Orari: Da martedi a domenica dalle 10.00 alle 18.00
Costo biglietto: libero
Fino al 2 giugno 2019 la Real Academia de España en Roma ospita la mostra L’ultimo Espaliú dedicata all’artista spagnolo Pepe Espaliú (Cordova 1955 - 1993).
Curata da Xosé Prieto Souto e Rosalía Banet l’esposizione, la prima che Roma gli dedica dopo la sua scomparsa avvenuta nel 1993, ripercorre gli ultimi anni di vita dell’artista, segnati dall’AIDS. In esposizione circa 19 opere realizzate dall’artista andaluso che, proprio a Roma, trascorse parte dell’ultimo periodo della sua vita, come borsista presso l’Accademia nel 1992/1993, con un progetto legato alla scultura. 5 sculture e 14 disegni, oltre ad una serie di documenti originali dell’epoca, tra cui lettere, articoli di giornale e video delle sue performance raccontano il percorso artistico di Espaliú, che negli ultimi anni scelse di mettere la malattia al centro della sua ricerca artistica.
Il percorso espositivo inizia da una delle sue performance più famose Carrying, che realizzò nel 1992 lungo le strade di Madrid, dove l’artista, già gravemente ammalato, si fece trasportare di braccia in braccia da un centinaio di persone, in un percorso che dalla Camera dei Deputati arrivava al museo d'arte moderna e contemporanea Reina Sofía. La sua performance, a cui presero parte anche personalità del mondo della cultura e della politica, voleva rappresentare un atto di denuncia per smuovere e provocare l’attenzione pubblica sui malati di AIDS. Carrying, che fu senza dubbio l’opera più rappresentativa di Espaliú, viene rappresentata nella mostra in tre forme diverse: scultura, performance e video.
Il percorso prosegue con alcune opere su carta, i suoi scritti e le sue fotografie. In questa sezione è esposta anche la scultura Maternità, una delle ultime opere dell’artista, appartenente alla collezione d’arte dell’Accademia, che ben rappresenta il mondo interiore e più intimo dell’artista.
La sezione successiva racconta la malattia fino all’uscita di scena dell’artista. Come nella performance Il Nido (1993, Arnhem, Olanda) in cui Pepe Espaliú mostra attraverso il processo dello spogliarsi, la fragilità, la solitudine, l’abbandono da parte delle istituzioni e della comunità di fronte alla malattia.
Lungo tutto il percorso espositivo ricorrono alcuni elementi simbolici, come per esempio le stampelle, riprodotte più volte anche nei disegni, che appaiono come una sua richiesta di essere sorretto, di fronte alla fragilità del corpo. Nelle sue opere finali Espaliú vuole sottolineare la vulnerabilità, l’isolamento, l’incomprensione a cui si trovò sottoposto non solo da un punto di vista personale ma anche come questione sociale.
L’ultima parte della mostra, a cura di Raffaele Quattrone, analizza il contesto italiano e le difficoltà crescenti che segnarono e furono rappresentate nel percorso artistico di Espaliú, come ad esempio il corpo ferito, la malattia e le poetiche dell’identità sessuale.
In mostra anche una selezione di opere di artisti italiani, il cui lavoro richiama le tematiche affrontate da Espaliù. Tra questi,Bruna Esposito, Francesco Impellizzeri, Vincenzo Marsiglia, Alessandro Moreschini, Marinella Senatore e Cesare Viel.