Dove: Teatro India
Quando: 25 maggio ore 18 I 26 e 27 maggio ore 21
LA DOPPIA INCOSTANZA è una commedia di prosa in tre atti scritta da Pierre de Marivaux e presentata sulle scene nel 1723. Considerato in Francia il secondo commediografo canonico dopo Moliére, poco amato in vita dagli intellettuali dell’epoca, che lo etichettarono come costruttore di vicende sentimentali dal linguaggio brillante ma dolciastro, Marivaux fu prima di tutto un pensatore e un osservatore scrupoloso delle relazioni umane. In questa commedia, come in altre della sua produzione, ciò che emerge è un pensiero dominante, pericoloso e ossessivo, che la rende una macchina implacabile di violenza emotiva, mettendo in scena la manipolazione dei sentimenti, la progettazione razionale dell’affetto, la seduzione come meccanismo di potere che divide e unisce vittime e carnefici. In La doppia incostanza due giovani di campagna, Silvia e Arlecchino, si amano, ma il principe del luogo si innamora a sua volta della bella contadina e la fa rapire. Silvia rifiuta l’amore del principe, ed è qui che interviene Flaminia, capace di inventare una strategia: Arlecchino e Silvia devono restare prigionieri, ma saranno liberi di vedersi. Il principe in incognito comincia così a corteggiare Silvia discretamente, e Flaminia stessa seduce Arlecchino fino a farlo innamorare. Silvia e Arlecchino cedono infine alle lusinghe dei due spasimanti, realizzando il progetto del principe e di Flaminia.
«Il teatro lo si fa soprattutto per amore e spesso il caso ci aiuta a far sì che vari elementi si fondano per dar vita a quella strana magia che si manifesta poi sul palcoscenico – racconta il regista Lorenzo Lavia – Questo progetto ha visto la luce grazie alla sinergia di tre Istituzioni quali il Teatro di Roma, l’Accademia di Costume e Moda e il Conservatorio di Santa Cecilia: tre realtà capaci di mettere in campo le proprie giovani eccellenze che da poco si sono affacciate al mondo del nostro lavoro o che sono addirittura al debutto. Ecco, io ho deciso di mettermi a loro servizio come regista affinché tutti potessero tirar fuori nei rispettivi campi la propria arte e tradurla in qualità: attori, costumisti, musicisti. […] Nella Doppia Incostanza, Marivaux si prende il diritto di irridere e di ridere sia degli uomini che delle donne, mettendo alla berlina i loro vizi e le loro virtù, sempre, come se la vita fosse un perenne gioco del bene e del male. Per questo, partendo dall’idea del gioco, i personaggi si trasformano in bambini che si muovono su un quadrato fatto di sabbia, come se fosse un luogo dei loro giochi, per mettere in scena questa commedia o questo dramma dell’amore, dove la vera natura corrotta dell’essere umano affiora. Marivaux decide scientemente di dare un’ambientazione totalmente immaginaria e slegata dalle convenzioni della sua epoca, proprio per concentrarsi sulla psicologia dei suoi personaggi. E proprio questo luogo non luogo quasi distopico che l’autore ci lascia, ci permette di portare in scena la teatralità assoluta, mettendo al centro l’attore e usando come unico elemento scenografico due bauli, come simbolo e fondamento della vita di chi fa il mestiere del teatro».