Un viaggio audiovisivo nel fantastico mondo degli artisti residenti iberoamericani
Lo spagnolo è la seconda lingua più parlata al mondo e non per caso l’idioma di Cervantes riesce a unire realtà così diverse, come attesta la mostra virtuale “Riattivando Videografie”.
Dal Perù alla Guinea Equatoriale, dal Guatemala all'Uruguay, il progetto della Real Academia de España a Roma mette a disposizione, online e gratuitamente, 64 lavori audiovisivi di 65 artisti e 2 collettivi da 17 paesi diversi.
La creatività degli autori non ha confini: Florencia Levy e il suo Paisaje para una persona trovano nelle immagini di Google Maps un nuovo modo di raccontare una sorta di cronaca alternativa.
Contaminación medioambiental, di Juan Agustín Nve, prende spunto dall’acqua per denunciare la drastica e ormai quasi irreversibile impronta umana sul pianeta.
La sperimentazione visiva raggiunge alti livelli in Doppler Eco Tac, di Miriam Isasi; peccato che ci sia soltanto il trailer! La pandemia non poteva che scatenare ulteriormente la creatività di Gabriela Nova e Meme Flores che in Extraño hanno dato sfogo alle loro nostalgie in tempi di confinamento.
Ignacio Alcantara ha messo insieme disegno, animazione e videografia nel suo Clima, un racconto personale della lotta per emanciparsi di un’eredità non gradita. Un’opera che si fa notare anche per l’assai elaborato sound design e l’eccelso montaggio, sia manuale che digitale.
Spazio anche per Roma che non di rado ispira i residenti dell'Accademia al Gianicolo. In Roma 3 Variazioni, José Guerrero e Antonio Blanco Terrero hanno esplorato le vie nascoste dell’acqua, onnipresente nella città.
Anche la luce della Capitale è stata tema di studio della produzione di Laura Gibellino, che ha creato un’eclisse all’interno del Pantheon!
Oltre allo spagnolo, c’è un altro linguaggio universale: quello del corpo che parla. Gli artisti infatti spesso ricorrono all’espressione nuda e cruda del corpo per affrontare temi complessi dell’esistenza umana.
È attraverso questo soggetto-oggetto materialmente costituito di carne, sangue e ossa – che all’interno non fa distinzioni e che dall’esterno ci ricorda che non dobbiamo mai fidarci dalle apparenze – che Le Artiste attingono l’anima della donna che abita in ogni uomo.
Gritos Mudos, di Suzana Carbalito è uno sguardo di resistenza. Self-Portrait, di Francesca Arri, ci ride in faccia. Bien Sentadita, di Lia Vallejo, dà uno schiaffo in faccia alla società cattolica patriarcale. Una triade che ben rappresenta la forza della mujer, creativa e libera di essere e fare quello che vuole, anche nelle arti.
Poi c’è quello che forse è il linguaggio più incisivo tra tutti: il silenzio che parla. Saggiamente, gli artisti ne fanno uso quando devono avventurarsi nel reame della natura per raccontare le sfide di un tempo che segnerà per sempre il destino dell'umanità.
Come Donna Conlon e il suo sorprendente From the Ashes, che riesce a immobilizzare l’uccello simbolo della minuziosa velocità. Oppure La Herida del Horizonte, di Alejandra Mastro, che a partire di una fotografia attiva un futuro distopico laddove Pachamama dovrebbe essere più che mai custodita.
Il ventaglio di “Riattivando Videografie” è vasto e variegato. Magari avessi a casa un proiettore. L’avrei puntato sul primo muro bianco e mi sarei seduto per terra, con un buon caffè americano in mano, cuffie in testa e, finalmente, play.
Subito sarei stato trasportato in una delle sale dell’Accademia, dove nel 2022 il progetto ojalá potrà essere visto dal pubblico in prima persona.
Per ora, il viaggio inizia qui.