Fast Animals And Slow Kids - "Forse Non è La Felicità": il loro album più libero e spontaneo

Anno: 2017

Genere: Alternative Rock/Indie Rock

Durata: 47' 38''

Etichetta: Woodworm

“I primi mesi successivi al tour di Alaska li abbiamo passati a chiederci se la nostra musica avesse un limite, ad interrogarci su ciò che la nostra band sarebbe potuta, o peggio ancora, sarebbe dovuta diventare. La risposta era molto più facile di quello che potevamo aspettarci: stappare una birra e tornare in sala prove.

Quando l’abbiamo capito, tutto è diventato limpido; abbiamo riordinato le idee e abbiamo semplicemente suonato insieme, come sempre abbiamo fatto, fregandocene delle aspettative di chiunque e tenendo conto solo di ciò che ci aspettavamo da noi stessi.

In questi mesi di saletta, sudore, scazzi, creatività, impegno e leggerezza, in questi mesi in cui siamo tornati ad essere solamente quattro amici che fanno musica insieme, abbiamo forse veramente capito, per la prima volta, che la felicità per i Fast Animals and Slow Kids non è fare i concerti nei palazzetti, non è azzeccare il singolo giusto e passare nelle radio, non è avere un milione di visualizzazioni su Youtube; ciò che realmente ci rende felici è vederci alle otto di sera a casa di Aimone, ridere per un po', scendere nella nostra sala prove, sperando che non si sia allagata di nuovo, ed infine suonare fino a quando il vicinato ce lo permette.

Da questo clima è quindi nato il disco che probabilmente è il più libero e spontaneo che abbiamo mai realizzato finora. Se i dischi precedenti erano pensati come un'unica canzone lunghissima, "Forse non è la felicità" è la risultante delle mille influenze e mille stimoli che abbiamo captato negli anni e che speriamo di esser riusciti a fondere in qualcosa di riconoscibile e personale” (FASK)

Il tempo. Legato alla giovinezza e all'amore. Tempo che non dà scampo, che ti costringe ad abbandonare la giovinezza, a maturare e andare avanti nel proprio percorso, senza voltarsi mai, perdendo le amicizie (e a volte trovandole) e smarrendo, in qualche caso, l'amore.
Questi sono i concetti che emergono con più forza da "Forse non è la felicità", quarto album del giovane gruppo nato nel 2007 a Perugia (composto da Aimone Romizi, Alessandro Guercini, Alessio Mingoli e Jacopo Gigliotti), che va a collocarsi dopo l'EP del 2010 "Questo è un cioccolatino", e i 3 album in studio "Cavalli" (2011), "Hybris" (2013), "Alaska" (2014).

Il disco, come ha raccontato spesso Aimone Romizi, è nato in assoluta libertà creativa ed espressiva e, mentre nei lavori precedenti le canzoni erano legate a un messaggio unitario, in questo sono connesse a sensazioni, esperienze, ricordi e momenti vissuti (ci sono anche un paio di canzoni scritte durante un loro viaggio in Alaska, immersi nella natura).
Probabilmente non è corretto affermare che quest'ultimo album sia il più maturo dei FASK, ma sicuramente è il più libero e il più intimo: per questo motivo, dunque, rappresenta anche il loro lavoro più complesso.
Come non è in dubbio il fatto che siamo di fronte a una band "mutata", più riflessiva e più "morbida", consapevole della crescita che ha subito dovuta all'esperienza personale che ha avuto ogni singolo membro.

"Guarda tutto intorno
Come sta cambiando
Allacciati le scarpe
Che c'è da camminare
Che tanto l'hai capito
Che il tempo scorre uguale
Gli amici come l'acqua
Prosciugano col sole"

Con queste parole si apre il CD, il singolo iniziale si chiama "Asteroide" e, fin da subito, l'ascoltatore capisce che verrà accompagnato in un lungo viaggio musicale. Un viaggio a volte feroce ed aggressivo altre più emozionante e profondo.

"Giorni di gloria" è un singolo rabbioso ed energico che strizza l'occhio alla politica, il riff è molto orecchiabile e ci trascina con forza verso uno dei pezzi migliori dell'album: "Tenera età".
Si apre con un bellissimo pianoforte e mano a mano viene accompagnato dagli altri strumenti e da una voce spesso struggente:

"Mai avresti messo
Il viso di fronte a uno specchio
Eppure che grande beffa
Riflessi gli anni più fieri
Di una giovinezza
Lasciata nel tronco
Di una quercia stanca
Del manto che non toglierà
La tua tenera età

Di rosso e di giallo di foglie vestita
Il tuo posto risiede nel dirupo più alto che c'è, il più buio che c'è
Che la tua montagna mantiene sicura
Ma perdi in bellezza e ne perdi in tenera età, la tenera età"

È il singolo in cui emerge con maggiore forza la riflessione intima sul tempo e sulla giovinezza passata, lasciata appunto nel "tronco di una quercia stanca". Sembra come se la band volesse dirci che sono maturati, che sono cresciuti, che la loro "tenera età" (e tutto ciò che le è legato) è persa, ma ben "custodita dalla montagna" (probabilmente dalle loro menti, dai loro ricordi).

