L'Amletico

View Original

“Tempesta” al Teatro Argot: Prospero diventa rockstar

In scena al: Teatro Argot, dal 5 al 15 aprile

Autore: William Shakespeare

Regia: Maurizio Panici

Rumore di pioggia, fragore di onde, tre volti illuminati nell’oscurità del palcoscenico. “Parla ai marinari e manovrate alla spiccia: altrimenti andiamo tutti a fondo. Presto! presto!” grida uno di loro. L’altro porta allora le mani a coppa intorno alla bocca e grida “Su, cuori miei: animo, animo! Serrate il bompresso!”. Ma per quanto forte possano urlare la situazione è disperata, i loro sforzi non calmeranno la tempesta. “Tutto è perduto! Preghiamo! Preghiamo!”.

Inizia con vigore la versione di Maurizio Panici de La tempesta di William Shakespeare. Pur nell’essenzialità della messinscena, sin da subito si è travolti dal tumultuoso affanno dei marinai provocato dal mare in burrasca, grazie all’espressività di Matteo Quinzi e Andrea Standardi, che scuotono il palco sino a farlo sembrare il ponte di una nave alla deriva.

“Non vi fu danno. Io non ho fatto nulla che non fosse per te. Per te mio bene, per te mia figlia che non sai chi sei”. Da uno sfondo di luci blu emergono le figure del mago Prospero (Luigi Diberti) e sua figlia Miranda (Veronica Franzosi), che dall’alto della struttura in cui si trovano hanno assistito al disperdersi dell’equipaggio sull’isola da loro abitata. Con ritmo cadenzato e rassicurante, Prospero spiega dunque alla figlia le ragioni che l’hanno indotto a scatenare la tempesta: ovvero di come dodici anni prima il fratello Antonio, con la complicità del Re di Napoli, l’avesse spodestato dal ducato di Milano per confinarlo nella stessa isola dove adesso i due sono naufragati.

Lo spettacolo sarà per Prospero l’occasione attraverso cui riportare ordine alla sua vita sconvolta da quegli eventi, vendicandosi di quanto subito in passato e cercando di trovare un buon partito per la figlia – come il principe Ferdinando, erede del Re di Napoli, anche lui disperso sull’isola.

Ecco allora però che le luci del cielo blu si spengono, lasciando spazio a rossi bagliori infernali. Dall’oscurità emerge la figura mostruosa di Calibano, un essere a metà tra l’uomo e la bestia, reso schiavo da Prospero; la creatura deforme vuole riprendersi l’isola che gli apparteneva, di cui una volta era l’unico abitante: cercherà pertanto in tutti i modi di infrangere i piani del mago.

Nell’interpretare Prospero, Luigi Diberti distingue efficacemente la crudeltà, la saggezza e la misericordia che albergano nel suo personaggio. Avvolto nel suo costume bianco da rockstar, ed immobile sul suo trono, sarà tiranno nei confronti di Calibano, guida paterna per la figlia, e infine clemente nei confronti dei suoi aguzzini, che libererà dai tormenti infittigli grazie all’aiuto dello spirito Ariel. Questi è un’ispirata Selene Gandini, che aiuta con solerzia il mago nel suo progetto, nella speranza di poter riottenere da lui la libertà una volta assolto il suo compito.

Non altrettanto intense le prove di Veronica Franzosi (Miranda) ed Antonio Randazzo (Ferdinando), che appaiono fin troppo puerili nei loro ruoli, privi di quel peso drammatico che un’opera del genere richiederebbe.

“Chist’è vino di Spagna! Bivi mostro!”. Ricorda l’armata Brancaleone il gruppo composto da Calibano (Alessandro Carbonara), Stefàno (Matteo Quinzi) e Trinculo (Andrea Standardi); tra una bevuta ed una baruffa, i due marinai scampati al naufragio tenteranno insieme al mostro di uccidere Prospero. La sinergia tra gli attori è evidente e trascinante, le loro scene catalizzano gli sguardi degli spettatori che li inseguono nella vorticosa danza dionisiaca. Alessandro Carbonara è in particolare un Calibano spaventoso per bravura: circondato da vestiti spazzatura, si muove come un rettile sul palco, aggredendo la scena al momento opportuno.

La rappresentazione è interessante nella sua veste moderna. Il regista sfrutta bene il limitato spazio a disposizione per rendere un’opera che potrebbe richiedere teatri più ampi. Sulle onde rock di Another Brick In The Wall dei Pink Floyd, le scene appaiono elettrizzanti, ricordando lo stage di un concerto dove Prospero è la rockstar indiscussa.

Ma come per Shakespeare (alla sua ultima opera con La tempesta), anche per il mago è giunta la fine della sua avventura. Chiede allora al pubblico un ultimo applauso catartico per ottenere da loro l’indulgenza, per liberare la sua anima d’attore dai tormenti della messinscena più faticosa qual è la vita.

Gradimento Autore: 6.5/10 (Regia: 6.5/10; Interpretazione: 6.5/10; Scenografia: 6.5/10)

Interpreti: Luigi Diberti, Selene Gandini,
Alessandro Carbonara, Veronica Franzosi, Matteo Quinzi, Antonio Randazzo e Andrea Standardi