Villa Giustiniani Odescalchi a Bassano Romano, da set per Fellini ai neri destini
“Dove vai?”
A Bassano di Sutri, in un castello del mio fidanzato…”
“Perché non mi ci porti?”
“Che paese è questo? Che paese è, scusi?”
“Bassano di Sutri…”
Così Marcello Rubini (protagonista del capolavoro felliniano La dolce vita) giungeva nella terra etrusca di Bassano, in un paese fatto di pietra su pietra, borgo sinuoso come la spina dorsale di una balena, adagiata inspiegabilmente nel cuore della Tuscia.
Ad accogliere Mastroianni nella villa Giustiniani-Odescalchi ci sono i grandi busti in facciata che sembrano fare da custodi al palazzo, automi marmorei e magmatici della memoria. Il palazzo e tutta la villa si trasformavano allora in un teatro di posa, luogo perfetto per il film visto il suo fascino decadente. Oggi, arrivando in paese con la macchina (in orario diurno, non ce ne voglia Federico) e salendo in quella piazza raccolta e accogliente, sembrerebbe non essere cambiato nulla da quel 1960, ma è solo apparenza.
Anni di incuria e negligenza della famiglia Odescalchi hanno ridotto il palazzo in uno stato drammatico, bolso e marcescente. Per fortuna che nel 2003 lo Stato italiano ha acquistato l’immobile con i suoi numerosi ettari di giardino, che rischiavano altrimenti di tornare totalmente selvaggi e divorare il palazzo come in una Angkor Wat nostrana. Ma le disponibilità economiche statali, si sa, non sono così ingenti, e la cultura non è certo cosa prioritaria di questi tempi (mala tempora currunt!). Gli interventi finora compiuti sono stati quindi solo d’emergenza, punti di sutura che cercano di tenere in vita il paziente moribondo. Ma figuriamoci se qualcuno si meraviglierà nel trovare un palazzo cinque e secentesco affrescato da importanti pittori versare in un grave stato di malessere, in questo Albergo Italia alla deriva.
Grazie agli sforzi del Ministero e al prezioso lavoro dei funzionari il palazzo è comunque aperto il sabato mattina ed è visitabile gratuitamente. Mi addentro quindi in questa dimora il cui genius loci mi parla di Vincenzo Giustiniani e Caravaggio, di Domenichino e Albani e di mitologie ammonitrici e programmatiche.
Già di proprietà degli Anguillara, la villa fu acquistata dai Giustiniani, banchieri genovesi che per tre secoli avevano abitato l’isola greca di Chio, che furono costretti ad abbandonare per l’invasione turca. Lontani dall’Egeo e dai lidi greci, trovarono nelle colline laziali il loro buen retiro. Vincenzo Giustiniani seguì le orme paterne e divenne uno degli uomini più ricchi e potenti di Roma, e un mecenate artistico straordinario. Ammiratore di Caravaggio, il marchese Giustiniani riuscì a collezionare ben tredici quadri di quel pittore modernissimo.
Nella villa di Bassano furono chiamati abili frescanti a dar prova delle loro abilità: Paolo Guidotti con un linguaggio pittorico che sa di Mantova e terre lombarde (fra Giulio Romano, Peterzano e Lotto) e quindi già caravaggesco, un Domenichino pallido che racconta la storia di Diana, e un Albani che sbalordisce con la caduta del tracotante Fetonte. E ancora Bernardo Castello che si finge Perin del Vaga e altri pittori che parlano la lingua degli Zuccari.
Alcuni di questi affreschi sono ancora in ottime condizioni, miracolosamente risparmiati da muffe e scalcinature, come quelli del genovese Castello, altri invece versano in condizioni delicatissime e gridano supplicanti un restauro, come quelli dell’atrio che dà sul cortile interno e quelli del Guidotti. Diverse sale del palazzo sono inoltre chiuse e non visitabili, così come il giardino, inagibile e frequentato solo dai grandi mammiferi ungulati (perlopiù dall’ormai onnipresente cinghiale).
Che fare per salvare questa villa magnifica e renderla nuovamente visitabile in toto? Il Polo Museale del Lazio da solo non può compiere miracoli. La tutela senza la conoscenza non esiste, e in questo gioca un ruolo fondamentale il visitatore, che è abbastanza stentato da queste parti. Nel 2016 il palazzo registrava appena 1049 visitatori, un numero che i grandi musei raggiungono in un paio d’ore e che altre realtà culturali meno note (piccole aree archeologiche, musei provinciali o chiese) surclassano tranquillamente decuplicando gli ingressi.
Nella vicinissima Sutri vi è un caso che può essere preso a modello: l’antico palazzo vescovile (Palazzo Doebbing) è diventato sede espositiva di mostre che richiamano un discreto numero di pubblico (arrivando anche in doppia cifra con oltre undicimila visitatori). Certo, la fama del sindaco sutrino Vittorio Sgarbi, così come i nomi di prim’ordine coinvolti nelle esposizioni (Artemisia Gentileschi, Pellizza da Volpedo, Ligabue, Tiziano, Bacon etc.) hanno aiutato a calamitare i turisti, ma gli strumenti a disposizione per attrarre il pubblico che possiede il Palazzo di Bassano sono forse meno ragguardevoli? Basterebbe una mostra su Fellini (nell’anno del centenario dalla nascita) o più in generale sul cinema con gli altri grandi nomi di registi che hanno girato nel Palazzo (come Visconti e il suo Gattopardo e Rossellini con il suo Blaise Pascal), e perché non puntare l’attenzione sulla figura del marchese Giustiniani e sul suo rapporto con Caravaggio, sugli affreschi (bellissimi!) che il palazzo custodisce e sul giardino all’italiana che necessita dei lavori e merita una riapertura.
Si può conservare e tramandare solo ciò che si conosce e si ha a cuore, allora è fondamentale andare e visitare questi luoghi, riappropriarsi di queste pietre e sentirle familiari, e poi magari condividere l’esperienza, sui social, con i propri amici, fare un passaparola che porti a mobilitare se non le masse almeno una schiera di curiosi e appassionati. Degna di nota l’iniziativa dell’associazione “Bassano Partecipa” che il prossimo fine settimana, il 10 e 11 ottobre, vedrà una due giorni dedicata a Fellini con la presentazione del libro “Fellini inedito” di Jonathan Guastini e la performance “La città degli acrobati” organizzata dalla compagnia Favl di Viterbo.
Quale occasione migliore per salire in macchina come Mastroianni, prendere la Cassia e andare a Bassano Romano, per scoprire uno dei palazzi e delle ville più belle del Lazio e del centro Italia, e riscoprire un territorio ricco di arte e storia profondamente amato da Fellini e così importante per il suo cinema.
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