Dove: Teatro Torlonia
Quando: dal 17 al 30 ottobre
Orari: tutte le sere ore 20.00 _ domenica ore 17.00
Costo biglietti: intero 15€ _ ridotto 12€
Dal 17 al 30 ottobre al Teatro Torlonia torna in scena Massimo Di Michele con il suo Felicità...tà...tà, uno spettacolo costruito come un varietà, una cornucopia di atti unici, irriverenti e surreali attinti dallo straordinario e multiforme repertorio di Achille Campanile, dalla sua unica capacità di scrittura fondata su una irripetibile e originale vis ironica.
Achille Campanile (1899-1977) è stato giornalista, critico, sceneggiatore, scrittore paradossale, autore teatrale e uno dei maggiori umoristi del Novecento. La sua scrittura inconfondibile è lo strumento perfetto tramite il quale l’autore costruisce situazioni surreali, stravaganti, votate al bizzarro e all’assurdo. Attraverso un sapiente uso della parola ne scandisce infallibilmente i tempi comici in una mescola di velocità ed efficacia. Felicità...tà...tà, ovvero varietà...tà...tà, dissolve la struttura classica di una pièce teatrale e ne capovolge le logiche e i tempi. Come in una matrioska gli atti si rincorrono schiudendosi l’uno dopo l’altro, susseguendosi senza sosta, spiazzanti. Su tutto una sola protagonista: la Parola. Come collante la trascinante follia dei tre attori – Dario Battaglia, Luisa Borini e Edoardo Coen – in uno spettacolo a quadri che dissolve la struttura della pièce per farne un “varietà” ritmato dall’imprevedibile e dissacrante comicità.
Tra scene en travesti, balletti retrò, fraintendimenti dissacranti, smoking, piume e paillettes che strizzano l’occhio al varietà televisivo degli anni ’70, Felicità...tà...tà è un concentrato di straniante umorismo in cui l’inaspettato e il visionario si accavallano in un elettrizzante vortice di surrealismo. Tra i vari quadri fioriscono citazioni a tutte le forme di spettacolo. Dal Circo alla Rivista, dalla Radio alla Televisione, dal Café Chantant alla Danza Contemporanea. Lo spettacolo è un viaggio alla riscoperta di un autore del ‘900, Achille Campanile, e di un’arte spesso relegata a ruolo secondario: quella di far ridere, di spiazzare, di divertire, un tufo colorato in un Teatro ormai dimenticato.