Corea del Sud - Ready, steady, GO!
Come posso iniziare a raccontarvi questo viaggio… Diciamo che è nato così.
G. : - Andiamo in Corea del Sud! -
E.: - Corea? Ma non c’è nulla da fare là… -
E dopo è andata anche così.
”Resto del mondo” a “G. ed E.” - Dove andate questa estate? -
G. ed E. a “Resto del mondo” - Corea del Sud! -
”Resto del mondo” a G. ed E. - Ma che caspita ci andate a fare là che non ci sta nulla da vedere… -
Per questo, non me ne vogliate male, ma incentrerò questo racconto sul perché siamo andati in Corea del Sud e sul perché dovreste andarci anche voi.
Dei coreani conoscete lo stacanovismo, la Samsung e altri grandi brand, il Gangnam style e poco altro. Ma anche di questo, siete veramente convinti di sapere tutto?
Lo sapevate che la Samsung da sola vale circa il 16% del PIL di tutta la Corea?
OPPA GANGNAM STYLE!; Gangnam è un distretto di Seul tra i più eleganti e impettiti della città, dove si possono vedere sfrecciare per le strade macchinoni e passeggiare persone vestite di tutto punto, ma anche dove hanno sede le principali compagnie del Paese.
La canzone racconta com’è vivere nel quartiere più ricco di Seul e delle persone che lo abitano dove “la danza 'del cavallo', come la chiama Psy, è una parodia dell'equitazione, il passatempo degli ultraricchi in Corea del Sud” ma anche di come “bere un caffé di Starbucks in Corea non è un gesto da poco ma un cliché che descrive un particolare tipo di donna che risparmia su tutto, persino sul cibo, per spendersi tutto in costosissime tazze di caffé Made in Usa. "Si chiamano Doenjangnyeo - che si traduce 'donne di pasta di soia' per l'abitudine a vivere di nulla, rinunciando anche al cibo, per usare i soldi in beni di lusso, dei quali il caffé, pur per strano che sia, è quello principale”.
Invece, per quanto riguarda lo stacanovismo dei coreani, ci sta poco da dire… è tutto vero. Si lavora fino all’inverosimile.
Quello che potreste non sapere dei coreani è che sono tra i migliori ballerini di Hip Hop e Breakdance al mondo, nonché fortissimi negli E-Sport. Sono, inoltre, grandissimi viaggiatori e, a volte, persone molto eccentriche. Per non parlare della cucina coreana, ritenuta tra le migliori di tutta l’Asia a tal punto da essere una delle vacanze a tema predilette dai giapponesi.
Ma torniamo a noi. Il viaggio ha avuto una durata di 14 giorni. Un po’ striminziti per poter visitare tutto il paese con tranquillità, ma abbastanza per non dover organizzare tutto in anticipo e lasciarsi ad una improvvisazione on the road.
Seul
Seul è una città immensa. Come la maggior parte delle grandi città asiatiche, ogni distretto offre un mondo da scoprire al suo interno. Di attrazioni “storiche”, Seul non offre praticamente nulla al di fuori del palazzo reale, per questo le attività principali si trasformano in passeggiate alla ricerca dei templi sparsi per la città o di luoghi particolari che solleticano la curiosità. Per quanto ci riguarda avevamo la fortuna di conoscere un amico coreano a Seul con il quale abbiamo passato delle serate da veri autoctoni.
Durante le ore serali e specialmente nel weekend le strade dei quartieri più mondani si riempiono di una moltitudine di persone. E non parlo del distretto di Gangnam ma del quartiere universitario di Hongdae o delle strette vie piene di ristoranti di Myeongdong. Però intendiamoci che per ‘persone’ intendo ragazzi; di gente di mezza età neanche l’ombra.