"Annabelle" e "Fiumi di corpi" sono i pezzi seguenti: carichi di rabbia ed energia, probabilmente sono i lavori che più si avvicinano allo stile già espresso dai FASK negli album precedenti. "Annabelle" è anche l'esplosivo singolo scelto da apripista dalla band per il disco; la sua protagonista è una ragazza amata nel passato.

Ma è con "Montana", a mio parere, che si raggiunge la parte più bella, significante ed emozionante del disco:

"Ricordi quella stanza?
Era più piccola
Perché eravamo insieme
Insieme era il mondo

Nel mondo il vento e il pianto
Nel mondo la tempesta
Ma per noi c'era altro
Per noi c'era un abbraccio [...]

Tempo
Inquina
La stabilità
È crusca per le bestie

Se il terremoto arriva
Ricorderai la stanza?
Sia vuota che vissuta
La chiameresti casa?

Dipingeremo a nuovo
Lucideremo il tutto
Sarà come se il tempo
Non sia mai stato qua

L'abitudine fra noi
È la piaga nel mio petto"

L'intro è davvero bellissimo ed il tempo è ancora al centro delle riflessioni della band: con la solita voce graffiante, ma al tempo stesso cristallina, viene descritto come un "terremoto" che stravolge una lunga storia d'amore.
Il tempo che passa inesorabilmente tende ad "appiattire" sentimenti e situazioni: "l'abitudine fra noi è la piaga nel mio petto", recita Aimone. Emerge prepotentemente una tristezza desolante, ma è tanta anche la voglia di reagire e di rimettere le cose a posto, di tornare in "quella stanza", che insieme a lei era semplicemente il mondo. 
Ci fa male, ci scuote dentro e restiamo con il fiato corto a causa dalla sofferenza che ci provoca.

L'atmosfera si spezza con dei nuovi pezzi vibranti e decisi come "Capire un errore" (unico singolo in cui il tempo ha un'accezione positiva, in quanto utile a capire uno sbaglio e quindi a comprendere meglio se stessi) e "Ignoranza", intervellati dal compleanno de l' "11 Giugno": un bellissimo singolo intriso di ricordi e sentimenti, cantati con rabbia e chiusi da una chitarra elettrica finale che fa male.

La parte finale del percorso musicale è affidata ai singoli "Giovane" e a "Forse non è la felicità".

In "Giovane", ennesimo singolo di elevato spessore, l'introspezione e le vecchie memorie si prendono ancora una volta, con prepotenza, la scena:

"[...] E non cambierò per te
Io non cambierò per te
Non capivo niente
Quanto cazzo ero giovane

Se Giuda
Fosse vivo dentro me
Potrei tradire i sogni
Che proteggo?

Se avessi un dio
Sai cosa chiederei?
Che queste note
Arrivino anche ad altri

L'eterno è un male
Che rifuggirai
Se un canto
Non trapasserà il tuo petto
[...]"

È chiara la volontà di non cambiare nonostante l'età che avanza, di proteggere i propri sogni e di continuare a sperare "che queste note arrivino anche ad altri".

Infine la title track è la canzone che realmente denota un distacco dai dischi precedenti: è una canzone che mantiene la rabbia primigenia della band, però, allo stesso tempo, è anche una canzone che rallenta. "Forse non è la felicità", il brano che chiude il disco, può esser considerato la canzone-manifesto dell’album; è un titolo che, dunque, racchiude un profondo significato: spesso ognuno di noi tende a focalizzarsi su qualcosa che in realtà nemmeno c’è credendolo la felicità, perdendo invece di vista le cose davvero importanti.

La felicità a volte è molto più vicina di quanto si pensi e spesso risiede nelle piccole cose. I FASK probabilmente non l'hanno ancora trovata, ma è come se fossero in cammino, immersi in quel percorso che li porterà da lei.

"...forse non è la felicità ciò che voglio, ma un percorso per raggiungerla".

Foto di Alessio Albi

 
 
Gradimento Autore: 7.8/10

Media Gradimento Pubblico e Critica*: 7.5/10

Tracce Consigliate: "Tenera Età"; "Montana"; "11 Giugno"; "Giovane"

*v. fonti in calce
 

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