta di salti: “riders on the storm”.

Gradimento Autore: 7/10 (Interpretazione: 7/10; Regia: 7/10; Scenografia: 7/10)

Attori principali: Lorenzo Richelmy; Ludovic Hughes; Simone Labarga; Nathalie Rapti Gomez; Matt Ripty

Paese: Italia

Produzione: Lucy Red, Mercurious