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La gaia scienza: la rivolta degli oggetti, al Teatro India


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LA GAIA SCIENZA: LA RIVOLTA DEGLI OGGETTI

di Vladimir Majakovskij
regia e drammaturgia Giorgio Barberio Corsetti, Marco SolariAlessandra Vanzivisual Gianni Dessì, Giorgio Barberio Corsetti, Marco Solaricon Dario CaccuriCarolina Ellero/Zoe ZolferinoAntonino Santalena

Produzione Fattore K

Coproduzione Teatro di Roma - Teatro Nazionale, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione Romaeuropa

 

Dal 20 al 25 ottobre rivive sul palcoscenico del Teatro India, per la seconda Stagione, LA GAIA SCIENZA: LA RIVOLTA DEGLI OGGETTI, nei corpi dei tre giovani performer Dario CaccuriCarolina Ellero e Antonino Cicero Santalena, con testi da Majakovskij e regia e drammaturgia firmate dai creatori originali della pièce Giorgio Barberio Corsetti, Marco Solari e Alessandra Vanzi, una produzione Fattore K in coproduzione con Teatro di Roma - Teatro Nazionale, Emilia Romagna Teatro Fondazione e Fondazione Romaeuropa.

 

Nato nel clima di estrema libertà artistica della controcultura romana degli anni Settanta, l’evento – un’ora esatta di poesia, distillata tra rivoluzione sociale ed estetica, tra avanguardie storiche e arte contemporanea – viene riallestito nel 2019 con un nuovo cast e si presenta nuovamente al pubblico di oggi mosso dalla volontà di restituire agli spettatori proprio quello spazio utopico di creatività e circolazione del pensiero che ne aveva favorito la creazione. Specchi, sedie sospese, funi, un cappotto, un violino scordato: sono gli oggetti che si oppongono ai corpi dei performer, acrobati in esplorazione dell’universo poetico di Majakovskij – il titolo stesso è quello di un suo poema del 1913 – che si rotolano, si lanciano, si dondolano come smarriti, amplificando i versi dell’autore russo nella risonanza di una miriade di frammenti. Lo spettacolo del 1976 trovava la sua essenza in un lavoro sul corpo basato sulla gestualità, sulla parola, sullo slancio e sull’energia in una sintesi tra teatrodanza e arte visiva che fu la chiave dell’impatto emotivo sul pubblico e sulla critica, la quale non mancò di rimarcare la leggerezza con cui tutti gli elementi venivano amalgamati assieme per essere poi condivisi con lo spettatore.

 

Il metodo alla base del lavoro partiva infatti da una sostanziale rottura con la tradizionale divisione dei ruoli: tutto nasceva dal cortocircuito di diverse individualità artistiche che in quel momento, incontrandosi, generavano qualcos'altro, e davano vita ad un universo complesso e in costante trasformazione. Nel 2019 questo cortocircuito è stato rinnovato da un nuovo patto: quello fra i creatori originali e i tre giovani performer (Dario Caccuri, Carolina Ellero/Zoe Zolferino Antonino Santalena) alle cui sensibilità è affidata la creazione – ogni sera differente – su base della “partitura” dello spettacolo originario, per associazioni e dissociazioni, sguardi e movimenti. I tre, in dialogo con lo spazio e con il proprio tempo, incarnano così attraverso i loro corpi lo straniamento e le tensioni di un presente diviso fra la mercificazione imperante e la libertà sterminata di internet e dei media. Il risultato è uno spettacolo che, come in un gioco di scatole cinesi, concentra l'esperienza artistica di tre epoche storiche lontane fra loro – l’avanguardia rivoluzionaria russa, le cantine romane, il mondo come lo vediamo oggi – per aprire di nuovo il teatro allo stupore e alle possibilità dell’incontro, tanto fisico quanto metaforico.