L'Amletico

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Shakespea Re Di Napoli con Claudio Di Palma e Ciro Damiano: unico corpo a due voci

Si dice “napoletano stretto” perché stringe, avvolge, crea un legame più forte con chi si parla. Stretto però vuole dire anche che solo un gruppo di persone è in grado di comprenderlo e percepirne tutte le sfumature. Non è quindi per tutti lo spettacolo messo in scena da Ruggero Cappuccio al Piccolo Eliseo, ma solo ad un numero ristretto di spettatori capace di apprezzare la lingua riconosciuta patrimonio dell’Unesco. Con la scelta di usare il dialetto, lo scrittore e regista napoletano vuole dare più forza all’azione drammatica e individuare il contesto in cui si svolge la rappresentazione.

Siamo nei primi anni del Seicento. L’attore Desiderio torna a Napoli dopo un avventuroso naufragio e riabbraccia il suo vecchio amico Zoroastro. A lui racconta di aver vissuto a lungo nella capitale del Regno Unito e di essere diventato il più grande interprete dei personaggi femminili del grande drammaturgo inglese. Zoroastro però non crede a quanto gli racconta Desiderio, abituato com’è a prendersi gioco di lui, fingendo anche di esser morto pur di spaventarlo. Ma così come c’è un pizzico di verità in ogni menzogna, uno scherzo – a lungo andare – può rivelarsi anche fatale.

Palpitante. L’interpretazione di Claudio Di Palma (Desiderio) pulsa come un cuore che batte. Tremano le sue mani, il petto e il suo respiro ad ogni rievocazione dei viaggi compiuti e ruoli interpretati dal personaggio. Se Di Palma vibra nella sua recitazione, Ciro Damiano (Zoroastro) coinvolge. La sua prova è avvolgente, circonda quella del primo e la contiene. Insieme i due sono un unico corpo a due voci di una rappresentazione più viva che mai.

“L’arte somiglia alla ricerca di prove che dimostrino eventi mai accaduti”, scrive nelle note Cappuccio. E non accade così spesso di vedere tanto afflato poetico in uno spettacolo.

Info spettacolo: qui.