I luoghi più affascinanti si trovano nei posti più inaspettati della città. Le fermate della metro brulicano di negozi e attività commerciali come un’immensa libreria nella quale ci siamo imbattuti attraversando un sottopasso pedonale di una strada, talmente ramificata che per dare l’indicazione di dove trovare un libro viene stampata una piccola mappa con il percorso da seguire per arrivare alla meta.
A Seul si percepisce un’energia differente rispetto al dinamismo a cui siamo abituati noi cittadini metropolitani italiani. Bisogna aspettarsi di fare file ovunque ci sia un’attività particolare. La città è ricca di musei che vanno dall’arte classica a mostre più sperimentali, alle quali i coreani accorrono a frotte, soprattutto per artisti stranieri. Questo ci porta ad un altro punto saliente. I coreani sono molto incuriositi dal mondo esterno e dalle abitudini estere (in particolar modo da quelle statunitensi). Tutto quello che si vede in città si percepisce essere ispirato dalla cultura occidentale americana, declinato nello stile del posto. E’ da questa dinamica che è venuto fuori il K-Pop (Korean Pop), musica pop coreana composta da gruppi sulla falsa riga dei Backstreet boys americani.
Sokcho
Sokcho è stata una meta alla quale siamo giunti casualmente. Il nostro vero obiettivo era andare a fare un trekking all’interno del Seoraksan National Park e di passare qualche giorno in una località marittima nelle vicinanze del parco. E’ stato il nostro amico Song che ci ha consigliato di usare Sokcho come campo di partenza per l’escursione, ma anche per assaporare una cotoletta di maiale nero molto famosa in Corea e originaria di quelle parti.
Quello in cui ci siamo trovati si è rivelata invece la Rimini della Corea. Una delle località marittime vicine a Seul più in voga per passare le giornate estive. Chiariamo subito che la vida loca coreana è, come dire…, molto “pacata”. Tutto è all’insegna della sicurezza e le persone mantengono il loro contegno continuando a rispettare le regole, nonostante la festa nelle strade e sulla spiaggia.
In spiaggia il coreano è prudente. Veramente MOLTO prudente. Non va dove non tocca. Ma anche volendo non potrebbe andarci, dato che è presente un sistema di boe a delimitare la distanza massima dalla riva (circa 50 metri). Oltre la linea di boe, un dispiegamento di bagnini sulla moto d’acqua e a riva pattugliano il perimetro, fischiando all’impazzata in caso di qualche minima nonconformità. Non c’è nulla da dire, con gli occhiali da sole e il walkie talkie sono i veri Boss della spiaggia (vedere foto sopra). E, come se questo non bastasse, per abbassare ulteriormente le probabilità di morte per annegamento ciambelle, braccioli o salvagenti sono gadget indispensabili. Per quanto riguarda pericolo ustioni o cancro alla pelle in un futuro remoto, le magliette a maniche lunghe o mute complete riducono il rischio (già prima quasi nullo) ad un valore prossimo allo zero assoluto. Aspettate… e se per caso prendesse a qualcuno un infarto? Un dispiegamento di defibrillatori è presente lungo la spiaggia e chissà, forse, anche al di sotto della sabbia, tra i nostri piedi. Insomma, SAFETY FIRST!
Seoraksan National park
Io sudo, tu sudi, egli suda, noi sudiamo, voi sudate, essi sudano. Insomma, questo trekking ad agosto è tutta una sudata, nonostante il tempo nuvoloso. All’interno del parco ci sono molteplici percorsi che si possono intraprendere. Il picco più alto lo si può raggiungere con 11 ore di scarpinata, mentre altri punti panoramici più bassi possono essere raggiunti con percorsi da meno di 6 ore. Inizialmente ci si illude che possa essere una piacevole passeggiata tra boschi e torrenti all’interno dei quali è possibile rinfrescare i piedi, ma, man mano che ci si avvicina verso il complesso roccioso, si inizia ad intravedere una scala infinita che ascende fino al cielo. A quel punto si beve e si suda, chi scende sorride mentre chi sale spera in una nuvola passeggera che blocchi almeno il sole diretto.
