Cesaretti al Collegio Romano, la più antica libreria di Roma

La letteratura è un cammino, e leggere è come intraprendere un viaggio iniziatico. Lo scrittore, infatti, non scrive con le mani, bensì con i piedi, camminando il mondo – esteriore e interiore – e narrandone qualche passo.

Non si rimane quindi stupiti nel constatare che la più antica libreria di Roma si trovi proprio affianco a un gigantesco piede marmoreo (in via Pie’ di marmo), calzare forse appartenuto alla Madama Lucrezia, antica Cenerentola ancora in cerca della scarpetta.

Cesaretti al Collegio Romano è un’istituzione, una Mecca per gli amanti dei libri antichi e usati, per i bibliofili e bibliomani di ogni specie. In appena quaranta metri quadrati sono migliaia i libri impilati in colonne e serrati in scaffali e librerie. Non fa troppa mostra di sé dall’esterno; bisogna stare attenti per vedere la porticina in legno e la vetrina tappezzata di vecchi libri e libricini in edizioni rare.

Una volta varcata la soglia sarete accolti da Saverio e Amedeo, padre e figlio, che oltre ad essere degli ottimi librai, sono degli amabili conversatori; ma forse il buon eloquio è caratteristica intrinseca del loro mestiere, come scopriremo in questo viaggio tra i librai di Roma, che iniziamo proprio con Cesaretti al Collegio Romano.

Prima di cominciare a parlare, Saverio sale sugli scalini, ergendosi sopra di me, come un maestro col proprio discente in ascolto.

Foto @Simone Salvatore

 Qual è la storia di questa libreria?

È nata nel 1888. Ha aperto il mio bisnonno (il nonno di mia madre), e adesso c’è mio figlio Amedeo che prosegue l’attività. È sempre la stessa famiglia da cinque generazioni.

Siete sempre stati qui nello stesso locale?

Prima stavamo là davanti all’angolo, sempre in via Piè di marmo, a 20 metri da qua.

Foto @Simone Salvatore

Che tipo di libri vendete?

La maggioranza sono libri fuori catalogo, difficili da reperire se non introvabili. Abbiamo quelle che noi chiamiamo le chicche, le curiosità, libri curiosi e originali, soprattutto incentrati su Roma e sulla sua storia. Inoltre abbiamo l’antiquariato, dal Cinquecento all’Ottocento, oltre alla letteratura sia italiana che straniera. È una libreria nata solo come antiquaria, poi mio nonno nel 1922 introdusse i libri scolastici d’occasione, fu il primo a Roma, e siamo durati fino al 2000. Poi abbiamo lasciato perché non conveniva più, questi libri di scuola cambiano ogni mezz’ora! Prima ce n’era uno che andava bene per dieci anni. Da allora siamo tornati ad incentivare l’antiquariato.

Il libro più antico che avete?

È un libro del grande editore Aldo Manuzio del 1508. In passato abbiamo comprato anche degli incunaboli ad alcune aste. Ultimamente abbiamo preso un libro del 1492 ad un’asta di Bolaffi a Milano – lo siamo andati a vedere di persona – e nel giro di un paio di mesi lo abbiamo rivenduto. Io conosco i miei clienti, so cosa cercano e cosa collezionano. C’è chi colleziona cinquecentine di Manuzio.

Dove vi rifornite?

Talvolta alle aste, per i libri più antichi. Altrimenti acquistiamo le biblioteche private di persone che vengono a mancare e i loro familiari scelgono di vendere: o per mancanza di interesse o di spazio. 

Quanti libri avete qui?

Circa 25.000, più circa 15.000 nel magazzino.

Foto @Simone Salvatore

La Feltrinelli qua vicino è un vostro concorrente?

No, assolutamente. Se Feltrinelli viene qua al palazzo di fronte, è più facile che chiuda lui che io. Io non chiudo sicuro, lui rischia che non gli ci vada più nessuno ed entrino tutti qua dentro. Feltrinelli è come un supermercato del libro. Tu vai là e chiedi “ce l’hai questo libro?” come fossero i carciofi al supermercato. Quelli che lavorano là sono commessi, non sono librai.

In cosa si differenzia il libraio?

Il ruolo del libraio intanto è conoscere. Conoscere quello che il cliente chiede, e saperlo consigliare. Quando le persone vengono e vogliono fare un regalo io parlo con loro e le so consigliare. Poi quando tornano gli chiedo: “Allora com’era? È piaciuto?”. E sono sempre soddisfatti, fanno delle bellissime figure. Si instaura un rapporto umano di amicizia con chi entra qua.

Foto @Simone Salvatore

L’oggetto libro entrerà mai veramente in crisi? Morirà mai?

No, non può morire. Internet può fare quello che vuole ma il libro di carta non può finire. La clientela mia non penserà mai di leggere un libro in versione digitale. Soprattutto i collezionisti hanno bisogno di toccare con mano il libro, vederlo, sfogliarlo, annusarlo.

Voi siete collezionisti a vostra volta?

A casa abbiamo di tutto. Molti libri su Roma certamente; mentre Amedeo è collezionista di libri di cucina, ne ha 1200. Comincia col Cinquecento e finisce ai giorni nostri, è un appassionato ed è anche bravo in cucina.

