Dove: Teatro India
Quando: 12 novembre
Orari: 21.00
Prenotarsi: qui
Martedì 12 novembre (ore 21) al Teatro India e in diretta su Rai Radio 3 appuntamento con DISTANT LIGHTS FROM DARK PLACES del drammaturgo australiano Andrew Bovell, una prima assoluta per l’Italia realizzata in coproduzione con lacasadargilla e Lisa Ferlazzo Natoli, in collaborazione con il Teatro di Roma che per la prima volta accoglie nel suo cartellone una produzione radiofonica. L’evento si inserisce nella programmazione della IX edizione di Tutto Esaurito! Il mese del Teatro di Radio 3 a cura di Antonio Audino e Laura Palmieri.
Nel corso della serata, oltre allo spettacolo, anche un’intervista all’autore a cura di Margherita Mauro e realizzata da Lisa Ferlazzo Natoli, sul suo rapporto con la radio, la scrittura polifonica e le tematiche legate al complesso dialogo tra Australia e Europa, rispetto ad una colonizzazione ancora in atto. Ospiti della diretta saranno il critico e studioso teatrale Attilio Scarpellini, per un commento su questa prima rappresentazione, e Luca Sossella, editore del testo di Bovell, pubblicato nella collana Linea di ERT Fondazione insieme a When the rain stops falling.
Distant Light from Dark Places mette in scena quattro figure estremamente diverse l’una dall’altra – due uomini e due donne – colte come d’improvviso in situazioni di bisogno, precarie e ambigue, già in atto da un certo tempo. Quattro forme di comunicazione molto diverse tra loro di cui – come in un thriller da togliere il fiato – scopriremo via via le connessioni. Come già in When the rain stops falling, grande successo della scorsa stagione sempre con la regia della Natoli, Bovell sa dar vita a storie, desideri e bisogni di uomini e donne comuni giocando magistralmente con linguaggi e codici stratificati, per costruire un piccolo gioiello che ragiona d’incontri mancati, di parole non dette, dell’impossibilità d’amare. E sotto – quasi psicanaliticamente – il caso cieco, l’azzardo e la paura, motori oscuri e sorprendenti delle nostre comuni esistenze; e un sogno in cui tutti i personaggi sembrano scivolare – spazio reale e ‘innaturale’, luogo del subconscio e delle proiezioni – che, come una sorta di nastro di Moebius in cui qualcosa non torna, ri-disegna quella che chiamiamo, forse, realtà.
La narrazione polifonica di Bovell – come suggerisce Lorenzo Pavolini – riesce nel prodigio di far ritrovare i suoi personaggi e noi che li ascoltiamo nello stesso sogno inquieto, sul margine dell'abitato e della vita, al cospetto del medesimo equivoco. Lo intuiremo per primi, e ne resteremo comunque impotenti testimoni.