- Dove: Teatro Argentina
- Quando: dal 27 febbraio al 29 marzo
- Orari spettacolo: martedì e venerdì ore 21.00; mercoledì e sabato ore 19.00; giovedì e domenica ore 17.00
- Costo biglietti: da 12 a 40 euro.
- Durata: 2 ore
- Recensione: link
Dopo il felice esito del Calderón di Pier Paolo Pasolini, (Premio Ubu 2016 per la migliore regia), Federico Tiezzi firma una nuova monumentale produzione per il Teatro di Roma, ANTIGONE di Sofocle, con protagonisti Sandro Lombardi e Lucrezia Guidone, dritti al cuore dello scontro tra l’eroina, che si fa portatrice dei valori della legge naturale, e Creonte, che rappresenta la legge degli uomini.
Ricollegandosi alla visionarietà pittorica del pasoliniano Calderón, Federico Tiezzi, coadiuvato dalle scene di Gregorio Zurla, dai costumi di Giovanna Buzzi, dalle luci di Gianni Pollini, ambienta il dramma in una sorta di ospedale-obitorio, dove due donne, Antigone e Ismene, spinte dal sentimento della pietà, sono venute per trafugare il corpo del fratello, portarlo via e seppellirlo. I letti sono occupati da cadaveri, la guerra tra Tebe e Argo si è appena conclusa ed ecco che i corpi dei cadaveri prendono vita: il coro è infatti composto da questi morti da poco risorti, tornati in vita per obbedire a Creonte, re condottiero metafisico e politico angosciato che, sospeso a mezz’aria sul suo trono, domina sui morti e sui vivi. Antigone, uno dei massimi capolavori che ci abbia lasciato la grande cultura di Atene, rappresentata per la prima volta durante le Grandi Dionisie di Atene nel 442 a.C., si riallaccia al ciclo tebano di Edipo e dei suoi discendenti.
Al cuore della tragedia lo scontro tra Antigone e Creonte: da un lato i valori religiosi e gli affetti del clan familiare, dall’altro le esigenze dell’ordine pubblico. La figura e i temi sono da sempre attuali, infatti innumerevoli le riscritture, le traduzioni, i melodrammi e i fumetti ispirati alla vicenda: la ragazza che si ribella al potere, perché vuole seppellire il fratello in nome delle leggi religiose e del rispetto del ghenosfamiliare, è l’eroina che assurge a simbolo di chi rivendica i diritti dei più deboli. L’opera è anche la tragedia di Creonte, l’uomo cui il destino ha affidato il compito di governare e di far rispettare le leggi.