I Consigli Musicali Di Maggio

Rive lontane dagli occhi, rive lontane

E nella fame il seme
Il solco aperto dalle mani
È questo il figlio e andrà per mare
è questo l'uomo che cadrà

Tanca - Iosonouncane

I consigli musicali per il mese di maggio: un omaggio al vecchio blues, una vacanza pop di un'icona della musica british e un album indescrivibile e a lungo atteso di un artista che muove controcorrente e in totale indipendenza.

The Black Keys - Delta Kream

Simbolicamente il numero dieci reca in sé la valenza magica del fuoriclasse che merita la giusta celebrazione e il giusto tributo. Così il duo di Akron Dan Auerbach e Patrick Carney, per tutti i Black Keys, scelgono di omaggiare al decimo gettone in studio il blues del Mississippi, terra mitica immersa nei campi di cotone e bagnata dal grande fiume. La band ripropone brani del canzoniere Hill Country Blues e North Mississippi Blues, dei leggendari bluesmen quali John Lee Hooker e Big Joe Williams. Registrato al primo colpo, in un paio di giornate negli studi di Auerbach, chitarrista e batterista coadiuvati da un cast di supporto eccezionale percorrono un’autostrada a undici tappe, fatta di graffianti strappi rettilinei e morbide curve sinuose. Gli eroi dei due ragazzoni dell’Ohio vengono rievocati con intensità ed emozione da un graffio di slide guitar e un colpo di pedale, da un falsetto ammiccante e un riff ululato alla luna.

Paul Weller - Fat Pop Vol.1

Il Modfather sentiva un bisogno impellente di fare musica per riempire di ossigeno un anno soffocante. L’ex Jam ha preparato e organizzato tutto con largo anticipo: le chitarre, il piano e le voci. Ha poi spedito le registrazioni al resto della band e infine ha convocato in studio i musicisti con l’intento di impacchettare e inscatolare al meglio il pop secondo Weller. Fat Pop Vol.1, che lascia aperta una parentesi a una parte seconda, è uno spensierato collage di estrema eterogeneità sonora e di scenografie multicolore. L’elettropop di Cosmic Fringers è un vivace bagno synth e wave, biglietto d’ingresso in un luna park stroboscopico di ritmi e atmosfere. Stanze degli specchi soul (Testify, That Pleasure), ruote panoramiche di British pop e montagne russe dal groove contagioso (Moving Canvas) sono le attrazioni migliori dell’album numero sedici di Paul Weller.

IOSONOUNCANE - IRA

Una landa, una steppa, una tundra. Un oceano, una catena montuosa inaccessibile, il centro esatto del vulcano in cui il magma si genera e sgorga. E ancora la notte atavica e abissale, il crepuscolo e l’alba. IRA non ha una geografia precisa e non è assimilabile a un solo luogo e a un unico tempo. L’ultimo monumentale lavoro di Jacopo Incani sembra destinato – a un solo giorno dalla sua uscita – a rimanere a lungo nelle orecchie del pubblico e nell’inchiostro dei critici, nonché a ritagliarsi una posizione di assoluta importanza nella musica presente e, soprattutto, in quella futura. Diciassette brani per un’ora e cinquanta minuti di un cammino interminabile, un pellegrinare senza sosta di un apolide in cerca della verità. Una ricerca meticolosa ed estenuante, una caccia al singolo suono e alla più piccola frequenza, dove anche il millesimale è significativo. La voce, o meglio le voci, cantano in diversi idiomi – inglese, spagnolo, francese, arabo – che divengono una non lingua al servizio delle composizioni stratificate, al pari di ogni strumento. Il cantato non è quindi l’artefatto mezzo comunicativo in cui è contenuto il messaggio, ma interagisce in maniera sistemica con tutte le sonorità, senza mai prevalere. Il senso va quindi ritrovato nella globalità che si ascolta e la figura dell’Incani cantautore evapora e si disperde in favore del suono. Sei anni dopo DIE l’artista sardo stupisce nuovamente e lascia ancora senza fiato, con un’opera che va oltre ogni possibile immaginazione.