L'Amletico

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Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità: la storia secondo Schnabel

Regista: Julian Schnabel

Anno: 2018

Durata: 120m

Genere: Biografico, Drammatico

Vincent vaga per campi di grano e di girasoli; è solo, si ferma, entra in contatto con la nuda terra e con il paesaggio, lo dipinge. Le sue tele vedono la luce in brevissimo tempo, con pennellate rapide e nervose. Ma nessuno sembra capirlo, nessuno apprezza la sua arte così diversa dal borghese e ormai mellifluo impressionismo.

Ventidue anni dopo “Basquiat”, film biografico sulla vita dell’artista newyorkese, il regista e pittore Julian Schnabel torna sul grande schermo con un film su un altro artista, l’olandese Vincent Van Gogh.

Un biopic che si concentra principalmente sugli ultimi anni irrequieti della sua vita, tra la burrascosa e breve convivenza con Gauguin, il rapporto viscerale col fratello Theo e la ricerca spasmodica di approvazione.

Ad interpretare il pittore è Willem Dafoe, premiato alla Mostra d’arte Cinematografica di Venezia con la Coppa Volpi per il Miglior attore. A vestire i panni di Theo e di Gauguin sono rispettivamente Rupert Friend e Oscar Isaac, che non brillano particolarmente, oscurati dall’interpretazione del protagonista.

In tanti hanno provato a mettere su pellicola la vita del grande artista nederlandese, da Kurosawa ad Altman, difficile dunque il compito di addurre qualcosa di nuovo ad un soggetto già ampiamente trattato; arduo soprattutto eguagliare il livello raggiunto nel 1956 da Vincente Minnelli con “Brama di vivere”, film incentrato proprio sul rapporto fra Van Gogh e Gauguin, interpretati magistralmente da Kirk Douglas e Anthony Quinn.

Certamente riusciti diversi aspetti tecnici del film: la fotografia di Benoit Delhomme, che insiste su colori caldi, in particolare sul giallo tanto amato dal pittore, così come la scenografia  e i costumi, sempre credibili e filologici. Meno all’altezza una buona parte della sceneggiatura, seppur scritta dal regista insieme al talentuoso e veterano Jean-Claude Carrière; questa infatti, specie nei dialoghi fra Van Gogh e Gauguin, pecca di un eccessivo didascalismo, rischio sempre in agguato nel genere biografico. Il rapporto intenso e irrequieto fra i due pittori, inoltre, non emerge molto, così come quello intensissimo che Vincent aveva col fratello, finendo per alleggerirli (se non per banalizzarli). Si percepisce invece molto bene la passione di Van Gogh per la pittura, la necessità di dipingere e gettare su tela la propria visione del mondo per fissarla.

Fuoriesce un ritratto di Van Gogh privo di quella gravitas e di quella forza folle e disperata. Un ritratto molto personale di Schnabel, che modifica anche il finale, con un cambiamento che sa di revisionismo storico. Il grande artista infatti, in preda alla depressione e alla schizofrenia, si suicidò con un colpo di pistola, mentre nel film appare come un incidente causato da due ragazzini.

“Questo film non è una biografia, ma la mia versione della storia. È un film sulla pittura e un pittore e la loro relazione” ha dichiarato il regista al festival di Venezia, giustificando solo in parte la decisione di modificare il finale.

Apprezzabile la scelta della soggettiva per raccontare la storia dagli occhi di Van Gogh-Dafoe stesso, evitando così un racconto documentaristico che rischia sempre di annoiare lo spettatore.

Un film ben orchestrato, tolta qualche sbavatura, ma che non lascia il segno, sebbene denso di molte immagini esteticamente belle, e nonostante la buona performance di un Willem Dafoe, capace di trasformarsi ed immedesimarsi in qualsiasi personaggio, da Pasolini a Cristo, fino appunto a Vincent Van Gogh.

 

Gradimento Autore: 7/10 (Interpretazione: 8/10; Regia: 6/10; Scenografia: 7/10)

Attori principali: Willem Dafoe (Vincent Van Gogh); Rupert Friend (Theo Van Gogh); Oscar Isaac (Paul Gauguin)

Paese: USA-Francia

Produzione: Iconoclast, Riverstone Pictures, SPK Pictures