L'Amletico

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“Vestire gli ignudi” di Pirandello: l’opera di carità dello scrittore

In scena al: Teatro Arcobaleno dal 2 al 17 dicembre, solo il venerdì e sabato (ore 21:00) e la domenica (ore 17:30)

Durata: 1h 30'

Biglietti: Intero € 19,00 - Ridotto € 15,00 (CRAL, Associazioni, Feltrinelli, Bibliocard, RomaPass, Over 65) Ridotto Studenti € 13,00 (+ Possessori Carta x2)

Drammaturgia e Regia: Giuseppe Argiro'

Gli occhi scorrono avidi lungo le parole alla ricerca di qualche riferimento, un piccolo cenno – basta anche solo il nome – che rimandi alla nostra persona, a quanto si è compiuto durante il lavoro più sfiancante e gratificante fra tutti: ossia vivere. Ognuno di noi aspetta il momento che qualcuno immortali la propria storia, che dia forma alla propria esistenza e la racconti con eleganti parole, in grado di abbellirla e renderla migliore rispetto a quanto non sia nella realtà.

Ersilia non è da meno. Dopo aver passato una vita grama, indossando vestiti sudici e subendo umiliazioni giornaliere, intravede nella sua morte volontaria un modo per riscattarsi. Non ha dubbi che la sua storia, così tragica e dolorosa, le garantirà quel prestigio e successo che l’hanno sempre evitata durante la vita. E le sue aspettative non saranno deluse, anche se la morte non arriverà.

La sua vicenda, vestita per l’occasione e raccontata al giornalista Alfredo Cantavalle, abbaglia gli occhi di tutti coloro che la leggono sul giornale, fino ad attirare le attenzioni del vecchio romanziere Ludovico Nota, che l'ospiterà nella sua dimora. I tessuti dell’abito sono tuttavia di pessima fattura, pronti a sfaldarsi all’arrivo del tenente Franco Laspiga e del console Grotti. Il primo è accorso dopo aver appreso che Ersilia aveva tentato di avvelenarsi perché era stata lasciata da lui; mentre il console è pronto ad agire legalmente nei confronti del giornale dopo aver letto che il licenziamento di Ersilia, la quale lavorava presso la sua dimora come governatrice, ne aveva causato il tracollo.
Sotto le accuse laceranti e le affermazioni infanganti, il tessuto dell’abito di Ersilia inizia a sgretolarsi. La sua vita comincerà di nuovo a macchiarsi e l'abito di parole cucito per lei su misura diventerà sempre più consunto, fino a lasciarla di nuovo nuda.

Giuseppe Argirò decide di portare in scena l’opera di Pirandello in occasione del 150° anniversario dalla nascita del drammaturgo siciliano; ma la scelta non è dovuta tanto alla ricorrenza, bensì allo spazio che il testo riserva alla donna, in un’epoca dove si sta lottando con forza per reprimere le violenze e gli abusi, per dar voce a chi ha paura di parlare o raccontare la propria storia. Vestire gli ignudi diventa allora un riflettore con cui gettare luce su di un fenomeno che si consuma lontano dalla ribalta, in quelle zone d’ombra dei rapporti oscurate dai soprusi.
Per questo motivo non è un caso che la protagonista sia interpretata da Silvia Siravo, attualmente impegnata nel progetto fotografico di Sergio Battista La voce delle donne, cui hanno aderito 21 donne concedendo la loro immagine ed esternando i loro pensieri riguardo tale piaga sociale, in assoluta libertà di forma e di contenuti, senza remore o stereotipi.

Nell’affrontare questo tema, Argirò tuttavia non modifica la sceneggiatura pirandelliana né compie rivisitazione alcuna, poiché il messaggio è di per sé chiaro nell’opera originaria. L'iniziale voce narrante di Filippo Velardi (che interpreta impeccabilmente il giornalista) risuona alle spalle del pubblico mentre si palesa dalle retrovie della platea, immergendo sin da subito nell’atmosfera concitata dove ha luogo la messinscena: l’appartamento del romanziere Ludovico Nota, dove Ersilia è stata appena ospitata dopo essere stata dimessa dall’ospedale, e in cui sarà presto raggiunta dal console e dal tenente.
Le figure qui riunite si stagliano sullo sfondo cangiante – ora rosso fuoco, ora blu malinconico – a seconda dei sentimenti prevalenti durante la messinscena. Nell’arcobaleno di colori utilizzati, il contrasto rispetto agli altri elementi risulta però sproporzionato, non riuscendo a compenetrarsi efficacemente con il resto della scenografia, costituita da elegante mobilia d’antan, tra cui spicca un antico scrittorio. Da questo, Maurizio Palladino (il vecchio romanziere Ludovico Nota) tenterà con profonda intensità di persuadere la giovane Ersilia, dando prova di tutto il suo carisma nell’interpretazione del personaggio; a lui si aggiungono un'energica Debora Mattiello (la signora Onoria, affittacamere) e un solido Aldo Vinci (il Console Grotti), che supportano efficacemente l'attrice Silvia Siravo, ispirata nel rendere Ersilia tremendamente fragile, abbandonata agli ignominiosi flutti del mare di miseria che la inghiottisce.

Meno convincente è invece Alessandro Scaretti nel ruolo del tenente Franco Laspiga, la cui interpretazione appare fredda, metallica, suscitando poche emozioni. Rimane idealmente nudo sulla scena, senza parole di elogio con cui vestirsi, ma sicuramente riuscendole ad ottenere nel prossimo personaggio.

Gradimento Autore: 6/10 (Regia: 6/10; Interpretazione: 7/10; Scenografia: 5/10)

Interpreti: Silvia Siravo, Aldo Vinci, Maurizio Palladino, Alessandro Scaretti, Debora Mattiello, Filippo Velardi.