La Fine presenta Ultimo stadio, un progetto di Giovanni de Cataldo a cura di Giulia Pollicita.
Volgendo le spalle al campo da gioco, Giovanni de Cataldo persegue l’intento di dar voce alla cronaca rimasta parzialmente inascoltata, ma certo rumorosa, degli spalti: quella delle tifoserie ultrà. Ultimo Stadio è infatti una ricerca che prende le mosse dalla selezione di alcune foto d’archivio degli anni ’80 delle curve italiane che l’artista ha fissato su sciarpe da stadio.
In un’operazione di rovesciamento simbolica e venata di nostalgia, de Cataldo omaggia il fenomeno che prese piede negli stadi italiani a partire dalla seconda metà degli anni ’70. Chi ne professò la religione in quegli anni vi adattò il proprio stile di vita abbracciandone la causa contro tutto e tutti, ad ogni costo. Risse, scontri, trasferte e sacrifici, ma anche cori, colori, coreografie spettacolari e passione. Il fenomeno ultrà non fu solo un rituale della domenica ma si impose agli occhi del mondo con la forza di una vera e propria sottocultura.
Posta in parte sotto l’influenza delle tifoserie hooligans d’oltremanica e prevalentemente dei gruppi post sessantottini nostrani, la sottocultura ultrà italiana ereditò infatti dagli anni di piombo il forte senso comunitario, la composizione interclassista e lo stile politicizzato di bellicosa aggressività già propri dei gruppi di militanza radicale. Almeno fino alla seconda metà degli anni ’90, quando il frazionamento delle curve, gli eventi di cronaca nera e il progressivo consolidarsi del sistema calcio in business ne mutarono il volto, convertendone la natura da modus vivendi a rituale completamente esteriorizzato alla stregua di una semplice moda.
L’operazione artistica di de Cataldo restituisce così voce ad un fenomeno di costume complesso, frainteso e spesso confinato in una condizione di subalternità culturale a causa del carattere violento che ne ha spesso caratterizzato l’espressione. L’intento dell’artista si riversa nel rifiuto del pregiudizio stereotipato a misura di uno sguardo superficiale per cogliere e indicare, nelle vicende poste ai margini del campo da gioco dei grandi eventi, aspetti spesso dimenticati di un ventennio turbolento quanto importante nella storia del nostro paese.
In parallelo alla settimana in cui si svolgerà l’evento Ultimo Stadio, Una Vetrina presenta il contributo concepito da Alessandro Dandini de Sylva. Per l’occasione la vetrina di Via del Consolato si trasformerà in un reliquiario del tifoso oltre il tempo e le appartenenze di squadra, consacrandone i cimeli allo spazio nostalgico e neutrale dell’arte.
Giovanni de Cataldo (Roma, 1990) vive e lavora a Roma. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Roma, prosegue i suoi studi presso la Scuola d’Arte e dei Mestieri Nicola Zabaglia, dove si è specializzato in scultura. Dal novembre 2014 opera nel suo studio al Pastificio Cerere. Tra le mostre personali più recenti: Low rider, nmcontemporary, Principato di Monaco, 2018; San Lorenzo, z2o Sara Zanin Gallery, Roma, 2018; Got mit uns, Una Vetrina, Roma, 2017. Tra le mostre collettive più recenti: Festa Franca, Cannara, 2018; A New Space is Born, nmcontemporary, Principato di Monaco, 2017; Premio HDRA’, Palazzo Fiano, Roma, 2017; Straperetana, Pereto, 2017; The Next Era, z2o Sara Zanin Gallery, Roma, 2017.