Ed è così che, passo dopo passo, si raggiunge la cima mozzafiato. Ci si riposa e si mangia una pannocchia di mais bollita per restituire le energie. Come sempre, anche se all’inizio potrebbe non sembrare, ne è valsa la pena.
Naksansa
Pochi chilometri a sud di Sokcho si trova il tempio, “famoso” in corea, di Naksansa. E’ un complesso raccolto in un’area boscosa al di sopra di una collina. Un luogo raccolto, composto da vari templi sparsi per l’area: alcuni isolati tra gli alberi, altri a strapiombo sulla scogliera che dà sul mare. Un posto incantevole, di rara tranquillità. E’ proprio per la tranquillità che è famosa la pratica del “Temple stay” in Corea. Sono luoghi si di preghiera, ma soprattutto di evasione e raccoglimento interiore rispetto alla vita sempre connessa di tutti i giorni. L’esperienza consiste nello stare nell'area del monastero senza poter uscire. Le regole sono poche ma rigide: si devono seguire gli orari dei monaci (sveglia all’alba per vedere il sorgere del sole dalla scogliera, ore 6.00 colazione, 11.00 pranzo, 18.00 cena, 21.00 a nanna), si deve mantenere un rispettoso silenzio, ma soprattutto bisogna consegnare i telefoni all’ingresso del tempio; ed è per questo ultimo punto che la pratica del temple stay è così famosa. Una forma di disintossicazione dalla dipendenza da connessione. Il mondo virtuale in Corea è per molti importante, come o di più della vita reale stessa. Per questo molte persone in solitudine e famiglie con figli adolescenti vengono in questi luoghi per vivere una vita senza telefono. Per noi potrebbe sembrare esagerato, ma in Corea il telefono è una vera protesi della propria mente e il vero accesso alla vita sociale personale.
Le giornate nel tempio passano lentamente. Si vagabonda e ci si appisola all’interno dei vari templi, si legge e si scambiano chiacchiere sussurrate per l’intera giornata. Ci sono persone che vanno in questi luoghi solo per pregare e riflettere in solitudine, mentre altri hanno il piacere nell’interagire e condividere pensieri preziosi. In queste situazioni ci si accorge di quanto sia lungo il tempo compreso in una giornata e di come dovremmo, anche nella nostra vita quotidiana, ritagliarci del tempo per riflettere in tranquillità su noi stessi nel mondo.
Quello che è sorprendente, da come ci ha detto la direttrice del tempio, è che la maggior parte dei turisti stranieri che scelgono di fare questa esperienza sono europei ed in particolar modo italiani.
L’esperienza si conclude con il compilare una cartolina che dopo 6 mesi verrà spedita allo stesso mittente con dentro le nostre parole per ricordarci tutto questo e che è necessario fermarsi e riflettere su di noi, su come stiamo e come vogliamo veramente passare il nostro limitato tempo che abbiamo a disposizione. Quello di cui ci si accorgerà è che quasi tutto è superfluo; si intraprenderà un percorso a ritroso verso l’essenziale, verso il nucleo di noi stessi, caldo e pulsante di vita.
PUSAN
Pusan è sicuramente la città più caotica della Corea. Offre qualche tempio e molta vita notturna sulle strade del centro e sul lungo mare nel distretto di Haeundae-gu. Tra i grandi grattacieli che si affacciano sul mare sono disseminati locali e localetti sparsi, che nelle serate dei weekend vengono invasi dalla popolazione della città.
