L'Amletico

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I Titoli Di Testa Di Toro Scatenato

Scorsese sapeva di giocarsi molto con Toro Scatenato, pellicola che portò in sala nel 1980. Il cineasta statunitense era ad un passo dal baratro, vittima di una depressione sfociata negli stupefacenti per i mancati riconoscimenti a New York New York, ambizioso musical con Liza Minnelli e l’immancabile Robert De Niro.

Fu proprio l’attore di Mean Streets e Taxi Driver, da buon fratello acquisito, a proporre al regista il soggetto del film che sarebbe divenuto negli anni un caposaldo del suo cinema. Traendo spunto dall’autobiografia del peso medio italo-americano Jake La Motta, il duo concepisce un personaggio burbero e violento che calca i ring d’America scalando posizioni nella nobile arte della boxe.

La scena proposta sono i titoli di testa, che potrebbero fungere autonomamente come scena madre. La camera fissa punta sul quadrato dove il pugile, un De Niro incappucciato e ben celato, effettua uno sparring a vuoto saltellando da un piede all’altro. I montanti e il linguaggio del corpo sono catturati in slow motion sulle note commoventi della Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni, in un valzer di bianco e nero. L’inquadratura fumosa è tagliata orizzontalmente dalle tre corde del ring, unico spazio illuminato dalla luce. Tutt’intorno è la nebbia: non ci sono seggiolini e non c’è platea. Non c’è palazzetto. C’è soltanto La Motta solitario ad uno dei quattro angoli della pedana.A rompere il chiaroscuro è il rosso vivo del titolo che campeggia tra la corda centrale e quella più alta. Unici cenni di vita oltre al boxeur sono i due o tre flash freddi di fotografi anonimi che penetrano la coltre di vapore.

Grazie alla trasformazione fisica di Robert De Niro, che fedelissimo al Metodo si appesantì di trenta chili, e al taglia e cuci delle sequenze, Toro Scatenato vinse gli oscar al miglior attore protagonista e al miglior montaggio.