Dove: Teatro Argentina
Quando: dal 18 dicembre al 5 gennaio
Orari: prima ore 21, martedì e venerdì ore 21, mercoledì e sabato ore 19, giovedì e domenica ore 17, giovedi 26 dicembre ore 19, martedì 31 dicembre ore 17, mercoledì 1 gennaio ore 19, lunedì riposo (23, 24, 25, 30 dicembre pausa festività)
Costo biglietti: da 12 a 40€
Lluís Pasqual, artista poliedrico e da sempre affascinato dal tema dell’illusione teatrale, affronta LA GRANDE MAGIA, la commedia di Eduardo De Filippo il cui tema centrale è proprio il rapporto tra realtà, vita e illusioni, dal 18 dicembre al 5 gennaio sul palcoscenico del Teatro Argentina.
Il regista catalano firma un omaggio a Eduardo con questo testo del 1948 – fra i primi a segnare il passaggio da La cantata dei giorni pari all’Eduardo lucido e cupo de La cantata dei giorni dispari, inaugurata nel ’45 con Napoli milionaria! – portando in scena con ingegno e coraggiosa fantasia la strepitosa lezione dell’opera eduardiana sulla verità per parlarci di realtà e di menzogna, di sogno e di inganno della mente. Qui la risata bonaria e indulgente su vizi e tare dell’umanità si trasforma in una caustica denuncia dei difetti umani e delle loro tragiche conseguenze, trascinando lo sprovveduto e gelosissimo Calogero in una spirale ai confini fra pazzia e consapevolezza. La vicenda, va così delineandosi sulla traccia di riflessioni e implicazioni filosofiche via via più ampie, a partire dall’ossatura essenziale che definisce la trama: durante uno spettacolo di magia, il Professor Otto Marvuglia esegue un numero con il quale fa “sparire” la moglie di Calogero Di Spelta, allo scopo di consentire alla donna di fuggire con il suo amante e facendo credere al povero marito che potrà ritrovarla solamente se aprirà, con totale fiducia nella sua fedeltà, la scatola in cui sostiene sia rinchiusa. Ma quando la donna, pentita del suo gesto ritorna sui suoi passi, il marito si rifiuta di riconoscerla, preferendo alla realtà della situazione l’illusione di una moglie fedele, custodita in quella magica e inseparabile scatola. Il crescendo emotivo e filosofico guida il pubblico all’interno della pièce, trasportandolo dalla comica ingenuità di Calogero al dramma e alla poesia del finale, in cui l’autentica magia compiuta si rivela essere stata il tentativo di Marvuglia di salvare Calogero dalla tragedia della vita. L’atrocità del gioco e dell’illusione brilla infine in tutta la sua ferocia.
Eduardo De Filippo, a proposito di questa sua commedia in tre atti, rappresentata per la prima volta il 12 dicembre 1949 dalla compagnia ‘Il teatro di Eduardo con Titina De Filippo’ a Napoli, al Teatro Mercadante, dichiarò: «Ho voluto dire, che la vita è un giuoco, e questo giuoco ha bisogno di essere sorretto dall’illusione, la quale a sua volta deve essere alimentata dalla fede. Ed ho voluto dire che ogni destino è legato al filo di altri destini in un giuoco eterno: un gran giuoco del quale non ci è dato di scorgere se non particolari irrilevanti».
«È un Eduardo particolarmente vicino a Pirandello quello della Grande magia» scrive Lluís Pasqual in una sua nota. «La vita è come una finzione teatrale, ma anche come quelle scatole cinesi o quelle bamboline russe che stanno una dentro l’altra come un gioco illusionistico infinito... Chi è l’illusionista che inventa le nostre vite? E lui, da quale altro illusionista è dominato? E se volessimo vivere in un mondo di illusioni? Se fosse meglio che vivere in una presunta realtà? Ilarità ed emozione si fondono nelle mani di questo genio del teatro napoletano che recitava per raccontare la vita sempre con un sorriso furbo sulle labbra, proprio come noi».