Tu quanto leggi Saverio?

Leggerò una cinquantina di libri all’anno. Circa 4 al mese. Leggo soprattutto saggistica o libri antichi. Gli scrittori moderni invece li prendo con le molle. Il Premio Strega… sono meteore! Vieni, ti faccio vedere cosa sto leggendo ora.

Si muove tra gli scaffali e tra le pile di libri quasi scomparendo; cerca un libro.

Foto @Simone Salvatore

Baudelaire, Scritti di estetica. Questo è un capolavoro, ti insegna a vivere!

Il tuo libro preferito?

Roma, non basta una vita di Silvio Negro. È un libro troppo bello, tutti i romani lo devono leggere. Racconta la storia, le bellezze e le curiosità di Roma e ti fa capire come davvero non basti una vita per conoscerla a fondo.

Un altro consiglio letterario?

Per fare un’altra lettura amena, i viaggi di Ramusio (Navigationi et viaggi ndr). Sono libri del Cinquecento ma sono meravigliosi, ti metti sulla poltrona ed è come se stessi su un aeroplano, viaggi.

Quanto leggono gli italiani? Hai notato un calo della lettura negli anni?

C’è chi dice che in Italia non si legge. Non è vero, si legge! Noi tastiamo il polso della società e monitoriamo la situazione, le persone leggono. Certo, quando sono arrivato qua nel 1973, c’era un’altra clientela, più giovane. Allora i lettori erano quasi tutti giovani, ragazzi, ora sono adulti per la maggior parte. I giovani comprano ancora, ma in misura molto minore. Però l’altro giorno è venuto un ragazzo che avrà avuto vent’anni e si è comprato una prima edizione di Pasolini. Questi so ragazzi che devi guardà, perché finiranno!

Che tipo di clientela avete oggi?

È varia, c’è un po' di tutto, molti affezionati sono collezionisti. Poi ci vengono diversi scrittori, politici, intellettuali…

Qualche nome noto?

Ad esempio Calvino è stato un nostro cliente fisso per anni. Me lo presentò Natalia Ginzburg che era amica di mamma. Facevamo degli scambi con lui, io andavo a casa sua – abitava qua vicino in Campo Marzio – e mi prendevo dei libri che gli spedivano le case editrici per scrivere le recensioni, e in cambio lui veniva in libreria e sceglieva qualche libro.

Mi telefonò la sera in cui ebbe l’ictus. Erano le 19.30, stavo chiudendo. Mi disse: “Ci vediamo domani alle 14.30”. Poi ebbe l’ictus, e nel giro di poco più di dieci giorni è venuto a mancare. Lo chiamavo il Professore, fu un grande dispiacere.

Quali altri personaggi di questo spessore ricordi?

Molti personaggi della politica: Pertini ad esempio. C’era Ghirelli, il capo dell’ufficio stampa del Quirinale, che veniva qua in negozio e prendeva i libri per il Presidente. Ultimamente è venuto anche Napolitano, che scelse qui un regalo per l’amico Emanuele Macaluso. Penso che al Quirinale, quando devono fare qualche regalo, vengono qua, il biglietto da visita ce l’hanno. Anche Aldo Moro veniva, non parlava Moro ma sentenziava. Quando entrava lui stavano tutti in silenzio. Venne anche Falcone che aveva l’appartamento qua alla questura all’ultimo piano; stavo per chiudere il negozio e fece “permette?” e io “prego si accomodi”. È entrato e ha comprato una borsa di libri; erano libri di politica, spese 250 mila lire. Comprò anche un diritto penale del Settecento. Era giovedì. Sabato poi è morto nell’attentato di via Capaci.

Poi il Professor Cacciari, quando passa per Roma, viene sempre.

Cosa compra Cacciari?

Prima comprava libri di filosofia, ora compra libri di teologia. Anche Sgarbi viene spesso. Sono clienti che fanno anche un certo lustro.

Possiamo dire che una buona fetta della classe dirigente e intellettuale si sia formata qui da voi?

Eh sì, esatto. Anche Renzi viene spesso e compra libri di cultura, di storia, di letteratura.

Come mai molte librerie storiche chiudono secondo te?

Eh, molti non ce la fanno dal punto di vista economico, molti altri invece sono morti senza avere nessuno che potesse proseguire la loro attività. Purtroppo i costi degli affitti sono altissimi. Noi per fortuna siamo riusciti a comprare questo locale nel 1984.


Entra un cliente e interrompiamo la nostra chiacchierata.

Si salutano con affetto e parlano con grande confidenza, deve essere un affezionato, penso. Ma credo che chiunque torni più di una volta da Cesaretti si affezioni alla storia di Saverio, Amedeo e della loro famiglia, che da generazioni contribuisce alla formazione culturale e umana di politici e intellettuali, di giovani curiosi e cultori appassionati.

La cosa più bella di Cesaretti? Entrare qui cercando un libro, e uscire fuori con una manciata di libri che non conoscevi e non credevi di desiderare, ma che qualcosa (forse una certa conversazione con i librai stessi) te li ha resi irresistibili, e d’improvviso la Librorum Cupiditas ti ha assalito. A me succede così ogni volta.