Alessandro Mannarino - "Apriti Cielo": Il carnevale di Mannarino
Anno: 2017
Genere: Folk, Etnico, Pop
Durata: 40' 11''
Etichetta: Universal Music
Nel lontano 1974 Lucio Battisti e Mogol, coppia d’oro della musica nazional popolare italiana, concepiscono Anima Latina, frutto di un viaggio oltreoceano in Sudamerica. Il Brasile, con le sue coste atlantiche, ispira versi ermetici al paroliere (Mogol) ed estese sessioni strumentali, fondate su sintetizzatori e sei corde acustica, al musicista (Battisti): i due blocchi si mescolano, convergendo in un lp sperimentale e progressive.
Operazione culturale simile attua Alessandro Mannarino, all'alba di Apriti Cielo, ultimo tassello della propria discografia; il menestrello romano messo il passaporto in tasca, qualche album di Gilberto Gil nello zaino e le chitarre in spalla, viaggia alla volta del continente americano, anche lui verso la rotta brasiliana al fine di carpire, da questo terreno musicalmente fertile, motivi e ritmi caratteristici.
Ed è nel samba che trova risposta, nel suo tempo incalzante e vivace, che costituisce la parte centrale nonché la pancia dell’album. Qui colori e sensazioni prendono il sopravvento e, se si chiudono gli occhi per un istante, sembra di trovarsi su una spiaggia di Salvador de Bahia o Copacabana alle ultime luci del sole. Trombe e percussioni, coadiuvate da ritornelli e cori riecheggianti Mas Que Nada, rendono il tutto ancora più accentuato, in un infinito carnevale di suoni, evocatore di danze. Da Arca Di Noè (traccia 3) a Babalù (traccia 6) siamo dunque nel pieno della festa, dondolati dalle onde del mare e rinvigoriti dalle melodie latinoamericane. Questa irrefrenabile euforia è preceduta da un incipit più conservativo, ancorato al Mannarino di sempre: Roma e l’omonima Apriti Cielo (primo singolo estratto) si vestono di tinte folk e pop, come se fossero state scritte e musicate prima di intraprendere la lunga traversata.
Ogni festeggiamento è destinato poi a spegnersi, ogni viaggio a concludersi, lasciando spazio a riflessioni, spunti e pensieri; i toni si smorzano e la nostalgia chiude la valigia dell’artista errante. Un lavoro tripartito, con una partenza (da Roma), un approdo (l’America meridionale), e un ritorno (da uomo rinnovato), nel segno dell’unica bandiera conosciuta, quella della musica.
Se in Bar della rabbia (2009) si raccontava di taverne e vecchie osterie, e in Supersantos (2011) della città a colpi di rumba, è in Apriti Cielo che Mannarino rompe qualsiasi frontiera e limite, divenendo cittadino del mondo. Qui si celebra la vita, “Porque a vida è onda no mar, onda perdida que nao vai voltar”.
Media Critica e Pubblico*: 6/10
Gradimento: 7.3/10
Tracce Consigliate: "Arca di Noè"; "Babalù"; "La frontiera"
*v. fonti in calce