The Blue Nile - "Hats": Una Passeggiata Notturna In Città
Genere: Art Pop
Etichetta: Linn
Scandagliando il web e nello specifico Youtube, qualche tempo fa mi imbattei nell'album di una band a me sconosciuta fino a quel momento. E così, tra uno youtuber e uno strano tutorial, eccoli lì, annegati nei milioni e milioni di video, i Blue Nile e il loro luccicante tesoro, Hats.
Una storia incredibile quella dei tre ragazzi di Glasgow, avvolti nel mistero, spettri silenti di un art-pop divenuto modello e culto in un amen.
Liberi dai paletti di clausole o compromessi discografici, dalla vanagloria e dalla smania del successo, il gruppo scozzese ha sempre agito secondo un credo preciso, producendo solo quando vi era una focosa impellenza artistica che non poteva rimanere ingabbiata.
La musica per la musica, nessun secondo fine. E la testimonianza è una discografia che conta appena quattro album in studio in vent’anni di carriera, dall’esordio nel 1984 all’ultimo valzer del 2004.
Hats arriva nel 1989, a qualche anno da A Walk Across The Rooftop. Nonostante siamo nella fase centrale degli '80, in cui gruppi su gruppi sfornavano dischi in serie, sfruttando il nome a discapito della creatività e immettendo nel mercato prodotti il più delle volte rivedibili, i Blue Nile restano fedeli alla loro linea. Qualcuno, in quattro anni di latenza, potrebbe aver rimosso dalla memoria il trio con Paul Buchanam al timone, ma un’urgenza non si comanda.
Bastano pochi secondi e tutto riaffiora. Un ingresso beat sornione, due morbidi accordi di synth e qualche timida nota di basso a simulare un giro. Due tasti premuti e subito la voce soul di Buchanam a prendersi la scena in Over The Hillside, dondolando su una sinfonica scenografia notturna.
Non sembra esser passato tutto quel tempo: quattro anni diventano quattro secondi e Blue Nile è un nome di nuovo familiare, comprensibile.
Dal morbido pendio collinare il blu del crepuscolo sfuma nel nero della notte, illuminato a macchia di leopardo dalle migliaia di luci dei lampioni e delle case. The Downtown Lights è un romantico pop melodico che sembra sgusciare fuori da un locale affacciato sulla strada, investendo coppie di passanti lungo i marciapiedi.
L’inno all’amore continua, perché di questo si tratta. Hats è essenzialmente un album che canta l’amore senza alcuna vergogna, mostrando le sue curve sinuose e gli spigoli aguzzi, sfruttando liriche chiarissime che non hanno altre chiavi di lettura.
E nella città che ancora non dorme c’è una malinconica sfilata, con fari accecanti che irradiano il corteo. L’intreccio piano/synth e il veleggiare di un basso risuonano nella festosa piazza centrale, mentre un uomo perde di vista il suo angelo e lo lascia volare via.
Spezzato ogni legame l'unica soluzione è fuggire altrove per dimenticare. Infilati gli effetti personali e gli abiti nel piccolo bagaglio a mano, non resta che afferrare un treno e abbandonare anche l’ultimo tiepido bagliore di luce, confondendosi nella nebbia. From A Late Night Train è una straziante traccia voce e piano, volutamente spoglia per persone solitarie, con un alito jazz emesso lungo il tragitto da una tromba anonima. È il ritorno nella periferia dove gli occhi della city non possono giungere, in un sabato notte tramutatosi, all’arrivo, in mattinata domenicale.
Sono le Seven A.M., un nuovo giorno nasce. Bentornati alla quotidianità.
Tracce Consigliate: "Over The Hillside"; "The Downton Lights"; "From A Late Night Train"