Il traffico è caciarone e la gente più espansiva e festaiola. Il mare è impetuoso e le onde che si infrangono sul bagnasciuga formano una barriera impenetrabile. La spiaggia per il coreano ci è sembrata più una sfilata che semplicemente sbracarsi al sole. Le donne truccatissime passeggiavano fermandosi tra un selfie e l’altro, mentre i top dei costumi erano vistosamente artefatti per mostrare forme abbondanti in controtendenza con la fisionomia asciutta e magra tipica delle donne asiatiche. La spiaggia era tutta un discreto osservarsi attorno ed è bastato allontanarmi per una partita di beach volley con dei ragazzi, che sono fioccate le richieste di selfie ad E… Ovviamente la pallavolo viene prima di tutto!
Pusan è la città della Corea più vicina al Giappone ed è quindi meta delle vacanze culinarie dei giapponesi in cerca di un luogo per un weekend di vacanza.
In fin dei conti la città è divertente, ma non offre grandi attività o luoghi interessanti da visitare.
Jeju
Jeju è l’isola più a sud della Corea del Sud. E’ un luogo di villeggiatura soprattutto per i cinesi che, solamente per i viaggi su questa isola, non hanno bisogno di richiedere il visto. E’ un isola vulcanica molto grande e ricca di attività ed escursioni da fare. Affittare una macchina è la soluzione più funzionale per girare l’isola, ma anche la più costosa. Se questa spesa non rientrasse nel vostro budget, come nel nostro caso, ci sta la possibilità di girare l’isola con i bus pubblici che percorrono tutta la costa, anche se vi dovrete preparare a tempi molto più lunghi per raggiungere qualsiasi luogo dell’isola.
Invece di dormire nella città di Jeju (dove arrivano tutti gli aerei), abbiamo preferito usare da campo base la cittadina di Seogwipo nel sud dell’isola. Un luogo tranquillo, pieno di localetti e relativamente vicino a molti dei luoghi dove avevamo intenzione di andare.
Sull’isola si percepisce l’aria svogliata e rilassata tipica di un luogo periferico, il brutto tempo trasmetteva un senso di apatia e abbandono tipico di un romanzo di Murakami.
L’isola di Jeju è famosa in tutta la Corea per il “il vento, le rocce e le donne”. La posizione geografica la rende il luogo più ventoso della Corea, alimentato al 100% da energia rinnovabile.
La roccia basaltica eruttata dal vulcano Hallasan caratterizza quasi la totalità della superficie dell’isola. Per questo, le attività sull’isola sono principalmente legate alla scoperta delle forme naturali, tipiche di un’isola vulcanica, come tunnel di lava e trekking in crateri vulcanici, cascate sul mare che si impostano su basalti colonnari e i bagni termali.
Le donne dell’isola non sono famose, come ci si potrebbe aspettare, per la loro bellezza, ma per la loro abilità nell’immergersi per lungo tempo senza bombole a pescare i frutti del mare durante tutte le stagioni dell’anno. E’ stata una necessità per nutrire le famiglie durante la guerra, mentre gli uomini erano al fronte. E che ora si è trasformata in orgoglio e status sociale femminile all’interno delle comunità dell’isola.
La Corea del Sud è un bel viaggio, soprattutto per chi vuole cercare spunti nella vita quotidiana e non grandi e famose attrazioni riconosciute a livello internazionale.
La gente, l’atmosfera e l’energia del luogo a mio avviso sono quasi tutto. Per questo è un paese per turisti giovani, che vogliono stare tra e con la gente. I costi, inoltre, non sono proibitivi se siete disposti a dei compromessi sulla scelta degli alberghi e ristoranti.
E’ il luogo giusto per approcciare per la prima volta un paese orientale. Non vi troverete o sentirete mai in una situazione di pericolo o scomoda, dato che è uno dei paesi più sicuri e organizzati al mondo. Le persone, molto curiose ma mai invadenti, sono sempre disposte a darvi una mano o a supportarvi quando qualcosa non sarà chiaro.
In conclusione, il cibo coreano vi darà spunti di ogni genere. Ogni piatto ha una sfumatura diversa in funzione dell’area del paese in cui lo si assapora e raramente vi troverete delusi da quello che metterete sotto ai denti.