Un lunedì

 

Suona la sveglia.

Lunedì mattina, 6:30, Stefano viene catapultato dal suo stato onirico a quello di veglia.

In meno di dieci secondi è già in piedi, con passo barcollante si dirige stiracchiandosi in cucina, prepara la moka da una persona, prende dallo scaffale una busta di biscotti, ne mangia 3, beve il caffè.

Volge verso il bagno, si lava con acqua e sapone, si rade e si improfuma. Torna in camera da letto apre l’armadio scorrevole ed estrae uno dei dieci completi che possiede, quello blu scuro, camicia bianca, cravatta rossa, che annoda al collo con una naturalezza disarmante. Portafogli, chiavi, occhiali da sole a goccia con lenti scure, borsa con portatile in pelle marrone e giù in garage. Le dimensioni ridotte del suo posto auto gli permettono di contenere al millimetro la sua Audi A4 Cabriolet.

Strada, traffico, pedoni, semaforo rosso, alza gli occhiali da sole e con fare sicuro strizza rapido l’occhio alla ragazza in smart che gli si palesa di fianco, semaforo verde.

Parcheggio, edificio interamente rivestito da vetrate oscurate, il suo ufficio (un prefabbricato 4x4), scrivania in mogano, sedia reclinabile in finta pelle, pianta di Ficus Benjamin. 

Stefano si siede, sguaina il portatile dalla borsa, lo poggia sulla scrivania e lo apre.

Suona la sveglia.