"Thor: Ragnarok": la Marvel sterza verso l'intrattenimento puro.
Anno: 2017
Durata: 130m
Genere: Azione, Avventura, Commedia
Da tempo nel Marvel Cinematic Universe si percepiva il rischio di stantio e ripetitività. La lunga serie di film dedicata agli Avengers – sia negli episodi dedicati agli eroi singoli che in quelli dedicati alla squadra intera – è andata nel tempo a costruire un tessuto sempre più fitto di trame intrecciate per cui, se da una parte rappresenta uno sforzo narrativo enorme ed ammirevole, dall'altra tende verso la canonizzazione di alcune regole narrative che alla lunga rischiavano di incatenare la libertà dei singoli film. Inoltre era da "Captain America: The Winter Soldier" nel 2014 che la Marvel non realizzava una pellicola incentrata su uno degli Avengers principali, dunque la sfida era impegnativa, e le aspettative altissime.
All'inizio della pellicola troviamo Thor (Chris Hemsworth) esattamente dove lo avevamo lasciato: disperso nella galassia, prigioniero del malvagio Surtur, che gli rivela come Ragnarok, la distruzione del mondo degli dei, ha già avuto inizio e non può essere fermato. Dopo essersi liberato, Thor scopre che Odino (Anthony Hopkins) è stato esiliato, e una volta incontrata Hela (Cate Blanchett), la dea della morte, il dio del tuono viene esiliato a sua volta insieme al fratello Loki (Tom Hiddleston). Quando Hela minaccia di distruggere Asgard, Thor sarà costretto a tornare in fretta per evitare Ragnarok e salvare così il suo mondo.
Ancora una volta la Marvel decide di puntare su un regista giovane e poco conosciuto: il neozelandese Taika Waititi, che aveva già fatto parlare di sé per una serie di commedie indie molto riuscite. Il cambio di registro è evidente: se nel primo Thor si respirava un'atmosfera shakespeariana grazie alla mano decisa di Kenneth Branagh, e il secondo si presentava come una via di mezzo tra le atmosfere pesanti del primo e un accenno non troppo deciso di commedia che le allegeriva, "Thor: Ragnarok" ha sterzato nettamente per abbandonare la strada intrapresa dai suoi predecessori.
Il film di Waititi è esagerato, divertente, ironico, autoparodistico, colorato e potente. Il regista neozelandese ed il suo team di sceneggiatori – provenienti dalle serie TV Marvel – riescono a risolvere il problema della pesantezza inserendo una chiave comica decisamente marcata, che ci porta più dalle parti dei "Guardiani della Galassia" che degli altri Avengers. Thor gioca con la figura stereotipata dell'eroe serio e sempre in controllo della situazione, in cui in parte si era inserito nei due film precedenti, per trasformarsi in senso fisico e metaforico. Il nuovo Dio del tuono è ancora forte, potente, carismatico, ma in molte situazioni si trasforma nella parodia dell'archetipo del supereroe, quindi di se stesso, e si rivela addirittura umano, debole, molto più vicino agli spettatori rispetto a prima.
Visivamente la pellicola è una gioia per gli occhi. Il lavoro della CGI unisce i colori sgargianti dell'universo alla "Guardiani della Galassia" con l'estetica kitsch degli anni '80 e un gusto per la composizione pittorica evidente soprattutto in alcune sequenze chiave, come il flashback della Valchiria (Tessa Thompson) e le riprese delle montagne fuori Asgard. Waititi ha una cultura cinematografica composta da riferimenti vari che riversa nel film per dargli nuova linfa vitale e spezzare le atmosfere cupe dei capitoli precedenti.
Parlando dei personaggi, "Thor: Ragnarok" si trovava davanti ad una sfida molto difficile: da una parte c'era la volontà di utilizzarli tutti al meglio delle possibilità. Da Thor a Hulk, da Hela a Loki, Waititi ha cercato di regalare ad ognuno di essi il giusto spazio in termini di tempo e narrazione. Dall'altra parte però, si parla comunque di un film su Thor, in cui il personaggio interpretato da Chris Hemsworth doveva essere l'indiscusso protagonista, evitando lo scivolone di "Captain America: Civil War", che invece di concentrarsi sul capitano a stelle e strisce aveva un sapore collettivo alla "Avengers". Questa volta la sfida è stata vinta solo parzialmente.
Se è indubbio come a Thor siano riservate la maggior parte delle attenzioni, è anche vero che il peso di Loki e Hulk (Mark Ruffalo) si sente, così come il non sufficiente spazio concesso ad un'attrice del calibro di Cate Blanchett. Il film allora sembra diviso nettamente in due, da una parte c'è Thor disperso sul pianeta-discarica Sakaar, dall'altra c'è Asgard, Hela e il Ragnarok, e solo alla fine le due parti si uniscono, lasciando comunque la sensazione di un'unione forzata e non abbastanza approfondita.
Rimane comunque alto il livello della recitazione, coadiuvata da una scrittura dei personaggi decisamente all'altezza. Chris Hemsworth è del tutto a suo agio nei panni del dio del tuono, ancora più di quanto non fosse prima, così come Tom Hiddleston riesce a costruire uno dei migliori – se non il migliore – Loki visto sul grande schermo. Cate Blanchett è indiscutibilmente brava, anche se avrebbe meritato più spazio, mentre è apprezzabile la versione spaventata e confusa di Bruce Banner, interpretato da Mark Ruffalo, ma non convince la versione troppo primitiva di Hulk. Molto convincenti sono stati infine i personaggi secondari, la Valchiria e il maestro dei giochi: un eccezionale Jeff Goldblum.
"Thor: Ragnarok" rappresenta dunque una ventata di aria fresca per i Marvel Studios, che riescono a costruire un film che diverte senza dimenticare una certa profondità e un senso di astrazione che collega tutte le opere del MCU. Un netto cambio di direzione rispetto al passato che ha diviso e continuerà a dividere il pubblico tra chi lo ama e chi lo odia, ma che rappresenta comunque un'operazione vincente e decisamente interessante.
Gradimento Amletico*: 7.7/10
Paese: USA
Produzione: Marvel Entertainment, Marvel Studios, Walt Disney Pictures
*Media tra gradimento del pubblico, critica e autore